La Cina prosegue con le repressioni della minoranza musulmana nello Xinjiang all’interno di veri e propri campi di detenzione
È un vero e proprio dramma quello che gli Uiguri si ritrovano a vivere sulla propria pelle in Cina, nella regione dello Xinjiang. La minoranza musulmana è da anni accusata dal Governo centrale di attentati ed è soggetta a una continua repressione, ufficialmente anti-terroristica, che li vede prigionieri in campi di detenzione. Si tratterebbe, sulla carta, di istituti tecnici, che però si presentano in tutto e per tutto come roccaforti inespugnabili, dotate di torri di avvistamento, mura perimetrali e recinzioni. Una situazione messa a fuoco e approfondita in occasione della puntata di oggi di “Report”, trasmissione di Rai Tre, nella quale è stata data la parola all’antropologo Adrian Zenz, che ha definito questi luoghi “campi in cui fanno il lavaggio del cervello”.
Gli Uiguri vengono sottoposti a un rigido programma rieducativo, fatto di regole oltremodo severe e, al termine di questo percorso, per citare la medesima espressione utilizzata da “Report” nel suo servizio dedicato all’argomento, “sono spediti come capi di bestiame nelle fabbriche della Cina orientale, in progetti di reinserimento pianificati dal partito. Almeno 80mila sarebbero finiti a produrre gli abiti di grandi marche, da H&M a Nike, da Adidas a Zara”.
UIGURI, REPRESSIONI CINA NELLO XINJIANG
Le repressioni della Cina nello Xinjiang nei confronti della minoranza musulmana degli Uiguri dovrebbe essere oggetto di una videoconferenza in programma mercoledì 12 maggio delle Nazioni Unite, ma, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa AgerPres, che menziona a sua volta AFP, la stessa Cina avrebbe esortato alcuni Stati, tra cui Germania, Stati Uniti d’America e Gran Bretagna ad annullarla.
“Questo evento è basato su menzogne pure e pregiudizi politici”, avrebbero asserito i responsabili della missione diplomatica cinese alle Nazioni Unite, esortando i co-organizzatori “a cancellare immediatamente questo evento, che interferisce negli affari interni della Cina, e invita gli altri Stati membri a rifiutarlo”. E ancora: “La situazione nello Xinjiang non è mai stata storicamente così buona, con stabilità, rapido sviluppo economico e convivenza armoniosa tra persone di tutti i gruppi etnici”. Gli USA hanno parlato, tuttavia, di “genocidio”, con la pronta replica dei cinesi: “Gli Stati Uniti affermano di avere a cuore i diritti umani per i musulmani, nonostante il mondo sia noto per aver ucciso i musulmani in Afghanistan, Iraq e Siria. Gli Stati Uniti e i loro sostenitori sono quelli che hanno ucciso il maggior numero di musulmani nel mondo”.