L’atavica difficoltà nel nostro Paese di stanare l’evasione fiscale e recuperare i crediti erariali si traduce, ormai da tempo, in provvedimenti di dubbia costituzionalità e che, comunque, limitano la libertà dei cittadini.
Sappiamo quanto i governi a trazione di centro sinistra abbiano fatto della limitazione dell’uso del denaro contante una bandiera, riducendo sempre di più gli importi fino ad arrivare alla somma, decisamente irrisoria, di mille euro a partire da gennaio prossimo. Il che, ovviamente, obbliga ad un sempre maggior numero di pagamenti con carta di credito o bonifico, che arricchiscono le banche, gli stessi mille Euro dopo due o trecento passaggi in contanti rimangono sempre mille Euro, ma dopo due o trecento passaggi con carta di credito o bonifico diventano sei o settecento e la differenza andrà nelle casse degli istituti di credito, e non è poca cosa. Poi, effettivamente, l’efficacia dello strumento per somme modeste appare quanto mai debole, chi traffica droga o ricicla non avrà comunque difficoltà ad usare le banconote. Un limite ragionevole poteva essere quello di qualche tempo fa di diecimila o dodicimilacinquecento euro, ormai lontano dalla volontà dei partiti che hanno la golden share nel Governo.
Ma questo è solo un esempio di come ci stiamo avviando verso uno Stato sempre più oppressivo, un’ulteriore chicca la troviamo nel recente Ddl. Bilancio che ha fatto saltare dalla sedia i maggiori Ordini degli Avvocati d’Italia. Il Governo ha pensato bene di inserire una norma secondo la quale, nel caso di mancato o insufficiente pagamento del contributo unificato, l’Ufficio Giudiziario non deve procedere alla iscrizione a ruolo di una causa. In pratica, caro cittadino, se non paghi la gabella non ti faccio accedere alla giustizia per tutelare i tuoi diritti.
“In sostanza si demolisce un principio basilare dello Stato di Diritto posto a garanzia del sistema democratico e dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla Legge – ha tuonato il Presidente del Consiglio dell’Ordina romano Antonino Galletti – e si sancisce il principio inconcepibile per lo Stato secondo cui un processo non può essere celebrato e un diritto riconosciuto a causa del mancato pagamento di poche centinaia di euro. Con il malcelato scopo di ridurre l’ingolfamento dei processi, si viene goffamente a creare una giustizia classista che è l’esatto contrario dello spirito e dei dettami costituzionali che informano il nostro ordinamento ragione per la quale abbiamo chiesto al Governo, unitamente agli Ordini di Napoli e Milano, di ritirare una norma che peraltro è stata surrettiziamente inserita nella Legge di Bilancio, così sottraendola al dibattito parlamentare per la costante applicazione del voto di fiducia”.
Questo sistema di introdurre conseguenze ulteriori rispetto alle normali sanzioni in caso di mancato pagamento di una tassa, non è nuovo nel nostro ordinamento, un ulteriore esempio è la nullità dei contratti di locazione in caso di mancato versamento dell’imposta di registro. Sul punto è chiaro l’articolo 1, comma 346, della legge numero 311/2004, il quale stabilisce che “I contratti di locazione, o che comunque costituiscono diritti relativi di godimento, di unità immobiliari ovvero di loro porzioni, comunque stipulati, sono nulli se, ricorrendone i presupposti, non sono registrati”. La norma, poi, è stata molto addolcita dall’interpretazione giurisprudenziale che, dopo alcuni tentannamenti, ha, infine, consentito, con una forzatura dei principi di diritto, la sanatoria tardiva, con la successiva registrazione.
Questi sono tutti esempi che confermano quanto all’inizio, con amarezza, ho rilevato. Se si vuole fare una vera lotta all’evasione, senza vessare i cittadini, l’unico efficace sistema non può essere che quello di consentire di scaricarsi tutte le spese, avremo così sessanta milioni di controllori che hanno interesse a fare emergere qualsiasi transazione. Forse è utopistico? Mica tanto.