Elezioni regionali di Lombardia e Lazio, tagliando del Governo passato a pieni voti – La conferma di Attilio Fontana e l’elezione a Presidente di Francesco Rocca nelle due principali Regioni del nostro Paese hanno certificato il consenso degli italiani nei confronti del Governo e del centro destra a guida Giorgia Meloni, la quale ha più che triplicato i voti di Fratelli d’Italia rispetto alla precedente tornata
regionale, nel Lazio, in particolare, il partito è volato dall’8,69% del 2018 all’odierno 33,62%.
In fortissima crisi il PD, ma anche il M5S certo non sorride, crisi rappresentata plasticamente anche da quel gap in più rispetto alla, purtroppo, abituale astensione, che, indubbiamente, è dovuto alla disaffezione e
delusione di quell’elettorato nei confronti della proposta politica della parte a cui storicamente appartiene.
Mentre la grande Regione del nord prosegue in continuità, un notevole cambio di passo ci si aspetta nel Lazio, che per 10 anni è stato governato da Zingaretti, sonoramente bocciato dai cittadini che hanno
espresso poco consenso nei confronti del suo Assessore alla Sanità D’Amato, il quale, nonostante le strutture del partito, la forza datagli dai 10 anni di gestione del potere e la visibilità avuta durante la
pandemia, ha avuto un esito elettorale decisamente modesto.
Sarà interessante vedere nei prossimi cinque anni i risultati e le politiche delle due Regioni oggi governate dalla stessa parte, infatti il termine di paragone del Lazio è sempre stato la Lombardia. Oltre ai motivi
politico – culturali le ragioni del confronto sono legate all’ampiezza del territorio, al numero di abitanti, al prodotto lordo.
La maggiore differenza tra le due gestioni, fino ad oggi, è stata la prevalenza, nel caso del Lazio, di una sorta di autarchia, mentre la Regione Lombardia si è sempre dimostrata favorevole ad una partnership pubblico- privato. Lo dimostrano le spese per il personale, che in Lombardia sono pari al 60 per cento della spesa laziale: 157 milioni, contro 261. Per contro le spese per consulenza, in questo secondo caso sono pari a 134 milioni contro i 6 della Regione Lazio. Alla fine, in termini di costo, le soluzioni sono pressoché identiche.
Resta solo da considerare la diversa qualità della prestazione ed il più stretto raccordo dell’Amministrazione con il resto delle strutture che operano all’interno del territorio regionale.
Recenti studi, analizzando i consuntivi del periodo 2016 – 2019, seppure riferiti a 18 Regioni su 21, hanno cercato, utilizzando indicatori sintetici, di valutare le differenze tra i diversi assetti regionali ed il grado di
efficienza delle Amministrazioni. Gli elementi che sono stati considerati sono i seguenti: rigidità strutturale di bilancio, entrate correnti, spese del personale, esternalizzazione dei servizi, interessi passivi,
investimenti, analisi dei residui, smaltimento dei debiti non finanziari, debiti finanziari, avanzo di amministrazione, disavanzo di amministrazione, debiti fuori bilancio, fondo pluriennale vincolato, partite di
giro e conto terzi, capacità di riscossione delle entrate, incidenza delle spese più rilevanti, capacità di pagamento.
Ebbene la Regione Lazio oggi occupa la penultima posizione in termini di efficienza, davanti solo alla Regione Campania, vedremo se l’Amministrazione Rocca ce la farà a risalire la pericolosa china.
Gli interventi da fare sono tanti, dalla sanità, al lavoro, dal sostegno alle imprese allo sviluppo, dalla cultura al turismo, dall’artigianato alla sicurezza, fino all’annoso problema dei rifiuti. Mi vengono in mente idee
innovative come la ultramacinazione dei rifiuti e fonti energetiche alternative come il progetto Hot Dry Rock, particolare attenzione dovrà essere data ad interventi volti a far calare la pressione nei Pronto
Soccorso ed a risolvere il gravissimo problema delle liste d’attesa, alle misure per favorire l’utilizzo dei Fondi Europei ed a tutto ciò che può essere messo in campo per ridurre le tasse. Insomma, in una parola,
fare buona amministrazione avendo come faro guida, però, la centralità della persona e della famiglia, in quanto se non si creano condizioni di benessere e di sviluppo siamo destinati all’estinzione perché nessuno
più avrà la voglia e la possibilità di fare figli, il che costituisce la vera emergenza del XXI secolo e forse in troppi l’hanno sottovalutata.