Piano Mattei, “all- in” del Governo italiano

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Piano Mattei, “all- in” del Governo italiano – Fare “all-in” a poker è la mossa più rischiosa in quanto si puntano tutte le fiches a propria disposizione e, se si perde, si esce fuori dal gioco.
Governare un grande Paese come l’Italia non è certo un gioco, oltre che consenso è necessario avere capacità e visione, ma anche coraggio e tutto ciò non sembra mancare a Giorgia Meloni, la quale con
il piano Mattei e la conferenza Italia Africa 2024 ha chiaramente delineato la politica estera del suo Governo per i prossimi anni scommettendo “all-in” sul sempre più stretto rapporto tra Europa ed il
continente africano, rapporto nel quale il nostro Paese non può che avere un ruolo determinante per la propria posizione geografica e per l’iniziativa politica presa.

James Freeman Clarke, predicatore e politico statunitense, diceva: “A politician thinks of the next election; a statesman of the next generation. A politician looks for the success of his party; a statesman for
that of the country». Frase ripresa dal nostro Alcide De Gasperi, che in italiano suona “un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”.
E proprio per garantire un futuro migliore ai nostri figli ed ai nostri nipoti appare ineludibile il percorso tracciato e fortemente voluto dal Presidente del Consiglio, che non potrà avere sensibili risvolti
immediati ma è necessariamente l’inizio di un lungo cammino che avrà bisogno della cooperazione di tanti soggetti, proprio per questo appaiono prive di fondamento le reazioni delle opposizioni, che, invece di
salutare con speranza l’inizio del lungo cammino prospettato, si sono affrettate a pretestuose critiche parlando di “fuffa” o “scatola vuota”.

In questa epoca di grandi cambiamenti e crisi, iniziata con la caduta del muro di Berlino del 1989, vi è stato uno spostamento dell’asse mondiale dall’ovest verso l’est, con i nuovi players come Cina ed India,
con una sempre maggiore importanza economica della Russia nonché un rinnovato interesse per l’Africa, il che non avveniva, usando un’iperbole, dal 1492 quando, con la scoperta dell’America, la centralità del
Mediterraneo è andata via via perdendosi, a vantaggio di tutte le grandi vie commerciali dell’Atlantico e dei porti del nord Europa.
Detto spostamento e, soprattutto, detto rinnovato interesse avrà come conseguenza un nuovo sviluppo ed una nuova importanza del Mare Nostrum, collante tra l’Europa ed il continente africano pieno
di ricchezze, ma anche di problemi che ogni giorno, con il fiume in piena dell’immigrazione illegale, bussano alle porte soprattutto del nostro Paese.
Il che pone certamente il tema della sicurezza e della piena utilizzazione delle potenzialità che la vicinanza tra Europa ed Africa, che affacciano sullo stesso mare, offre, temi le cui criticità possono essere
risolte solo da una semplice parola “cooperazione”, leitmotiv del piano Mattei.
Certamente non si può lasciare l’Africa in totale balia della Russia e, soprattutto, della Cina.

Il solo mercato del Nord Africa ha per Pechino un valore pari a circa 28 miliardi di dollari (2022). In Algeria ed in Egitto le importazioni cinesi sono al primo posto, in Marocco e Tunisia al terzo. Evidente la
valenza politica. Generalmente i cinesi concedono credito a favore di quei Paesi che comprano le proprie merci. Sennonché, a lungo andare, questo semplice rapporto finanziario si trasforma in un vincolo politico,
che può essere onorato in vario modo, compreso l’acquisto di asset strategici all’interno dei singoli Paesi.
Date queste condizioni è prevedibile che se non si interromperà quella trama, alla fine la presenza politica della Cina (versione soft power) e della Russia (versione hard power) diverrà prevalente. E con essa
il pericolo accresciuto di una gestione dei flussi migratori in funzione destabilizzante, da un lato; dall’altro il rischio, come già si vocifera, che la Cina possa acquistare come testa di ponte alcuni porti del Nord Africa, per dare più forza alle sue mire espansive, specialmente se il problema Taiwan dovesse degenerare.

L’UE, dal canto suo, sembra essersi svegliata da un torpore che stava diventando preoccupante, risveglio dovuto al Covid ed ai venti di guerra, ritrovando una spinta comune su temi concreti con interventi
importanti come il Next Generation EU, fondo stranoto di 750 miliardi di euro approvato nel luglio del 2020 al fine di sostenere gli Stati membri colpiti dalla pandemia, ed il programma Global Gateway che metterà in campo investimenti per 300 mld. di Euro, nell’arco temporale fino al 2027, per progetti sostenibili e di alta qualità nei Paesi terzi, contribuendo così alla riduzione del divario globale. Delle su dette somme 150 mld di Euro sono previsti per l’Africa.

Ma andare oltre le emergenze appare improcrastinabile ed una strutturata politica di visione a medio e lungo termine è assolutamente necessaria affinché l’Europa ed, all’interno di essa, il nostro Paese,
riacquisti quella centralità nello scacchiere geo politico che merita. E questa visione non può essere che quella di stretta collaborazione e cooperazione con il continente africano, avendo ognuno le proprie
criticità che solo insieme, ne sono convinto, si potranno risolvere.

Di Antonfrancesco Venturini

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