USA – Cina: continua il botta e risposta sui diritti umani tra le due potenze. Per esempio per quanto riguarda gli uiguri dello Xinjiang. La Camera del Congresso ha approvato quasi all’unanimità una legge contro la Repubblica Popolare Cinese per il trattamento riservato alla minoranza musulmana.
In precedenza il Senato aveva già dato il via libera ad un documento dello stesso genere. Viene denunciata la “campagna brutale di repressione con incarcerazioni di massa, torture e lavori forzati” a cui gli uiguri sono sottoposti dalla Cina.
Perciò si consente al Dipartimento di Stato a stilare una “lista nera” di organizzazioni che sostengono il regime cinese nella repressione minoranze dal punto di vista etnico e religioso.
La risposta della Cina non si è fatta attendere. Il portavoce del ministero del Commercio di Pechino, Gao Feng, ha dichiarato che “in nome dei cosiddetti diritti umani, gli Stati Uniti hanno violato i principi del Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio, ndr), distrutto gli assetti commerciali globali, peggiorando ulteriormente le catene di approvvigionamento globali”. Feng ha concluso sostenendo che la legge approvata negli Stati Uniti, abbia anche conseguenze economiche nefaste sul mondo intero (in termini di ripresa) e sullo Xinjiang stesso. Il riferimento è ai prodotti della regione.
Altro fronte per quanto riguarda i diritti umani che contrappone USA e Cina, è per esempio quello di Hong Kong. Il 19 dicembre ci saranno le elezioni per cambiare una piccola parte del Consiglio legislativo. Verranno eletti 20 nuovi membri sui 90 totali.
In vista di questo momento gli attivisti pro democrazia della città – Stato hanno invitato i compatrioti a non recarsi alle urne. Boicottaggio per evitare quello che hanno definito “un patto col diavolo”, dato che il governo filo – cinese.
La dissidente Sunny Cheung, 25 anni, per esempio ha affermato che “La popolazione di Hong Kong non dovrebbe sostenere il regime autocratico e aiutarlo a creare una finta democrazia”.
Sottolineiamo che i 20 membri del Consiglio legislativo, oltre che essere i soli che saranno eletti direttamente dalla gente, sono la metà rispetto a quelli dell’elezione precedente. Pechino ha paventato punizioni per coloro che esorteranno a boicottare le urne, anche se risiedono all’estero. Tuttavia nessuna legge impedisce la popolazione di astenersi o di lasciare la scheda bianca.