La Cia ha un problema con la tecnologia

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Cia – Sistemi di sorveglianza sempre più avanzati rendono difficili le operazioni di spionaggio e l’agenzia è in cerca di sistemi per proteggere i suoi informatori

La Cia, l’agenzia di spionaggio civile del governo federale degli Stati Uniti, ha inviato una nota a tutte le sue sedi globali in cui denuncia un’emorragia di informatori stranieri. Alcuni sono stati uccisi, altri sono stati scoperti e catturati, ma ora il progresso di alcune tecnologie rende le attività sotto copertura sempre più difficili.

Cercasi informatori stranieri

Nel documento diffuso dalla Cia non c’è un numero preciso, ma si parla di decine di informatori stranieri che hanno cessato di svolgere la loro attività per l’agenzia. Quello che emerge è che la maggior parte sono stati uccisi, altri sono stati scoperti e catturati e in alcuni casi impiegati per attività di spionaggio contro gli Stati Uniti stessi, una sorta di ruolo di “pentiti”.

Comunicazioni di allerta da parte della Cia alle sue sedi sono frequenti, ma come hanno sottolineato diversi ex agenti al New York Times in questo caso ci si trova davanti a un contenuto nuovo nei toni e particolarmente dettagliato, che fa pensare il problema sia particolarmente grosso. L’agenzia in effetti fa degli informatori stranieri un pilastro della sua attività di spionaggio internazionale, forse i componenti più preziosi tra le sue risorse umane. Da qui il monito globale ai suoi agenti a fare di più per proteggerli, oltre che a impegnarsi in nuovi reclutamenti con cui mettere un cerotto all’emorragia in corso.

Tecnologie all’avanguardia

C’è un problema di sopravvalutazione delle proprie forze e di sottovalutazione di quelle avversarie da parte della Cia. L’agenzia ha fatto poco per incrementare la sicurezza dei suoi informatori in questi anni, convinta che i protocolli tradizionali potessero essere sufficienti in questo senso. I governi e altri attori stranieri hanno però migliorato i propri servizi di spionaggio e affinato i dispositivi di tracciamento e individuazione del nemico, grazie soprattutto all’innovazione tecnologica ormai sempre più globalizzata.

L’intelligenza artificiale, il riconoscimento facciale, la biometria, l’hacking sono tutte armi da più o meno poco tempo in mano ai governi stranieri, che rendono loro molto più facile scoprire eventuali infiltrazioni. I contatti tra la Cia e i suoi informatori oggi sono quindi molto più esposti di un tempo e aggirare il nuovo reticolo tecnologico non è per niente semplice, come mostra appunto il boom di uccisioni e scoperte di informatori. Proprio per questo motivo, il documento diffuso dall’agenzia chiede ai suoi agenti di prestare particolare attenzione a queste tecnologie e alla loro elusione.

Quello della crescita della sorveglianza straniera sugli agenti e i collaboratori della Cia non è un tema nuovo. Come ha sottolineato qualche tempo fa Dawn Meyerriecks, vicedirettrice della divisione Scienza e tecnologia della Cia, in almeno 30 paesi del mondo il suo personale è tracciato attraverso fotocamere digitali, social media, intercettazioni e altri dispositivi tecnologici. Questo vale soprattutto in paesi come la Cina, dove l’attività degli informatori è particolarmente a rischio. In risposta, l’agenzia si è lanciata in nuovi progetti tecnologici che aiutino ad aggirare il problema.

Wired

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