Trump, il tempo della responsabilità – Il prossimo 20 gennaio Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca ed il mandato di 47° Presidente degli Stati Uniti ricevuto dal popolo americano sarà pienamente operativo.
Il risultato elettorale, a larga maggioranza, è stato inequivocabile e trasparente, sono lontane ormai le polemiche sui presunti brogli che tanto hanno scosso l’America quattro anni fa, il Paese ha chiaramente scelto che piaccia o meno.
Le sue posizioni sono note, difendere in primis l’interesse nazionale per cui saranno prevalenti le azioni di politica interna, economia, immigrazione, diritti civili, aborto, temi tutti che, salvo il primo, per la gran parte poco sembrerebbero interessare all’esterno, ma avranno comunque un forte impatto culturale gradito certamente a chi, conservatore e cattolico, vedrà con piacere interventi a favore della tutela della vita dalla nascita alla morte e della famiglia tradizionale, valori che il main stream ed il politically correct dellasinistra mondiale sta ponendo costantemente sotto attacco con la cultura wok.
Il vento, quindi, sta cambiando ed il conservatorismo riprende fiato, non è un caso, quindi, che Giorgia Meloni, leader dei conservatori nel Vecchio Continente oltre che Capo del nostro Governo, con i due incontri che ha già avuto con Trump, a Parigi ed in Florida, stia dimostrando, fin da subito, di essere l’interlocutore europeo più in sintonia con il nuovo Presidente e sono certo farà avere al nostro Paese un ruolo determinante nelle relazioni tra la UE e gli USA.
“L’intesa tra Meloni e Trump è evidente e solida” -ha riferito George Lombardi, consigliere ed amico da oltre trent’anni di “the Donald”, che ha accolto la Meloni a Mar-a-Lago – “Hanno una visione comune, basata sui valori cristiani e principi condivisi ed una determinazione a difendere i propri Paesi anche contro le avversità. Non è solo un rapporto politico, c’è un’autentica sintonia personale. I due leader condividono una visione chiara su questioni strategiche come la situazione in Medio Oriente, l’Iran, Israele e la gestione dei flussi migratori. Ma il confronto si è esteso anche a questioni economiche, con un focus sulle opportunità di collaborazione in settori strategici”.
Chi aveva scommesso sull’isolamento internazionale dell’Italia con il Governo di centro destra, giorno dopo giorno è costantemente smentito, non solo detto isolamento non c’è stato ma la leadership del nostro Presidente del Consiglio si sta sempre più consolidando e rafforzando.
Si prospettano relazioni positive tra la nuova Amministrazione americana ed il nostro Paese, ma è necessario tenere i piedi ben saldi per terra in quanto sulla realtà delle cose bisogna sempre fare i conti, anche se si abbia un potere smisurato come quello del Presidente degli Stati Uniti, ed il tempo della responsabilità è arrivato.
Le posizioni di Trump nei rapporti internazionali sono chiare,“America First”, direi 2.0, non è semplicemente uno slogan ma una vera e propria linea politica che ha come propria finalità primaria l’interesse nazionale, ed in ciò è perfettamente in linea con Giorgia Meloni, che la pensa allo stesso modo.
Questo significa anche assumersi responsabilità e, sia pur nella naturale cooperazione internazionale che non deve mai essere abbandonata, rendersi padroni del proprio destino lavorando per valorizzare a pieno le proprie risorse per essere il meno possibile dipendenti da altri.
In questo senso anche richiedere, come ha ripetuto più volte il neo Presidente, il rispetto dell’impegno del 2 % di spesa per la difesa previsto dalle linee guida dell’Alleanza Atlantica, anzi il prospettare anche un aumento del detto tetto, non mi sembra un’eresia, come molti vorrebbero, ma semplicemente un incentivo ai Paesi inadempienti ad essere più forti e meno dipendenti dagli altri (soprattutto dagli USA stessi), peraltro appare evidente che, ormai, il ruolo della Nato non può e non deve essere solo difesa, ma è necessario che venga esaltata la sua vocazione politica, con una partecipazione basata non solo su limiti geografici, ma che rappresenti l’Occidente valoriale, che possa unire quei Paesi, dal Nord America, all’Europa, dall’Oceania, all’Asia fino alla stessa Africa ( che non può essere abbandonata nelle mani del neo colonialismo cinese e russo), che abbiano a cuore la moderna cultura democratica e liberale.
Si è detto che a Trump dell’Europa non interesserebbe nulla, non credo sia proprio così, ma certamente la paura di essere abbandonati dagli Stati Uniti porrebbe finalmente l’UE di fronte alle proprie responsabilità, aiutando nella trasformazione di un pesante carrozzone burocratico e solamente mercantile in un vero e proprio soggetto politico di rilevanza internazionale con un esercito ed una politica estera comune.
La paura fa grandi cose, il tempo della responsabilità è arrivato.
Temere, poi, pesanti conseguenze economiche a seguito di un’annunciata politica protezionistica mi sembra un allarmismo ingiustificato, il vero competitor degli Stati Uniti è la Cina e l’apporre dazi sui prodotti di quel Paese non farà altro che facilitare il mercato dei nostri italiani, i quali, peraltro, considerati i rilevanti standard di qualità e di eccellenza, avranno sempre una penetrazione inarrestabile.
Le politiche annunciate da Trump contribuiranno certamente a limitare l’espansionismo cinese, il che rientra anche negli interessi dei Paesi, come il nostro, che si affacciano su Mediterraneo. Il solo mercato del Nord Africa ha per Pechino un valore pari a circa 28 miliardi di dollari (2022). In Algeria ed in Egitto le importazioni cinesi sono al primo posto, in Marocco e Tunisia al terzo. Evidente la valenza politica. Generalmente i cinesi concedono credito a favore di quei Paesi che comprano le proprie merci. Sennonché, a lungo andare, questo semplice rapporto finanziario si trasforma in un vincolo politico, che può essere onorato in vario modo, compreso l’acquisto di asset strategici all’interno dei singoli Paesi.
Date queste condizioni è prevedibile che se non si interromperà quella trama, alla fine la presenza politica della Cina (versione soft power) e della Russia (versione hard power) diverrà prevalente. E con essa il pericolo accresciuto di una gestione dei flussi migratori in funzione destabilizzante, da un lato; dall’altro il rischio, come già si vocifera, che la Cina possa acquistare come testa di ponte alcuni porti del Nord Africa, per dare più forza alle sue mire espansive, specialmente se il problema Taiwan dovesse degenerare.
La rielezione di Trump, quindi, è da accogliere positivamente soprattutto per il nostro Paese per le ragioni appena prospettate e l’ottimo rapporto personale tra “The Donald “ e Giorgia, entrambi conservatori e con similari linee politiche, non potrà che portare a relazioni sempre più proficue, con l’auspicio che Roma diventi il centro finanziario dell’Europa e l’Italia un riferimento per le grandi aziende americane, il che sta iniziando ad accadere visto che persone ed aziende del calibro di Elon Musk e Microsoft hanno già scelto il nostro Paese per investimenti e collaborazioni.
Il momento, quindi, è favorevole e dipenderà non solo dal nostro Governo, ma anche da tutti noi, saperlo cogliere assumendoci,ognuno nei propri ruoli nella società, le nostre responsabilità perché il tempo delle responsabilità è arrivato e nessuno di noi deve considerarsi mero obbligazionista ma azionista del Paese.
Di Antonfrancesco Venturini