Due tattiche, stessa strategia
Monfalcone, cittadina in provincia di Gorizia, una delle più numerose comunità islamiche, due gruppi politici di denominazione nazionale, diverse liste civiche in equa distanza dalle impostazioni del partito al governo e di quello antagonista.
Questi i punti di riferimento per inquadrare la mappa di azione dei rappresentanti islamici in lista per il governo cittadino.
Uno, Jahangir Sarkar, con il gruppo del sindaco uscente di marca leghista; l’altro, Sani Bhuiyan, aderente al Partito Democratico. Il primo minaccia di tagliare le dita ai connazionali che votano la lista di sinistra, il secondo piange il morto sulla scarsa attenzione della precedente amministrazione, chiedendo più disponibilità e considerazione per le esigenze della sua comunità.
“La politica”, come mirabilmente spiega Marco D’Eramo nel suo splendido saggio Dominio, “è un mercato”, e “i voti sono risorse per ottenere il controllo di cariche governative”, quindi tutto diventa lecito per raccattare voti a destra e a manca pur di mantenere le proprie posizioni in consiglio comunale.
La cosa, in sé, sarebbe solo patetica, visto che la rappresentanza interessa circa ventimila persone, e non gli otto milioni di abitanti di New York o i dodici milioni di San Paolo, se non fosse un indicatore sociopolitico dello scadente livello culturale, da un lato, e della cinica spregiudicatezza, dall’altro. Ma è grave come esperimento sociale dalle conseguenze preoccupanti.
A fronte di un’assenza completa di competenze specifiche sul mondo islamista e sulle sue tattiche di infiltrazione, c’è una sfacciata insensibilità sulle conseguenze sociali e istituzionali di un inserimento di questo mondo nelle strutture decisionali della città.
Si è parlato e scritto diffusamente con l’onorevole Souad Sbai, che della questione è esperta per diretta esperienza e nascita, così come con diversi specialisti in materia – ad esempio l’analista storico-strategico Gianandrea Gaiani e il giurista Giuseppe Valditara – sulle tattiche poste in essere in diversi Stati europei dai gruppi islamici. Per altro, il Denk in Olanda, il partito con tre deputati, dimostra il fallimento della tanto decantata integrazione e l’astuzia di infiltrazione secondo la ben nota tattica di dissimulazione prevista e chiamata taqiyya.
Il tagliatore di dita e il pretendente di diritti devono essere messi a confronto con alcuni principi non negoziabili, come il rispetto delle donne e il loro inserimento nel lavoro, i matrimoni forzati, l’eliminazione del niqab, la tutela delle bambine in tutto il percorso scolastico senza precoci interruzioni dello stesso, la verifica della provenienza e dell’attendibilità degli imam, oltre che ad altri aspetti di una certa importanza. Diritti senza doveri è un gioco sporco non accettabile.
Capisco che il mestiere politicante non può avere certi scrupoli di coscienza, ma esiste pur sempre una responsabilità morale nei confronti dei cittadini che si pretende di rappresentare.
Poi, per inciso, per quanto riguarda l’amputatore di estremità prensili, il provvedimento non può limitarsi all’espulsione dalla lista, ma va rispedito al suo paese assieme a tutti coloro che lo hanno sonoramente supportato nelle sue esplicite minacce.