Europa abortista, sempre più lontana dalle radici giudaico cristiane – Questa Unione Europea, sempre più prigioniera del così detto politically correct e sempre più lontana dalle proprie radici giudaico cristiane, proprio non mi piace, il relativismo viene confuso con una sorta di modernità ed i valori fondanti della persona come la sua centralità e la tutela della vita e della famiglia naturale sono continuamente sotto attacco.
L’ultimo è la risoluzione, dibattuta in plenaria mercoledì scorso ed approvata giovedì con 364 voti favorevoli, 154 contrari e 37 astensioni, “sulle minacce globali al diritto all’aborto: il possibile ribaltamento del diritto all’aborto negli Stati Uniti da parte della Corte Suprema”.
Lo stesso mercoledì, quasi come fosse un segno divino o del destino, veniva arrestato vicino alla casa del Giudice della Suprema Corte degli U.S.A. Brett Kavanaugh, noto per le sue posizioni conservatrici ed anti abortiste, un ragazzo armato di tutto punto e che avrebbe ammesso che aveva intenzione di uccidere l’alto magistrato, proprio per le sue idee.
Il clima di odio tra “guelfi” e “ghibellini”, anzi più accentuatamente dei “ghibellini” contro i ”guelfi”, mi sembra stia pericolosamente crescendo e nel mondo, a mio avviso, proprio i tentativi di marginalizzazione di quelle che sono le radici culturali occidentali, basate prevalentemente sui principi, profondamente umani, del cristianesimo, non solo indeboliscono la struttura della nostra società ma favoriscono una sorta di persecuzione nei confronti dei fedeli, come purtroppo dimostra la recente assurda strage di Pentecoste in Nigeria nella chiesa di Owo, di cui, indipendentemente dalle motivazioni ancora tutte da accertare e che potrebbero non ravvisarsi per questioni meramente religiose, colpisce la location e l’occasione in cui è stato portato a termine l’attentato, segno di totale disprezzo verso i cristiani ed i loro simboli.
Tornando alla risoluzione essa appare veramente uscire dai confini delle competenze dell’U.E. ben delineate nell’art. 5 del trattato e stupisce la ingerenza del Parlamento Europeo, su di un tema così delicato, non sono verso i Paesi dell’Unione, ma anche verso gli Stati Uniti, rei di una potenziale svolta anti abortista.
Essa appare manifesto esempio di un’ideologia, quella del famoso “l’utero è mio e me lo gestisco io”, che in nome della tutela della donna e della sua autodeterminazione, non tiene in alcuna considerazione i diritti della parte più debole, quella che non può difendersi, la vita nascente, il bambino in grembo.
Credo sarebbe stato molto più consono ad una civiltà millenaria come la nostra porre al centro dell’attenzione tutti quegli strumenti ed aiuti che possano evitare di eliminare semplicemente una vita che non ha chiesto di venire al mondo, rendendo così la pratica abortiva un’ultima istanza e non un mero capriccio, come purtroppo troppo spesso avviene, sempre, ovviamente, ponendo sullo stesso piano di importanza la tutela della salute psico fisica della donna.
Quello che di più, poi, mi ha colpito è il voler considerare la soppressione di un altro essere come un diritto umano nonchè il chiaro attacco nei confronti di chi non è d’accordo e la pensa diversamente rispetto al preteso pensiero unico. La risoluzione infatti vorrebbe quasi eliminare l’obiezione di coscienza ed ha espressamente invitato “il governo degli Stati Uniti e/o le altre autorità statunitensi competenti a regolamentare il rifiuto dei prestatori di assistenza sanitaria di fornire servizi di aborto legittimi, anche sulla base dell’obiezione di coscienza, in modo da non negare alle donne l’accesso all’aborto”.
Come nel D.D.L. Zan, che, per fortuna, non ha visto la luce, la tendenza sembra proprio quella di impedire la libertà di pensiero, a fronte di una sorta di dittatura del politically correct, riguardo al quale chi è in disaccordo ha sempre torto e non può neanche manifestare il suo dissenso, nel caso che ci occupa, poi, trattandosi di obiezione di coscienza nell’uccidere un essere umano, sia pur in via di formazione, mi sembra veramente troppo.
E’ tempo di fermarci a riflettere per costruire un mondo a misura veramente dei più deboli.