Turchia, le vite cancellate dei nemici di Erdogan in Italia

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Passaporti cancellati all’improvviso, neonati senza cittadinanza, titoli di studio revocati. È successo in Italia ai cittadini turchi che fanno parte di Hizmet, il movimento che fa capo a Fethullah Gülen, accusato del golpe fallito nel 2017

Passaporti cancellati all’improvviso, neonati senza cittadinanza, titoli di studio revocati. È successo in Italia ai cittadini turchi che fanno parte di Hizmet, il movimento che fa capo a Fethullah Gülen, il predicatore islamico considerato da Ankara l’ideatore del colpo di Stato fallito il 15 luglio 2016. «Mia figlia è nata tre giorni prima del golpe — racconta Ahmet — quando sono andata al consolato si sono rifiutati di registrarla. Mi hanno detto che ero un terrorista. Così la bambina è diventata apolide (priva di una cittadinanza, ndr). Noi avevamo il permesso di soggiorno a tempo indeterminato ma lei non aveva nulla». Ahmet ha 39 anni ed è in Italia dal 2010. Per anni ha lavorato per l’associazione interculturale Alba di Milano, una delle realtà nel nostro Paese che si ispirano ai principi dell’Hizmet, che in italiano vuole dire «servizio». Le altre sono: l’istituto Tevere a Roma e l’associazione Milad a Modena e Venezia.

La «comunità gulenista» nel Belpaese conta poche centinaia di persone che vivono una situazione difficile. «Mio padre è morto due anni fa e io non ho potuto salutarlo — dice Ahmet —, mia madre piange tutti i giorni perché vorrebbe rivedermi. Noi ora abbiamo chiesto asilo politico in Italia nonostante avessimo il permesso di soggiorno perché non potevamo lasciare la bambina senza documenti». Oggi Hizmet per la Turchia è il Fethullahçı Terör Örgütü (FETÖ), ovvero il Gruppo terroristico dei seguaci di Fetullah. Chiunque ne faccia parte è automaticamente un nemico dello Stato. «La sera del golpe — dice Banu che ha 35 anni e ora vive nel Nord Italia — quando Erdogan ha invitato il popolo turco a scendere in piazza, qui a Modena hanno provato a bruciare la sede della nostra associazione. Ci hanno persino minacciato di morte. A quel punto abbiamo dovuto lasciare la città».

Banu si è laureata all’università di Milano e ha incontrato lì suo marito. La coppia ha avuto un figlio nel 2013 e uno nel 2018. «Per il primo non ci sono stati problemi — racconta, nella voce un filo di rassegnazione — ma con il secondo è stato un inferno. Al consolato di Milano ci hanno mandato via e non hanno voluto nemmeno darci una carta che dicesse perché. I nostri passaporti sono stati cancellati. È stato così anche per tutti i nostri amici». Banu e il marito sono in Italia da quasi dieci anni e potrebbero chiedere la cittadinanza ma devono rinunciare a questo sogno per mettere a posto la situazione del figlio. «Siamo andati alla questura di Varese e abbiamo fatto richiesta di asilo politico, oggi abbiamo anche un documento di viaggio».

È ancora nel limbo Ince, 32 anni, laureata in matematica e sposata dal 2013 con un turco che ha incontrato in Italia. La coppia, entrambi membri di Alba, ha avuto il secondo figlio nel settembre del 2019 ed ha cercato in tutti i modi di convincere il consolato turco di Milano a registrare il bambino. «Ci siamo presentati anche con l’avvocato — dice — ma sono stati irremovibili. Hanno detto che eravamo stati denunciati in Turchia». Qui, però, complica le cose anche la burocrazia italiana. «Nostro figlio è ancora apolide perché in questura hanno accettato la nostra domanda di asilo solo il 5 marzo scorso — spiega ancora la donna —. Il mio passaporto e quello del nostro bambino più grande sono scaduti, quello di mio marito lo sarà tra poco. Noi abbiamo fatto di tutto per rispettare le procedure ma ci trattano come se avessimo fatto qualcosa di male».

Cigdem, invece, insegnava in una scuola gulenista in Turchia nel 2016. Dopo il golpe le hanno annullato la laurea, i suoi colleghi sono finiti in carcere e lei è riuscita fuggire in Italia: «Per 25 anni ho cercato di aiutare l’umanità istruendo dei ragazzi — dice oggi — ora non possiedo più nulla». Per il professor Paolo Branca, islamista alla Cattolica di Milano, «è spiacevole che sul nostro territorio possano accadere queste cose senza che nessuno ne parli, come è incredibile che venga cancellata una laurea, neanche Hitler l’ha mai fatto». All’ambasciata turca a Roma si limitano a ricordare che «le procedure di registrazione all’anagrafe dei figli dei nostri cittadini vengono eseguite senza alcuna restrizione» a meno che i documenti siano incompleti. Allora ci vuole tempo. Ma non è questo il caso.

Corriere della Sera

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