Il mondo politico, nessun partito escluso, sta cercando di riprendersi e mobilitarsi dopo lo choc di un primo turno di elezioni regionali e dipartimentali disertate da due elettori su tre, una “astensione abissale” di cui hanno beneficiato i presidenti della regione uscenti, sia di destra che di sinistra.
Inizieranno dunque le trattative, che dureranno fino a martedì alle 18, per negoziare alleanze, fusioni o ritiri dalle liste per il secondo turno, in particolare nel PACA, regione dove la RN è meglio posizionata. Per il partito di Marine Le Pen, che i sondaggi hanno annunciato in testa in diverse regioni, la delusione è grave. Il Rally Nazionale ha perso nove punti rispetto al 2015.
Nel cantone di Pas-de-Calais, dove si è presentata alle elezioni dipartimentali, domenica ha ottenuto il 61% dei voti, ma non è stata eletta, con un tasso di astensione del 66,4% pari alla media nazionale. Sempre in calo, i candidati della maggioranza presidenziale totalizzano solo l’11,5% dei voti secondo Ipsos, un punteggio che conferma la debole presenza locale di Lrem.
L’astensione si attesterebbe tra il 66,1% e il 68,6% secondo le stime degli istituti elettorali, la più alta finora per un primo turno delle regionali risale al 2010 con il 53,67%.
L’astensione, “abissale”, è “in parte legata alla situazione sanitaria”, ha dichiarato il portavoce del governo Gabriel Attal, aggiungendo che “deve porre un monito su tutti noi”. In queste condizioni, difficile trarre lezioni chiare da questa elezione locale, che gli analisti domenica sera hanno già descritto come “una farsa”.
“Non è scontato” che il risultato “corrisponda a una realtà del Paese. È la parte più legittimista dell’elettorato francese, molto spesso un elettorato più vecchio della media”, che si è mossa, così ha giudicato Stéphane Zumsteeg (Ipsos).
Il primo turno è stato caratterizzato dalla resistenza del duo sinistra-destra, il primo che ha totalizzato il 34,4% dei voti e il secondo il 28,7%, secondo le stime Ifop. I due grandi partiti tradizionali beneficiano pienamente del “bonus di uscita”, che era in vigore durante l’emergenza sanitaria. Ciò consente alla destra di sperare di poter mantenere le sue sette regioni e alla sinistra le sue cinque nella Francia continentale.
Nonostante la mobilitazione di cinque ministri, tra cui Eric Dupond-Moretti, la macronie viene così eliminata dal primo turno in Hauts-de-France, dove Xavier Bertrand (ex-LR) è in ottima posizione per mantenere la regione, un successo che intende fare da trampolino di lancio per il 2022. Secondo le stime, raccoglierebbe tra il 39% e il 46,9% dei voti, molto più avanti del suo concorrente di RN Sébastien Chenu (dal 22,5% al 24,4%). Stesso scenario per il presidente di Auvergne-Rhône-Alpes Laurent Wauquiez (LR), dato oltre il 45%, con oltre 30 punti di vantaggio sulla candidata dei Verdi Fabienne Grébert o sulla pretendente della RN Andrea Kotarac. Un altro potenziale candidato nel 2022, Valérie Pécresse (ex-LR) è ampiamente in testa in Ile-de-France (circa il 35%), ma rimane sotto la minaccia di un’ipotetica unione di candidati di sinistra (Julien Bayou, Clémentine Autain , Audrey Pulvar) che sarà al centro dell’attenzione nelle prossime ore.
Gomito a gomito in Paca
A Paca, la suspense rimane. Gli uscenti LR Renaud Muselier e Thierry Mariani sono testa a testa, tra il 30 e il 35%, secondo diversi sondaggi. Il terzo uomo Jean-Laurent Felizia (EELV/PS/PCF), posizionato tra il 14 e il 18%, ha dichiarato di voler restare al secondo turno ma il consiglio direttivo di EELV ha deciso di ritirare il suo sostegno per bloccare la RN. La destra vede Jean Rottner in testa al Grand Est, Christelle Morancais nel Pays de la Loire e Hervé Morin in Normandia.
Anche a sinistra, c’è qualche risultato degno di nota come il risultato dei partenti Carole Delga (PS / PCF) in Occitania, data intorno al 40%, o Alain Rousset (PS) in Nuova Aquitania, mentre in Borgogna-Franca Contea, Marie-Guite Dufay (PS) riesce a battere di testa corta RN Julien Odoul (rispettivamente 26% e 24%).
La partita è molto aperta in Bretagna, dove il socialista Loïg Chesnais-Girard è leggermente avanti, e nel Centre-Val-de-Loire, dove François Bonneau (PS) dovrà negoziare a stretto contatto con il candidato EELV/LFI Charles Fournier per mantenere la sua regione.
Infine, in Corsica, il presidente uscente dell’esecutivo corso, l’autonomista Gilles Simeoni, dovrà fare il pieno di voci nazionaliste per battere la lista di destra guidata dal sindaco di Ajaccio Laurent Marcangeli, davanti alla quale è di poco diretto, secondo i sondaggi.
“Non dovremmo trarre lezioni per le elezioni presidenziali”, considera il politologo Gérard Grunberg, per il quale “queste regionali sono la replica di quelle comunali”, con sostanzialmente “un bonus alle uscite”.
Su France Inter, la specialista dell’astensione Céline Braconnier ha dichiarato che è stata “una giornata molto problematica dal punto di vista della democrazia rappresentativa” a causa dell’astensione, che ai suoi occhi traduce un'”offerta politica illeggibile”.