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Iraq, ora le donne sono vittime degli sciiti

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In Iraq quella delle donne è una tragedia senza fine.

Da un estremismo all’altro, dall’ISIS alle milizie sciite supportate dall’Iran, che proprio grazie al conflitto interno contro l’organizzazione jihadista sunnita sono riuscite a prendere il sopravvento in Iraq e ora mostrano il loro vero volto. Un volto non meno jihadista e crudele di quello dell’ISIS, di cui condividono gli obiettivi: l’assoggettamento a una tirannia ideologica fondata su una visione arcaica e tribale della realtà, che trova nella donna l’obiettivo principale da colpire.

Quello di cui è rimasta vittima la ventiduenne, Tara Faris, è infatti l’ultimo della serie di assassinii che mirano dritto al cuore delle libere voci ed espressioni delle donne in Iraq. Solo qualche giorno prima era stata uccisa Souad Al Ali, attivista per i diritti umani e delle donne, brutalmente eliminata dalla scena perché di ostacolo a quelle milizie che sconfitto ISIS ne stanno proseguendo l’opera. Mentre seminano il terrore in città come Bassora – intimidendo, rapendo, torturando, ammazzando quanti si oppongono coraggiosamente al loro progetto estremista -, tali milizie procedono speditamente nell’assalto delle istituzioni e del potere politico senza incontrare resistenza, se non quella di giovani e donne che vengono subito messi a tacere e abbiamo visto come.

La barbarie delle milizie sciite irachene non è però isolata dal più ampio contesto regionale. La fonte che le alimenta si trova infatti a Teheran, dove a tirarne le fila sono la Guida Suprema Ali Khamenei e i Guardiani della Rivoluzione islamista khomeinista, i Pasdaran del famigerato generale, purtroppo eroe per molti in Medio Oriente, Qassem Suleimani. Le trame di quest’ultimo, in particolare, stanno riuscendo nell’intento di manipolare il risultato delle ultime elezioni per giungere alla nomina di un nuovo Primo Ministro che suggelli l’egemonia iraniana in Iraq: esito finale del processo avviato con lo sciagurato abbattimento di Saddam Hussein nel 2003. Stati Uniti, Europa, la comunità internazionale, per pavidità e quindi indiretta complicità non hanno impedito che la longa mano di Teheran stringesse l’Iraq nella sua morsa e ora assistono inerti all’ennesima impennata di violenza con cui si sta completando  la presa iraniana del paese.

La chiusura del consolato americano a Bassora, in fuga dai missili lanciati dalle milizie, è in generale lo specchio dell’impotenza occidentale nei confronti delle politiche aggressive e destabilizzatrici del regime khomeinista e dei suoi alleati nella regione: Hezbollah in Libano, gli Houthi nello Yemen, le migliaia di miliziani sciiti dislocati in Siria, le milizie che ora controllano l’Iraq e di cui vogliono rappresentare anche il volto politico. Da Teheran e Baghdad, il passo verso altre importanti capitali mediorientali è breve. La distanza geografica da Doha e Istanbul è infatti azzerata dal filo rosso che le unisce e fa sì che oggi Iran, Qatar e la Turchia di Erdogan si trovino insieme allo stesso tavolo a parlare un linguaggio comune: quello della Fratellanza Musulmana, l’origine ideologica dell’estremismo e del jihadismo che sta distruggendo il Medio Oriente e minaccia sempre di più la pace e la sicurezza dell’Occidente e dell’intera comunità internazionale.

Le donne in Iraq11, quelle che non si sottomettono e alzano la testa anche attraverso la propria femminilità come Tara Faris, sono il bersaglio da colpire. Il mirino dell’estremismo è puntato dritto contro di loro e di questo le tante donne che intendono continuare a combattere in tutti i paesi della regione ne sono pienamente consapevoli. Alzano la guardia, ma non gettano la spugna. Anzi, continueranno a invocare il rispetto dei diritti e delle libertà delle donne con forza e autorevolezza ancora maggiori.

Tuttavia, la loro solitudine, nel mare in tempesta dell’estremismo che si trovano ad affrontare, continua a incontrare la sostanziale indifferenza della comunità internazionale. L’inconcludenza delle Nazioni Unite, che troppo spesso si tramuta in ambiguità, e l’Europa che dà manforte economica e finanziaria ai regimi d’Iran e Turchia, ponendosi al servizio del regime del Qatar, avvinta dai suoi petroldollari: la battaglia delle donne andrà avanti, ma la comunità internazionale non potrà sfuggire ancora a lungo alle sue responsabilità. Occorre un cambiamento radicale nelle relazioni internazionali, senza il quale le forze dell’estremismo messe in moto dalla Fratellanza Musulmana saranno destinate a prevalere.

di Souad Sbai per La Nuova Bussola Quotidiana

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