Il mare è sovranista, i Governi ci devono fare i conti

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Il mare è sovranista, i Governi ci devono fare i conti – Il mare ha le sue leggi, che siano quelle consuetudinarie o i trattati internazionali, sono rigide ed hanno come primaria tutela quella della vita umana, pochi sono sovranisti come il mare ed i Governi ci devono fare i conti.
Non vi è dubbio che le persone in pericolo tra le onde devono essere soccorse e salvate, anche se in tale pericolo si sono messe volontariamente, su tale principio, tanto elementare quanto scontato, mi sembra si stia scatenando una guerra ideologica contro il giovane Governo di centro destra che solo dopo poche settimane si è trovato ad affrontare una flotta di navi ONG che, con tempistica veramente strabiliante, hanno bussato alle porte del nostro Paese, pur battendo bandiere diverse.
Le parole scandalizzate dell’opposizione e dei, così detti, benpensanti si sono scatenate come se quel principio fosse stato messo in dubbio dal comportamento del Ministro dell’Interno, il che mi sembra oltre che pretestuoso, semplicemente non vero.
Esperti di diritto di ogni parte si sono sbracciati per dare fondamento giuridico ai diversi modi di pensare, tra chi accoglierebbe chiunque nel nostro Paese senza alcun filtro e chi, invece, ritiene che la nazione della nave abbia la responsabilità della prima accoglienza. Si sente dire che questa o quella imbarcazione ha vagato per venti giorni in mare aperto in attesa dell’ok da parte dei nostri porti ed i benpensanti si scandalizzano, ma mi sembra che una moderna nave, come tutte quelle delle ONG (ben finanziate), possa raggiungere tranquillamente un porto tedesco, olandese o norvegese in quel tempo, senza dover chiedere niente a nessuno.
In tutto questo l’Europa ha sempre fatto una sorta di melina, visto che il problema è principalmente dei Paesi mediterranei.
E’ evidente, con buona pace dei giuristi, che il tema è eminentemente politico, riguarda tutta l’UE ed in sede politica comunitaria vada risolto.
Ha ragione il nuovo Governo, eletto dai cittadini con un preciso programma, ad attuare quel programma e tutelare i confini del Paese e dell’intera Europa (potremmo dire, parafrasando un’abusata frase, “ce lo chiede l’Italia”), ma hanno anche diritto quei disperati ad essere messi in sicurezza, per poi procedere nella legalità ad una veloce, anzi velocissima, selezione di chi può e/o deve essere accolto e chi no.

E’ giusto tutelare la sicurezza del migrante, ma anche quella dei nostri cittadini che non si vedano vagare per le strade delle loro città degli irregolari, spessissimo dediti ad attività illegali, magari con in tasca un foglio di via che non rispetteranno mai.
Il tema dell’immigrazione è estremamente complesso e va gestito con politiche a breve, medio e lungo termine.
Molto interessante a riguardo è la lettura del libro di Stephen Smith “Fuga in Europa. La giovane Africa verso il vecchio continente”. Che focalizza il problema dalla prospettiva demografica, fondamentale per affrontarlo efficacemente. Da oggi al 2100 tre persone su quattro nel mondo saranno nate in Africa ed il nostro continente, nei prossimi trent’anni, potrebbe avere 200 milioni di afro-europei. La popolazione mondiale, che ha raggiunto la sua crescita massima negli anni ottanta, è in fase di declino, con un trend decisamente tragico di calo delle nascite soprattutto in Europa, mentre l’Africa non fa che crescere continuamente, 150 milioni nel 1930, 600 milioni nel 1989, un miliardo nel 2010 e si stima che nel 2050 raddoppierà rappresentando il 25% della popolazione mondiale, percentuale che, se si mantenesse il medesimo trend, potrebbe raggiungere il 40% del 2100.
Guardando, poi, al numero dei migranti a livello globale si è passati dai 92 milioni nel 1960 ai 244 milioni nel 2015, con un aumento esponenziale dell’immigrazione da Sud a Nord, 20 milioni nel 1960, 140 milioni nel 2015. Chi emigra, poi, non sono i più poveri, che non ne avrebbero nemmeno la possibilità, ma la classe media, destinata, se non si gestirà intelligentemente il fenomeno, ad una vera e propria sostituzione etnica nel vecchio continente.
Una soluzione veramente efficace non potrà che trovarsi a livello europeo, soluzione che coniughi le giuste finalità umanitarie di emergenza, con le possibilità effettive di accoglienza in sicurezza, così come attui corrette politiche di cooperazione (non colonialiste) con gli Stati africani affinchè sia assicurato il “diritto a non emigrare” tanto caro a Giovanni Paolo II.

Qualcosa sta cambiando e la mano ferma del Governo ha dato un’accelerazione, tanto che, per la prima volta, la Francia ha dato la disponibilità dei propri porti e, nonostante qualche battibecco (usando un eufemismo), sembra si stia veramente voltando pagina.
Oggi, grazie anche alla determinazione del nuovo Governo, ci stiamo auspicabilmente avviando verso una nuova fase nella quale l’Italia non sarà più l’anello debole del flusso migratorio, lasciata sola a se stessa e costretta, a seconda del momento politico, a subire una vera e propria invasione incontrollata o a chiudere i porti.
Come in tutte le cose la mediazione, la concretezza ed una valutazione serena, non ideologicamente condizionata, degli interessi in gioco portano alla migliore soluzione anche dei problemi più complessi.

Antonfrancesco Venturini

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