Circa 626 milioni di telecamere di sicurezza posizionate in aree pubbliche e private in Cina. Per controllare tutti e tutto. Anche e soprattutto la libertà religiosa.
Il progetto si chiama “Occhi Taglienti” e consiste nella proliferazione di telecamere di sicurezza e scanner di dati altamente sofisticati. Tecnologie di sorveglianza, a scopo di repressione, sono usate in modo spregiudicato. I cattivi comportamenti vengono sanzionati, i buoni premiati.
È la Cina bellezza, dove il Partito comunista, negli ultimi anni, ha messo in campo la più grande versione del “Grande Fratello” che sia mai esistita. Roba da far impallidire George Orwell. Nel Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2021, pubblicato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) e giunto alla sua XV edizione, si evidenzia che in una nazione su tre si registrano gravi violazioni della libertà religiosa.
Nello studio ampio spazio è dedicato alla Cina dove il controllo dei “dissidenti” è altissimo e la tecnologia aiuta il Partito comunista cinese a schedare ogni cittadino, oltre che leader religiosi e fedeli.
“Sebbene sia stata introdotta per la prima volta nella pro-vincia cinese di Xinjiang come mezzo di controllo della popolazione uigura a maggioranza islamica – si legge nel rapporto di Acs – la struttura di sorveglianza statale del Partito comunista cinese è stata rapidamente estesa a tutta la nazione in cui vivono 1,4 miliardi di persone. Il progetto “Occhi Taglienti” consiste nella proliferazione di telecamere di sicurezza e scanner di dati altamente sofisticati. A differenza delle tradizionali telecamere a circuito chiuso, i nuovi dispositivi sono in grado di trasmettere alla polizia immagini ad alta risoluzione dei singoli volti. A Urumqi, capoluogo della regione autonoma dello Xinjiang, le forze dell’ordine hanno installato più di 18.000 telecamere di riconoscimento facciale che controllano circa 3.500 complessi residenziali della città, e si stima che, alla fine del 2020, nell’intero Paese fossero attivi circa 626 milioni di telecamere di sicurezza posizionate in aree pubbliche e private. Nel frattempo, nei principali punti di passaggio pedonale di tutto il territorio nazionale, sono stati posti degli scanner che captano e raccolgono dati dagli smartphone, all’insaputa di chi vi passa accanto”.
Il controllo statale messo in campo dal Partito comunista cinese, però, non è una novità. Nonostante le notizie e le informazioni che arrivano da Pechino siano sempre poche e difficili da analizzare a causa della propaganda, la situazione in Cina non stupisce. Questo non impedisce ai Paesi occidentali di avere rapporti economici, e non solo, con Pechino. Forse perché quella tecnologia invasiva usata per il controllo dei dissidenti e che la Cina esporta, potrebbe forse interessare anche alle democrazie, o forse viene fornita dalle medesime in modo nascosto.
“Usando applicazioni speciali, la polizia può ottenere dati dagli smartphone dei passanti che vengono poi raccolti su piattaforme analitiche condivise, come la Piattaforma Operativa Congiunta Integrata (IJOP), attualmente operativa nello Xinjiang – si legge ancora nel rapporto – Tali piattaforme raggruppano e incrociano le informazioni, per poi segnalare gli individui che sono in contatto con noti “malcontenti” (dissidenti), che usano app come WhatsApp o utilizzano la crittografia, oppure che si impegnano in un grado insolitamente elevato di attività religiose”.
Tutto questo si traduce in repressione. “L’impatto di tali misure sulla libertà religiosa si sta già facendo sentire. I gruppi religiosi, percepiti come una sfida diretta ad un invidioso sistema ateo, sono, e saranno sempre più, sorvegliati. La violazione più clamorosa della libertà religiosa è quella perpetrata contro i musulmani uiguri nella regione dello Xinjiang”. Le tecnologie di sorveglianza a scopo di repressione hanno come obiettivo anche i cristiani e le altre comunità religiose. I rapporti indicano che, alla fine del 2020, “più di 200 telecamere di riconoscimento facciale erano installate in chiese e templi in una contea della provincia dello Jiangxi”. Altre 50 telecamere sono state poste nelle chiese statali registrate delle Tre Autonomie, e quasi 50 in 16 luoghi di culto buddisti e taoisti. Le chiese che si sono rifiutate di installare le telecamere sono state chiuse, come è successo alla Chiesa di Sion, una delle più grandi chiese domestiche non registrate di Pechino, denuncia il rapporto della Fondazione Acs che ricorda: “Come ha dichiarato Mark Warner, vicepresidente democratico della Commissione d’intelligence del Senato degli Stati Uniti, «i leaders del Partito comunista [cinese] stanno sviluppando un modello di governo tecnologico che… farebbe arrossire Orwell»”.
Il Partito comunista, poi, ha aggiunto anche un altro elemento della sorveglianza statale: il cosiddetto sistema di “credito sociale”.
“Sebbene attualmente non esista un unico sistema di credito sociale integrato a livello nazionale, diverse grandi municipalità (tra cui Pechino) hanno istituito tali sistemi attraverso i quali gli individui accumulano o perdono punti di reputazione in base ai loro comportamenti “buoni” o “cattivi” – spiega il rapporto – I cattivi comportamenti possono includere il visitare troppo frequentemente i luoghi di culto o non aiutare la polizia a identificare i dissidenti religiosi, come ad esempio i membri del Falun Gong. Un basso punteggio di credito sociale può impedire agli individui di acquistare biglietti ferroviari o aerei, oppure di iscrivere i loro figli nelle scuole desiderate. Sembrerebbe che il Partito comunista cinese aspiri ad imporre un sistema integrato di credito sociale all’intero Paese”. Un sistema estremamente pericoloso in quanto “offre forti incentivi che spingono i cittadini cinesi a cooperare con il regime di sorveglianza statale e persino ad amarlo, proprio come il personaggio immaginario di Orwell – Winston Smith – arrivò alla fine ad amare il Grande Fratello”.
E WeChat, il sistema di messaggistica sviluppato dalla società cinese Tencent, è uno degli strumenti con cui Pechino applica la censura e controlla i cittadini per scovare i dissidenti. Con circa 1,2 miliardi di utenti mensili, WeChat è la piattaforma di messaggistica più usata in Cina, dove WhatsApp e altre chat straniere sono vietate.
Ma la Cina, insieme a Iran e Russia, è anche una tra le potenza revisioniste che puntano alla “destabilizzazione dall’interno dei paesi governati dallo Stato di Diritto e dai principi liberali, sembra a molti un obiettivo che trova nell’Occidente facili prede”.
La libertà religiosa è violata in quasi un terzo dei Paesi del mondo (31,6 per cento), dove vivono circa due terzi della popolazione mondiale; 62 Paesi su un totale di 196 registrano violazioni molto gravi della libertà reli- giosa. Il numero di persone che vivono in questi Paesi sfiora i 5,2 miliardi, poiché tra i peggiori trasgressori vi sono alcune delle nazioni più popolose del mondo (Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria).