In questi ultimi giorni importanti eventi internazionali si sono tenuti, il vertice G7 in Cornovaglia, il summit della Nato a Bruxelles e lo storico incontro Biden Putin a Ginevra. In tutto ciò l’ombra della Cina è sempre stata esplicitamente o implicitamente presente.
Durante il G7 si è parlato di temi scontati come il clima e la pandemia, in relazione ai quali è emerso chiaramente l’impegno di tutti ad un’ampia disponibilità per aiutare i Paesi più poveri, principalmente l’Africa, nella campagna vaccinale, il che, ovviamente, in un mondo globalizzato è interesse comune. Oltre a ciò sembra, da alcune fonti richiamate dalla stampa, ci sia stata anche una discussione su quale posizione assumere nei confronti della Cina, sia in relazione al rispetto dei diritti umani sia sullo scottante tema dell’origine del Covid-19.
L’argomento è molto delicato e le posizioni non tutte identiche, alcune maggiormente intransigenti e dure, altre su di una linea più articolata, considerato che il gigante asiatico è fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici ed è un soggetto protagonista nell’economia mondiale, sia come grande mercato per i prodotti occidentali, sia come esportatore delle proprie produzioni.
Di grande rilievo, poi, che del tema Cina si sia parlato anche nel summit della Nato. Non era mai successo, visto che essa era lontana e non aveva mai rappresentato un problema per la sicurezza atlantica. Oggi, però, in un mondo sempre più globalizzato, la sua espansione economica sia in Europa che in Africa, ma soprattutto l’evoluzione tecnologia, la cyber security, l’intelligenza artificiale, il 5G e, nel prossimo futuro, il 6G, pongono orizzonti e prospettive nuovi che devono essere gestiti.
Nello storico incontro a Ginevra non sembra si sia parlato esplicitamente della Cina, ma non è difficile pensare che la distensione dei rapporti tra le due superpotenze USA e Russia sia facilitata dal comune interesse di far fronte al nuovo grande vero interlocutore e concorrente asiatico, che, peraltro, ha manifestato soddisfazione sul risultato del bilaterale. “Pechino ha sempre spinto affinché gli Stati dotati di armi nucleari riducano congiuntamente il rischio di guerra nucleare ed è disposta ad avere dialoghi bilaterali o nell’ambito della P5“, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri Cinese.
Insomma il dragone da una parte viene visto come demone non rispettoso dei diritti umani, con mire egemoniche mondiali e responsabile dell’invasione dei nostri mercati con prodotti scadenti o contraffatti, forse responsabile della pandemia, dall’altro come angelo, partner strategico ed indispensabile per la lotta al cambiamento climatico, per mantenere un sereno equilibrio di pace mondiale, per l’espansione dei mercati dei prodotti occidentali di alta qualità.
In tutto questo, venendo alle cose di casa nostra, quale posizione dovrebbe assumere l’Italia? Il Presidente Draghi al G7 ha dichiarato “Nessuno disputa che la Cina ha diritto di essere una grande economia, ma quello che è stato messo in discussione è i modi che utilizza, come le detenzioni coercitive. È una autocrazia che non aderisce alle regole multilaterali e non condivide la stessa visione del mondo delle democrazie. Bisogna essere franchi, cooperare ma essere franchi sulle cose che non condividiamo e non accettiamo“. Una posizione interlocutoria, anche se di una certa forza.
Non è mancata la immediata critica di Grillo che attacca il G7 e difende la Cina, creando, peraltro, un certo imbarazzo nella sua ala governativa, ma, si sa, il M5S, che, ricordiamo, ha promosso la Via della Seta, è sempre stato vicino al gigante asiatico.
Più decisa e chiara è la posizione di Giorgia Meloni la quale ha dichiarato “ Occuparsi di politica estera significa per me in primo luogo promuovere e tutelare i nostri interessi nazionali. Per molti altri vuol dire invece fare i tifosi di questa o quella potenza economica. Noi di Fratelli d’Italia non siamo «filo» niente e nessuno, i fili ce li hanno i burattini. Noi guardiamo a ogni questione di politica estera sempre dalla prospettiva dell’Italia”.
In un tema così delicato come i rapporti con la Cina, probabilmente, la soluzione migliore non è prendere a prescindere le parti dei “filo” e dei “contrari”, ma piuttosto agire volta per volta con decisione sulle singole questioni e portare avanti soluzioni specifiche nell’interesse nazionale del momento.
La domanda che, forse, tutti ci dovremmo fare è questa: credi che la contrapposizione tra i Paesi del G7 e la Cina sia questione economica o una lotta per la democrazia? E la risposta in scienza e coscienza sarà guida per il comportamento da adottare.