Dall’Egitto, dove tra l’altro nacque il femminismo arabo, arriva una notizia che ha del clamoroso sul fronte dei diritti delle donne. Nel 2018 è stata fondata nella provincia settentrionale di Ash Sharqia, la terza più popolosa del Paese, una web radio no profit che senza giri di parole si chiama “Radio Divorzio” (“al – talaq”, formula ripetuta tre volte per l’odioso divorzio istantaneo, legalmente vietato ma tuttora presente in diversi Paesi meno che in Marocco e in Tunisia). Serve ad informare, discutere ed aiutare le donne su questo delicato fenomeno (tra l’altro l’Egitto è considerato il Paese dove ci sono più separazioni nel mondo arabo e dove i divorzi, il più delle volte richiesti da donne come in tutta l’area, sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni). Infatti nella stragrande maggioranza delle società arabe ed islamiche le donne divorziate sono malviste. Perché considerate colpevoli e le sole colpevoli del disfacimento del matrimonio e della famiglia.
Inoltre un rapporto Onu del 2013 riferiva che in Egitto il 47% di loro era stato addirittura aggredito in pubblico. La notizia è riportata nell’articolo “Radio Divorzio: una voce per le donne egiziane”, pubblicato in italiano sul sito “Mondopoli – Sguardi sul mondo – Portale di geopolitica ed economia internazionale”.
Racconta che questa radio rivoluzionaria per le donne è nata dall’idea di Mahasin Saberah, oggi 39 anni, master in studi islamici e madre di un bambino di 10 anni. Sa personalmente cosa significhino una separazione e un divorzio, soprattutto per la battaglia legale per la custodia del figlio.
Ha conosciuto molte donne in una situazione simile alla sua, perciò ha deciso di reagire, creando uno spazio per dare voce a se stessa e a loro. La volontà è anche quella di sfatare i pregiudizi di cui sono vittime, offrire sostegno legale, indirizzare ad enti governativi che potrebbero essere utili e dare supporto psicologico. Ovviamente si avvale di esperti.
Mahasin ha iniziato ad impegnarsi nel campo del divorzio nel 2010 creando un blog intitolato “Voglio il divorzio“, in cui parlava di tutte le difficoltà del caso in Egitto. Poi ha acquisito un server per creare il sito; ha iniziato a far partire le dirette e creato una vera e propria radio, ottenendo in poco tempo 8.000 follower. La sede iniziale delle trasmissioni era un Internet Caffé.
Oggi “Radio Divorzio” non è ascoltata solo in Egitto, ma anche in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Marocco Sudan e Libano. Persino in Occidente: negli Stati Uniti, in Spagna e in Italia. Iniziative simili sono nate anche in Messico, dove tra l’altro secondo un rapporto di “Amnesty International” vengono uccise almeno 10 donne al giorno, riporta il sito “Lifegate”. Nel Paese centro-americano sono state contate 3.723 vittime di femminicidio nel 2020. I crimini rimangono impuniti (Ciudad Juarez docet); la polizia minaccia i familiari delle donne uccise o accampa scuse come la mancanza di uomini per indagare.
Mahasin Saberah ha fatto sapere che “Radio Divorzio” ha attirato l’attenzione anche importanti media internazionali come l’emittente televisiva americana CNN ed il quotidiano britannico “Daily Telegraph”. Inoltre ha parlato del “target” dei suoi ascoltatori in Egitto: soprattutto appartengono al ceto medio urbano, statisticamente più interessato al fenomeno.
I più restii ad accettare questa radio sono gli anziani, più conservatori, gli uomini ovviamente e pure alcune istituzioni pubbliche, che hanno sferrato degli attacchi, nonostante lo stesso presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi abbia sollecitato ad evitare lungaggini per l’ottenimento dei divorzi.
All’inizio erano anche poche le persone che volevano partecipare all’iniziativa radiofonica. Raymond, uno dei primi che hanno accettato, ha detto di averlo fatto per difendere non tanto le donne quanto i bambini, le prime vere vittime di separazioni e divorzi.
Inoltre i gestori della radio hanno preferito non accettare finanziamenti esteri, per non essere accusati di far parte di un complotto straniero (leggi “occidentale”!) contro la famiglia egiziana. Va però detto che “Radio Divorzio” ha anche lo scopo di risolvere i problemi tra i coniugi e col tempo ha ampliato i suoi obiettivi.
Dà anche consigli alle madri su come crescere i figli e persino alle single per la scelta del futuro marito. Ci sono delle rubriche e sono davvero interessanti. Una s’intola “Ci avete frainteso” e si occupa di fare informazione per le donne; “Prima di dire ‘Voglio il divorzio'”, si occupa di cercare di risolvere i problemi prima di arrivare a questo passo; poi ci sono “Diario di una divorziata” e “Gli errori di Hanna”, dedicate alle conseguenze sociali per le divorziate.
Secondo la fondatrice di “Radio Divorzio” esso non è da considerarsi “anormale”, ma denuncia che è sempre e solo la donna che viene colpevolizzata e rimane senza diritti. Invece spesso il divorzio è per lei una necessità, non una scelta. L’emittente, spiega Laila, 27 anni, “… ci permette di dire ciò che prima era impensabile, e possiamo raccontare le nostre sofferenze senza timore o inquietudine”.
Inoltre ha portato addirittura ad una proposta di legge perché il marito non possa iniziare l’iter per divorziare, senza prima comunicarlo alla moglie. Nonostante le critiche, Mahasin e i suoi collaboratori vanno avanti, consapevoli che il cambiamento ha bisogno di tempo.