Terrorismo, tensioni tra Turchia e Francia

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Molti parlano di una gaffe, di una mancata comunicazione o addirittura di una semplice incomprensione fra i due servizi. Come che sia andata, il fatto che tre sospetti jihadisti si aggirino per le vie di Marsiglia (o di chissà quale altra città magari anche non in Francia) è un fatto di gravità estrema; dovevano scendere a Orly, Parigi, e invece per una motivazione e con una dinamica ancora da capire sono stati fatti atterrare a Marsiglia, con le autorità francesi ancora ad attenderli mentre loro scomparivano nel nulla.

I loro avvocati dicono, almeno così riportano le fonti di stampa francesi, che non sarebbero in fuga ma la cosa è quantomeno da prendere con le molle, dato che fra di loro c’è anche il marito della sorella di Mohammed Merah, il killer di Tolosa. E questo di certo non è un fatto rassicurante, né per la Francia né per l’Europa, visto che era stato espulso assieme agli altri due dalla Turchia ufficialmente “per infrazione al diritto di soggiorno” e con ogni probabilità dopo aver partecipato ai combattimenti in Siria. Dove la moglie pare ancora combatta ormai arruolata fattivamente fra le fila jihadiste.25

Molte le reazioni politiche al fatto. Che nascondono però, sotto la coperta della gaffe e della “scelta infelice” come ha chiosato il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, tensioni che in tempo di coalizione anti-ISIS certo non fanno ben sperare sull’esito delle strategie militari e diplomatiche. La Turchia, dopo la chiusura della frontiera colabrodo con la Siria laddove passavano indisturbati migliaia di jihadisti diretti a Damasco e la scoperta del commercio di petrolio con ISIS, è sempre più nel mirino della critica internazionale; gli analisti e gli osservatori di geopolitica, del resto, da tempo annotano una certa ambiguità nelle posizioni di Ankara verso le questioni riguardanti la Siria e ora l’ISIS.

E ora questa vicenda i cui contorni debbono ancora e necessariamente essere definiti: perché è stato comunicato fuori tempo massimo il cambio di destinazione dei tre sospetti jihadisti? E perché Erdogan, il cui appoggio alle primavere arabe e all’ascesa del salafismo in Nordafrica è apparso nel tempo piuttosto evidente, non chiarisce una volta per tutte la sua posizione? Ma soprattutto, è ancora pensabile e auspicabile un ingresso della Turchia a guida Erdogan in Europa?

Di Souad Sbai per L’Opinione delle Libertà

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