Pakistan: orrore nel Punjab, dove un uomo di 41 anni è stato lapidato con l’accusa di blasfemia al grido slogan islamici. Lo riporta “Asia News”. Muhammad Ahmed Mushtaq, questo era il nome della vittima, è stato prima legato ad un albero e torturato nel distretto di Khanewal.
Secondo il custode della moschea locale, aveva bruciato alcune pagine del Corano all’interno dell’edificio. Il custode l’ha detto a della gente, poi ha avvisato la polizia.
L’ispettore ha però riferito che i suoi uomini non hanno potuto fare nulla contro la folla imbestialita: li ha bloccati e ne ha feriti alcuni. Nemmeno l’arrivo dei rinforzi è servito a nulla.
Alcuni testimoni hanno detto che Muhammad Mushtaq era già stato fermato dalle autorità, ma gli estremisti l’hanno portato via. Sono in corso le indagini sull’accaduto e per ora sono state arrestate 80 persone.
Il cadavere di Muhammad è stato consegnato ai familiari e ieri, domenica 13 febbraio, si sono svolti i funerali. Hanno partecipato centinaia di persone. L’uomo era conosciuto nel suo villaggio, quello di Bara Chak, ed è stato riferito che da almeno 15 anni soffriva di problemi psichici (prima era assolutamente normale e un uomo buono, ha precisato qualcuno). Talvolta se ne andava di casa per dei giorni.
Sul caso è intervenuto il primo ministro del Pakistan Imran Khan. Ha puntato il dito contro chi si arroga il diritto di “farsi giustizia da solo” e assicurato che sarà punito anche stavolta “secondo le leggi”. Peccato che “secondo le leggi” locali, uno possa essere condannato a morte per blasfemia.
Nel dicembre scorso un cittadino dello Sri Lanka, un uomo d’affari, era stato ucciso (in maniera “extragiudiziale”come il musulmano Muhammad Mushtaq). L’ “accusa” era quella di aver strappato dei poster con versetti coranici sul luogo di lavoro. Una volta ucciso, il suo corpo è stato dato alle fiamme.
Non dimentichiamo inoltre i cristiani che si trovano accusati falsamente di aver insultato l’islam, solo perché sono una minoranza. Come dimenticare il caso di Asia Bibi?