Mercati sotto pressione dopo l’annuncio della Fed sull’aumento dei tassi – Jay Powell prababilmente ribadirà alla Camera il discorso fatto in Senato che scosso i mercati. L’andamento strano e irregolare dei rendimenti dei Treasur tradizionalmente è il segnale dell’avvicinamento di un forte rischio di recessione.
I mercati sono in calo e sotto pressione per i toni da ‘falco’ usati da Jay Powell ieri al Senato e che oggi molto probabilmente il capo della Fed ribadirà alla Camera. Le Borse asiatiche sono in deciso arretramento, con l’eccezione di Tokyo, i future a Wall Street e in Europa sono piatti, dopo che ieri i tre indici di New York hanno terminato la sessione in ribasso, con il Dow Jones giù dell’1,72% e l’S&P 500 dell’1,50%.
Poco mosso e misto il petrolio, che ieri sera al Nymex era rimasto azzoppato dal timore che una stretta monetaria superiore alle attese potesse a breve far scivolare l’economia statunitense in recessione. Sul fronte obbligazionario il rendimento dei Treausury a 10 anni è balzato sopra il 4% e poi è sceso, mentre il 2 anni è volato al 5%, il massimo dal 2007, portando l’inversione della curva dei rendimenti e cioè l’anomalia per cui i rendimenti offerti per le scadenze più lunghe sono minori rispetto ai rendimenti della parte a breve della curva, a -1%, il top dal 1981.
Questo andamento strano e irregolare dei rendimenti dei Treasury, innescato dalle parole di Powell, tradizionalmente è il segnale dell’avvicinamento di un forte rischio di recessione. Il numero uno della Federal Reserve ieri si è detto pronto a rialzare i tassi più del previsto per combattere l’inflazione e ha affermato che la robusta attività economica registrata all’inizio dell’anno sta di fatto impedendo l’atteso arretramento dell’inflazione e rende l’aumento dei prezzi più vischioso.
Ciò potrebbe indurre la Fed a rialzare i tassi di mezzo punto percentuale a marzo e il terminal rate a fine anno potrebbe salire più del 5,1% previsto a dicembre, fino al 5,5%, o addirittura fino al 6% secondo alcuni analisti, se i dati sull’occupazione Usa a febbraio, attesi per venerdì prossimo, dovessero risultare particolarmente forti.
Questi toni da ‘falco’ hanno subito depresso i mercati e oggi in Asia l’unico listino a mantenersi positivo è Tokyo, per l’aspettativa che la Banca del Giappone, venerdì prossimo, lascerà la sua politica ultra-accomodante in gran parte inalterata, per tener conto dell’indebolimento dell’economia nipponica. Seul invece cede oltre l’1%, Hong Kong va giù di due punti e mezzo percentuali e anche Shanghai scivola.
Poco mossi i future a Wall Street e quelli europei, dopo che ieri le borse del Vecchio Continente hanno chiuso negative, con Francoforte giù dello 0,6%, Parigi dello 0,46%, Londra dello 0,13% e Milano dello 0,67%. Lo spread ha chiuso in rialzo a 184 punti, dai 182 della vigilia. Il tasso dei Btp è salito al 4,53%. E sul fronte valutario il biglietto verde ha ripreso decisamente vigore per l’accresciuta aggressività della Fed, salendo in Asia al top da tre mesi su un paniere di valute e facendo mangiare la polvere un po’ a tutti, con lo yen arretrato a quota 137, l’euro tornato sotto 1,06 e la sterlina sotto 1,19.
“Dato quello che già sapevamo, le osservazioni da falco di Powell non avrebbero dovuto essere una sorpresa, ma evidentemente il mercato non era preparato”, ha sostenuto Rodrigo Catril, strategist valutario senior presso la National Australia Bank. “I dati recenti – ha aggiunto – già ci dicevano che l’economia statunitense ha iniziato il 2023 su una base molto più solida di quanto la maggior parte avesse previsto e con pressioni inflazionistiche che hanno dimostrato una notevole persistenza”.
Ora i riflettori si volgono ai dati di venerdì sul mercato del lavoro, con un occhio, oltre che ai nuovi occupati (+200.000), alla dinamica salariale attesa in accelerazione al 4,8% dal precedente 4,4%. Fari sul Beige Book della Fed, che uscirà oggi, a due settimane dalla riunione di marzo della Fed, sull’intervento di Christine Lagarde, che parlerà oggi a Ginevra. Intanto ieri sesta giornata di proteste in Francia contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron. In tutto il Paese si sono tenute circa 300 manifestazioni. I sindacati: “Due milioni in piazza”. Blocchi stradali, scuole chiuse, treni cancellati, aerei ritardati in tutta Europa per il malfunzionamento degli aeroporti francesi, bloccate anche le forniture di carburanti.