Grazie al Piano Marocco Verde, il Paese ha raddoppiato la sua ricchezza, diventando così un esempio per gli altri Paesi africani nel processo di industrializzazione.
Le riforme economiche intraprese dal Regno del Marocco stanno scatenando un vivace e dinamico dibattito tra le istituzioni dei Paesi dell’Africa. Durante una recente sessione plenaria del Parlamento del Marocco, dedicata agli affari di politica generale, il primo ministro Aziz Akhennouch ha spiegato che «dal lancio nel 2008, da parte di Sua Maestà il Re, del Piano Verde del Marocco, l’economia nazionale ha vissuto uno sviluppo economico e sociale senza precedenti, con un beneficio enorme per le diverse categorie di agricoltori e contadini che costituiscono la fetta principale della popolazione rurale del Regno». Il primo ministro ha ribadito che l’attuazione di tale colossale impianto economico è stata incentrata su due pilastri: il primo legato all’agricoltura innovativa e sostenibile; il secondo all’agricoltura solidale per la formazione all’innovazione e alla produzione delle aree fragili del Paese. Secondo le istituzioni del Regno, il quadro economico delle zone rurali ha vissuto un aumento del Prodotto interno lordo grazie alle innovazioni in ambito agricolo e alle nuove capacità di fare sistema da parte delle piccole realtà aziendali delle regioni del Paese legate alla produzione agricola. In termini di creazione di ricchezza, la capacità del Regno è raddoppiata dai 65 miliardi di dirham registrati nel 2008 ai 125 miliardi di dirham registrati alla fine dell’anno 2018.
L’elaborazione dei dati economici del Marocco e il successo ottenuto nella crescita sociale nazionale hanno innescato un dibattito fra gli analisti e gli esperti delle altre nazioni del continente. «Il Marocco costituisce un esempio per gli altri Paesi africani nel processo di industrializzazione, promozione delle esportazioni e delle eccellenze locali all’estero» ha dichiarato alla stampa l’esperto economico Edward Chisanga, che vuole imitare tali processi anche per lo sviluppo dello Zambia. «Ciò di cui abbiamo più bisogno è seguire la strada intrapresa da Paesi come il Marocco, le cui esportazioni mondiali hanno visto un aumento del 72%» hanno dichiarato gli esperti del Centro internazionale per il commercio e lo sviluppo sostenibile dell’Africa.
Le politiche industriali del Regno e i risultati del Piano Marocco Verde hanno consentito una diversificazione economica in linea con le priorità dell’Organizzazione mondiale del commercio (Ocm) che – come avvenuto in Bangladesh e in Vietnam – ha saputo cogliere le opportunità degli accordi commerciali internazionali per la crescita economica nazionale. «L’Africa deve trovare da sola il proprio valore aggiunto nelle esportazioni, impegnandosi con i Paesi sviluppati, gli investimenti diretti esteri e lo sviluppo del settore privato» ha dichiarato l’esperto economico dello Zambia.
Gli analisti del continente ribadiscono che le debolezze strutturali dell’Africa nella produzione di prodotti adatti all’export sono intrinseche alle decisioni politiche nazionali legate solo all’esportazione delle materie prime non lavorate. Politiche economiche depredatorie come quelle intraprese dallo Zambia – che esporta in Cina la maggior parte delle materie prime, senza ricadute economiche concrete – rappresentano uno fra i fattori di debolezza dell’economia africana. «Lo Zambia esporta rame grezzo poiché non ha i macchinari, le infrastrutture e le capacità tecniche per la lavorazione e per l’avvio di un processo industriale con prodotti finiti e pronti al mercato internazionale. Il Marocco è riuscito a superare tale divario produttivo e merita di essere analizzato e imitato» ha ribadito Edward Chisanga.