Global Gateway, nuova centralità del Mediterraneo tra Europa ed Africa

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venturini - ministero del merito - global gateway

Global Gateway, nuova centralità del Mediterraneo tra Europa ed Africa –  In questa epoca di grandi cambiamenti e crisi, iniziata con la caduta del muro di Berlino del 1989, vi
è stato uno spostamento dell’asse mondiale dall’ovest verso l’est, con i nuovi players come Cina ed India, nonché un rinnovato interesse per l’Africa, il che non avveniva, usando un’iperbole, dal 1492 quando, con la scoperta dell’America, la centralità del Mediterraneo è andata via via perdendosi, a vantaggio di tutte le grandi vie commerciali dell’Atlantico e dei porti del nord Europa.

Detto spostamento e, soprattutto, detto rinnovato interesse avrà come conseguenza un nuovo sviluppo ed una nuova importanza del Mare Nostrum, collante tra l’Europa ed il continente africano pieno di ricchezze, ma anche di problemi che ogni giorno, con il fiume in piena dell’immigrazione illegale, bussano alle porte soprattutto del nostro Paese.
Il che pone certamente il tema della sicurezza e della piena utilizzazione delle potenzialità che la vicinanza tra Europa ed Africa, che affacciano sullo stesso mare, offre, temi le cui criticità possono essere risolte solo da una semplice parola “cooperazione”.
L’UE, dal canto suo, sembra essersi svegliata da un torpore che stava diventando preoccupante, risveglio dovuto al Covid ed ai venti di guerra, ritrovando una spinta comune su temi concreti con interventi importanti come il Next Generation EU, fondo stranoto di 750 miliardi di euro approvato nel luglio del 2020 al fine di sostenere gli Stati membri colpiti dalla pandemia.
Ma andare oltre le emergenze appare improcrastinabile ed una politica di visione a medio e lungo termine è assolutamente necessaria affinché l’Europa riacquisti quella centralità nello scacchiere geo politico che merita. E questa visione non può essere che quella di stretta collaborazione e cooperazione con il continente africano, avendo ognuno le proprie criticità che solo insieme, ne sono convinto, si potranno risolvere.

L’Africa è una terra ricchissima, che lo sfruttamento coloniale ha depredato, ma oggi quei tempi sono passati, anche se un neo colonialismo strisciante, fatto di rapporti commerciali predatori e debito, è altrettanto pericoloso e non porta certamente ad uno sviluppo reciproco ed integrato tra partner.
La narrazione, che ancora molti dei media ci offrono, del classico bimbo con il pancione e pieno di mosche, non rappresenta oggi quella che è la realtà molto più complessa e variegata del continente, certo le povertà esistono ma l’Africa non è solo quello, o principalmente quello. Vi è molta più vitalità e voglia di fare di quanto si possa credere, che, unite alla ricchezza dei territori, costituiscono risorse che, se messe a regime, portano ad uno sviluppo globale di tutti i players coinvolti.
Di ciò la UE si è resa conto, ha compreso che l’Europa senza cooperare con l’Africa, che non può e non deve essere abbandonata nelle mani dei cinesi o degli indiani, i cui attuali interessi sono evidenti, avrebbe un futuro incerto, per cui è da apprezzare la decisione assunta lo scorso anno di dar vita al programma Global Gateway che metterà in campo investimenti per 300 mld. di Euro, nell’arco temporale fino al 2027, per progetti sostenibili e di alta qualità nei Paesi terzi, contribuendo così alla riduzione del
divario globale. Delle su dette somme 150 mld di Euro sono previsti per l’Africa.
“Sosterremo investimenti intelligenti in infrastrutture di qualità, rispettando le più rigorose norme sociali e ambientali, in linea con i valori e le norme dell’UE. La strategia Global Gateway fungerà per l’Europa da fonte d’ispirazione nella costruzione di connessioni più resilienti con il mondo” ha affermato la presidente Ursula von der Leyen.
La strada è quella giusta ed ha come scopo sia quello del posizionamento geo politico europeo nel nuovo scacchiere mondiale, sia quello di intervenire sui Paesi dai quali proviene il flusso migratorio illegale, per frenare la propensione ad emigrare, sia quello di facilitare la internazionalizzazione delle nostre imprese, con nuove partnership e nuovi mercati di sbocco.
I progetti previsti dal programma sono sostenibili e di alta qualità, tenendo conto delle esigenze dei singoli Paesi e garantendo benefici duraturi per le comunità locali, più che altro riguarderanno grandi reti infrastrutturali e digitali, ma non verranno tralasciati anche altri ambiti.
Sul tema si è molto parlato nel recente convegno tenutosi a Roma nella sede UE, su iniziativa dell’ODV Comitato di Collegamento di Cattolici per una Civiltà dell’Amore, “Europa Abbraccia l’Africa 2023” dal quale forte è venuta la voce della necessità di destinare parte dei su detti finanziamenti a microprogetti,
microimprese e microcredito nei villaggi, dove ancora vive e lavora la maggior parte della popolazione.
Sulla base di precedenti e consolidate esperienze si è affermato che detti investimenti hanno un ritorno straordinario, infatti, ad esempio, in programmi finanziati dal Trust Fund in Etiopia con una spesa di 1.253.000 Euro è stata data formazione per un’agricoltura più moderna a 500.000 contadini. Con un ipotetico stanziamento di 3.5 mld di Euro del Global Gateway è stato calcolato che potrebbe essere aiutata una popolazione contadina di 750.000.000 di persone per un moderno sviluppo delle loro attività facendoli
rimanere nei loro villaggi e concretizzando così quel “diritto a non emigrare” tanto caro a Giovanni Paolo II.
Certamente molti sono gli specifici interventi che potrebbero essere realizzati ed andranno realizzati, ma quel che è importante è che si sia intrapresa la strada giusta di cooperazione tra i due continenti, che riporterà il Mediterraneo al centro del mondo.

Di Antonfrancesco Venturini

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