Una buona notizia in questi tempi bui e pieni di incertezze. Sul tema dei figli e della famiglia si sono finalmente accesi i riflettori, complici gli Stati Generali della Natalità, voluti ed organizzati dal Forum delle Associazioni Familiari, presieduto dall’ottimo Gigi De Palo, tenutisi lo scorso 14 maggio, l’International Day of Families del 15 maggio, e la chiara presa di posizione di Giorgia Meloni nella trasmissione di Lucia Annunziata su Ria3 del 16 maggio, nel corso della quale, a fronte della continua ascesa nei sondaggi, ha confermato di essere pronta a sfide di governo, ma, soprattutto, ha indicato come punti prioritari di programma il sostegno alle imprese e gli incentivi alla natalità.
Non vi è dubbio alcuno che il tema dell’inverno demografico è una vera emergenza per troppo tempo sottovalutata e non vorrei che solo tra qualche anno, quando magari ci troveremo di fronte ad un punto di non ritorno, la politica si avvedesse della gravità del problema, un po’ come è accaduto con la pandemia che ci ha trovati impreparati e con un Piano Nazionale Emergenze Epidemiche obsoleto e non aggiornato da anni.
Attualmente nel nostro Paese si fanno 1,2 figli per donna, con meno di 400,000 nascite nell’ultimo anno, il che costituisce il dato più basso dall’Unità d’Italia ad oggi.
Considerato che per fare un figlio bisogna essere in due, è evidente che se non si supera il numero di 2 figli per donna siamo destinati all’estinzione. Ma prima vi saranno enormi problemi sociali ed economici in relazione all’invecchiamento della popolazione ed all’eccesso di pensionati rispetto a chi è attivo nel mondo del lavoro, con conseguenze devastanti facilmente intuibili.
E la soluzione auspicabile non è certo quella di essere sostituiti da chi proviene dai Paesi in via di sviluppo, magari entrato in Italia illegalmente con l’ormai preoccupante flusso migratorio dei barconi della disperazione. Sul punto politiche dell’immigrazione ragionevoli e non guidate da ideologie utopistiche, che coniughino la giusta solidarietà nei confronti di chi è meno fortunato di noi e l’integrazione di quote sostenibili con la sopravvivenza stessa della nostra società, appaiono urgenti ed imprescindibili.
L’attenzione data dalla sinistra allo ius soli ed alle politiche gender, come il discussissimo d.d.l. Zan, non vanno certamente nella giusta direzione per risolvere il problema delle nascite e del drammatico decremento demografico dei nostri cittadini. Senza voler fare certamente, come è giusto che sia, nessuna discriminazione in base all’orientamento sessuale di ognuno, da che mondo è mondo per fare un figlio servono un uomo ed una donna, ed ogni figlio ha bisogno di un padre e di una madre. Questo è il punto e, per la sopravvivenza della nostra società, con i suoi valori e le sue conquiste di civiltà, necessitano sempre più famiglie composte da un uomo ed una donna in grado di procreare.
Nel corso degli Stati Generali della Natalità Papa Francesco ha detto: “perché il futuro sia buono, occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolari di quelle giovani… senza natalità non c’è futuro. Se la famiglia riparte riparte tutto.”
Apprezzabile anche l’intervento del Presidente Draghi che ha affermato con chiarezza che “la questione demografica, come quella climatica e quella delle diseguaglianze, è essenziale per la nostra esistenza…un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro è un Italia che lentamente finisce di esistere”. Il capo del Governo ha anche ricordato lo strumento dell’assegno unico universale, misura ritenuta epocale, che dal 2022 verrà esteso a tutti.
L’appello finale giunto dagli Stati Generali della Natalità, assolutamente condivisibile e del quale ognuno di noi dovrebbe farsi promotore, è stato forte e chiaro: occorre una decisa svolta per uscire da una crisi demografica i cui effetti, ignorati e sottovalutati per lungo tempo, rischiano di affossare le aspettative di ripresa e di compromettere la qualità della vita delle generazioni di oggi e di domani.
L’assegno universale, che sostituirà molti degli aiuti già previsti, non basta, servono maggiori risorse ed ulteriori interventi. Troppo poco si è dedicato nel PNRR al tema, come se esso non fosse strategico, servono politiche attive per accompagnare i cittadini, soprattutto le donne, nel gravoso equilibrio tra lavoro e famiglia, è necessario potenziare gli asili nido, favorendo quelli aziendali, nonchè creare condizioni per la migliore messa a regime della collaborazione pubblico privato ed affinché l’immenso mondo del terzo settore, prezioso supporto di sussidiarietà, sia valorizzato al massimo. Insomma non solo lo stanziamento di consistenti risorse, comunque necessarie, ma anche la costruzione di un tessuto sociale family friendly, sono interventi non più rinviabili da mettere in campo, se non vogliamo che la nostra società faccia la fine del tardo Impero Romano che in due secoli diminuì la propria popolazione della metà e sappiamo, poi, com’è andata.
Di Antonfrancesco Venturini