Teheran: è ancora mistero sulla morte della diplomatica Sylvia Brunner

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Teheran: è ancora mistero sulla morte della diplomatica Sylvia Brunner – VARIE LE IPOTESI SUL DECESSO, DALLA CADUTA ACCIDENTALE ALL’OMICIDIO

La morte a Teheran della diplomatica svizzera, Sylvia Brunner, è ancora avvolta nel mistero. Ad una settimana dal decesso, la polizia iraniana pare aver liquidato la questione come dovuta ad una semplice caduta accidentale, da un palazzo di venti piani. Il ministero degli Esteri svizzero a Berna ha rilasciato un’altrettanto banale dichiarazione in merito ad un dipendente “morto in un incidente martedì”.

L’insussistenza di quanto affermato da entrambi gli Organi istituzionali ha naturalmente alimentato una serie di ipotesi cospiratorie. Questo, almeno in parte, è stato cagionato dall’iniziale riservatezza sull’identità dell’impiegata all’Ambasciata elvetica e dalla dinamica della morte, una caduta dal 17esimo piano di un grattacielo è un fatto perlomeno sospetto sulle cui ragioni si alternano le ipotesi di incidente, volontarietà o omicidio.

Il Jerusalem post  cita, a titolo di esempio, l’egiziano Ashraf Marwan deceduto per una caduta da un balcone del suo appartamento di Londra nel 2007. Marwan aveva servito come agente per Israele già dalla guerra dello Yom Kuppur del 1973 e da allora i sospetti dei servizi segreti arabi si erano concentrati sulla sua persona. Per i suoi indubbi successi era considerato “la più grande spia del XX secolo”.

Un altro caso riguarda la morte di James Le Mesurier, ex soldato britannico cofondatore dei White Helmets, un gruppo che forniva aiuti in Siria ma era anche sospettato, parallelamente, di essere vicino ai ribelli siriani. Le Mesurier morì a seguito di una caduta da una finestra del suo appartamento a Istanbul nel 2019.

Vi sono poi i casi di medici “dissidenti” russi, misteriosamente caduti da finestre nel 2020, mentre nel 2017 un avvocato di Mosca, coinvolto in un caso di alto profilo, è precipitato da una finestra del suo alloggio.

Il decesso della 52enne, numero due della Legazione elvetica in Iran, costituisce un vero caso anche in considerazione del ruolo che la Svizzera ricopre in Iran quale rappresentante degli interessi degli Usa, dagli anni ’80 privi di ogni riferimento diplomatico.

Il governo di Berna e la rappresentanza diplomatica a Teheran hanno ricoperto un ruolo chiave nei rapporti tra Usa e Iran anche per lo scambio di detenuti, ostaggi e prigionieri detenuti dalla Repubblica islamica. Gli Stati Uniti e l’Iran hanno entrambi ringraziato la Svizzera in passato, elogiando pubblicamente i diplomatici svizzeri nel 2019 e nel 2020.

L’Iran, da parte sua, ha dichiarato che il corpo della donna è stato trovato da un giardiniere che “è arrivato nel suo appartamento martedì presto”, notando che la donna era scomparsa. Quale ruolo avesse un giardiniere all’interno di un appartamento resta un mistero. Altre fonti riferiscono, infatti, che una cameriera avrebbe dato l’allarme non trovando la donna nel suo appartamento e, solo successivamente, il giardiniere ne avrebbe rinvenuto il corpo.

Il magazine online iraniano Hamshahri ha fornito un resoconto diverso. Secondo questa testata, alcuni testimoni rimasti anonimi avrebbero udito un forte rumore “come un’esplosione”, dopo la mezzanotte di martedì scorso, otto ore prima che il corpo fosse scoperto.

Hamshahri scrive che la polizia avrebbe rinvenuto un foglio manoscritto senza data o firma su un tavolo nella stanza degli ospiti.  Il testo riportava testualmente: “Dopo la mia morte, riporta il mio corpo in Svizzera e informa mio figlio”, “Quindi, cremare il mio corpo e seppellirlo accanto a mio figlio che è morto. Inoltre, dai tutti i miei soldi e tutto quello che ho all’altro mio figlio “. Il giornale iraniano riferisce altresì che (casualmente…) l’aiutante della donna avrebbe dichiarato che la Brunner a volte aveva mostrato segni di depressione, ma ultimamente sembrava stare meglio. Ciò in palese contrasto con il racconto di Mojtaba Khaledi, portavoce dell’Organizzazione per le emergenze, il funzionario che per primo ha confermato la morte di Brunner martedì mattina, affermando che il suicidio “non è stato considerato come una causa della morte”.

In palese contraddizione con le ultime testimonianze citate, Hamshari ha citato le dichiarazioni degli impiegati dell’ambasciata svizzera di Teheran, ancora scioccati per la morte della Brunner, che descrivevano la numero 2 della Legazione come una persona felice ed energica, amante della vita e della sua location iraniana.

Rimane un’altra ipotesi che fornirebbe un quadro completamente differente.

Tra i dissidenti iraniani è emerso che la Brunner sarebbe stata sospettata dal Vevak, i servizi segreti iraniani, di essere al servizio dello spionaggio statunitense, sul libro paga della Cia. Il sospetto, che non trova conferme ufficiali, sarebbe emerso a seguito di alcuni documenti in possesso della donna ritenuti di “interesse nazionale” da Teheran e gli emissari iraniani, incaricati del recupero, sarebbero penetrati nel suo appartamento, prelevando i documenti ed eliminando uno scomodo testimone. Al momento dell’irruzione, nella tarda serata, la donna era sola e al momento del rinvenimento del cadavere indossava vestiti casual ed “un cappello”…

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