ALGERIA: detenuti per reati d’opinione in sciopero della fame

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Algeria – In un post sulla sua pagina facebook, l’avvocato Abdelghani Badi ha precisato che questi detenuti “ingiustamente imprigionati per le loro opinioni” stanno facendo uno sciopero della fame illimitato nella prigione di El-Harrach ad Algeri.

Secondo l’Avvocato, ripreso da Le Matin d’Algerie, i detenuti hanno iniziato lo sciopero per protestare contro «i procedimenti e le false accuse di cui sono vittime» mentre altri, tra i detenuti, insorgono, attraverso lo sciopero, contro il prolungamento “abusivo” della loro detenzione provvisoria.

Badi ha fatto sapere, tra l’altro, che numerosi detenuti tra gli scioperanti hanno intrapreso questa azione in coincidenza con il 64° anniversario dello sciopero degli Otto Giorni, del 1957, per protestare contro l’articolo 87 bis sulla base del quale sono accusati di “terrorismo”. «Essi respingono i capi d’accusa rivolti contro di loro sulla base di questo articolo del codice penale che li accusano di terrorismo», ha affermato ancora l’avvocato. In questo articolo, viene perseguito, tra l’altro, per atto terroristico «chiunque operi o inciti attraverso qualunque mezzo, ad accedere al potere o a cambiare il sistema di governo con mezzi non costituzionali».

I detenuti, secondo l’avvocato, «respingono formalmente e fondamentalmente i titoli contenuti nell’articolo di cui sono vittime (…) rifiutano la qualifica e non si considerano terroristi, ma semplici cittadini che hanno espresso pubblicamente la loro opinione». Nel giugno 2021, l’introduzione, nell’articolo 87 bis, del paragrafo incriminato ha suscitato preoccupazione. Molti, tra gli avvocati in particolare e i difensori dei diritti umani, hanno rilevato il carattere “ambiguo” di questo testo, considerando che ha come effetto quello di aggravare il carattere impreciso della definizione dell’atto terroristico così come definito all’articolo 87 bis del Codice penale.

In tal senso, degli esperti e dei Relatori Speciali dell’ONU hanno accusato il regime algerino di «strumentalizzare politicamente il terrorismo» per reprimere le libertà pubbliche.

In una comunicazione indirizzata all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ai Diritti Umani (OHCHR.), gli esperi e rappresentanti dell’ONU hanno reiterato la loro preoccupazione riguardo alla definizione di atti terroristici adottati da questo articolo che, includendo nella categoria di atto terroristico un’ampia varietà di infrazioni, entra in collisione con il principio di sicurezza giuridica.

Secondo loro, il testo mina i diritti di riunione pacifica e la libertà di espressione, e impone sanzioni sproporzionate ad atti che non dovrebbero essere trattati da legislazioni antiterroristiche.

agcnews

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