Quando la destra vince – e già sul termine sarebbe opportuno un seminario di filosofia politica – la sinistra balbetta recriminazioni o tratteggia scenari apocalittici. A lato, c’è chi, dall’abisso della sua incultura e della presunzione fallace di pensare, commenta in maniera intellettualmente elevata: ‘ha vinto il fascismo, mi viene da vomitare’.
E se sul termine destra si dovrebbe inaugurare un seminario, sul parallelo destra-fascismo almeno un anno di studi interdisciplinari.
Detto ciò, mi collego ad un commento di Souad Sbai su Twitter: ‘Un boccone amaro da mandare giù per la #sinistra in Italia?’.
La sinistra inghiotte tutto, anche le sue contraddizioni e il disincanto dal suo passato ideologico.
Continuando nella definizione superata sopra espressa, la destra vince perché portatrice di quei valori – famiglia, nazione, lavoro, tradizione – che la sinistra ha rinnegato da tempo, sostituendo nel suo album di famiglia Marx, Lenin e Gramsci con Soros, Greta e Fedez.
Dall’altra barricata, la sinistra perde perché si è genuflessa al liberal-capitalismo; perché ha perseguito e persegue tutele di minoranze egoiste mentre imprenditori si suicidano e operaie muoiono sotto le presse; perché attrae a scopi elettorali votanti allogeni mentre oltre trecentomila partite Iva chiudono e i disoccupati stanno superando il milione di unità.
In Spagna, Isabel Diaz Ayuso ha stravinto perché è stata coerente nei comportamenti e messaggera delle istanze popolari, e perché l’opposizione è stata combattiva, congruente e grintosa. E lo stesso popolo, per altro, ha dimostrato interesse a volere questo cambiamento con un’affluenza massiccia al voto, una partecipazione superiore ad ogni aspettativa.
In psicoterapia la prima cosa importante da precisare è che bisogna parlare di sé, piuttosto che lamentarsi degli altri: è l’autocoscienza e la capacità di autocritica che permettono alla persona di migliorare. Quindi, dal punto di vista politico, queste elezioni spagnole cosa insegnano alla sedicente destra italiana?
Insegnano che il doppiogiochismo non funziona, che la moderazione non paga, che l’equilibrismo non tiene, che gli interessi di bottega non fruttano. Senza coraggio, coerenza, decisione, unità e stile la destra non ha la minima possibilità di vincere.
Capirà la lezione? Dai dati odierni sembra di no, vista la deriva autocelebrativa e l’assenza di introspezione. Forse ha ragione Heidegger che nell’intervista a “Der Spiegel” del 1976 disse: “Ormai solo un dio ci può salvare”.
Di Adriano Segatori