E’ morta ieri, giovedì 16 dicembre, a Santiago del Cile, Lucia Hiriart Rodriguez. Era la vedova di Augusto Pinochet, fautore del colpo di Stato contro Salvador Allende l’11 settembre del 1973. Sei giorni fa (giorno del 15 anniversario della morte del marito) aveva compiuto 99 anni.
Anche “Doña Lucia” (voleva che la chiamassero così) era odiata da un’enorme quantità di cileni. Lo dimostra il fatto che alla notizia della sua scomparsa, abbiano festeggiato per le strade. Ci sono stati cori, balli, brindisi e sfottò sui social; ma soprattutto sono stati ricordati i 3.200 desaparecidos (anche italiani) sotto il regime, che durò fino all’11 marzo 1990.
La televisione cilena ha informato che l’ex first lady, di recente era finita in ospedale diverse volte per problemi respiratori. Il decesso è stato confermato dai parenti della donna, che da Pinochet (sposato a 21 anni nel 1943) aveva avuto cinque figli.
Fuori dalla politica del Cile dopo che il marito era stato sostituito da un presidente, Patricio Aylwin, salito al potere con regolari elezioni, la Hiririat aveva avuto personalmente problemi con la giustizia. Riguardavano il patrimonio della sua famiglia ed un’attività assistenziale statale.
Si era vista l’ultima volta nell’aprile dell’anno scorso. L’occasione era la scomparsa dell’ex ministro dell’Interno Sergio Onofre Jarpa. Naturalmente era in carica sotto Pinochet.
Quest’ultimo aveva ricosciuto l’influenza di sua moglie nell’attuazione del colpo di Stato. Inoltre una biografia non autorizzata della donna, la definiva “stratega politica” che deteneva il “potere nell’ombra”. Il libro si intitola “Doña Lucía” ed è stato scritto da una giornalista di nome Alejandra Matus.
Questi sono giorni particolari in Cile. Sono in corso le elezioni presidenziali e tra tre giorni ci sarà il secondo turno. Si sfidano il candidato di sinistra, Gabriel Boric, e quello di destra, José Antonio Kast, ammiratore di Pinochet.
Boric e Kast hanno ovviamente provato sentimenti diversi, apprendendo della morte della sua vedova. Il primo ha osservato che essa è avvenuta “impunemente” e rivolto un pensiero “alle vittime della dittatura di cui (Lucia Hiriart, ndr) faceva parte”; il secondo ha porto le proprie condoglianze alla famiglia, ma anche sostenuto che la morte di una persona vada sempre pianta al di là della politica.