Africa – Lo Stato islamico (Isis o Daesh), al-shabaab e il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jamaat nusrat al-islam wal muslimeen (Jnim, o Gsim), sono i tre gruppi terroristici che operano in Africa più attivi nel 2021 secondo il Global terrorism index (Gti) 2022, pubblicato in questi giorni dall’Institute for Economics and Peace (Iep).
Il primo, attraverso uno dei suoi rami, lo Stato islamico nell’Africa occidentale (Iswa) attivo nella regione del Sahel. Lo si incontra in particolare in Niger, dove l’anno scorso ha superato Boko Haram in termini di attività. All’Iswa, il rapporto attribuisce 23 attacchi in gran parte nelle regioni di Diffa e Tillaberi. I morti a causa degli attacchi dell’Iswa hanno rappresentato il 60 per cento del totale delle vittime in Niger. L’Iswa ha preso di mira soprattutto i civili nigerini. In media ogni attacco dell’Iswa in Niger ha causato almeno 15 vittime. Gli autori del rapporto ricordano che l’Isis è un estremista sunnita che si è formato come gruppo affiliato ad Al-Qaeda in Iraq e Siria nel 1999. I suoi affiliati sfruttano le tensioni tra musulmani sunniti e i musulmani sciiti.
Lo Jnim risulta l’unico gruppo che ha registrato un aumento del numero degli atti terroristici nel 2021. Il gruppo è stato formato nel 2017 proprio nella regione del Sahel, come una coalizione di gruppi insorti salafiti-jihadisti, tra cui Ansar Dine, il fronte di liberazione Macina, Al-Mourabitoun e il ramo sahariano di di Al-Qaeda nel Maghreb islamico. Dalla sua comparsa, il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani si è esteso in tutta l’Africa occidentale commettendo atti di violenza contro i civili, le forze di sicurezza locali, militari internazionali e forze di pace delle Nazioni Unite. Il gruppo sostiene che i suoi obiettivi sono di incitare i musulmani a opporsi all’oppressione, espellere le potenze occupanti dalla regione del Sahel e implementare il governo islamico. I leader del Gsim hanno dichiarato nemici giurati la Francia, come gli ebrei e i cristiani in generale. Hanno sfruttato con successo le rimostranze locali nei confronti condizioni di governance, economiche e sociali, in particolare nel Mali settentrionale e centrale, per sostenere il reclutamento.
Nel 2021, gli attacchi e le morti come risultato dell’attività del Gsim hanno raggiunto il loro livello più alto dalla comparsa del gruppo nel 2007. Il Gti lo ritiene responsabile di 351 morti nel 2021, un aumento del 69 per cento rispetto al 2020. Gli obiettivi abituali sono figure militari e politiche, tuttavia la tattica è cambiata nel 2021 con un netto aumento degli attacchi e morti di civili.
Al-Shabaab, gruppo militante salafita attivo in Africa orientale, persegue aspirazioni di statualità islamista in Somalia, dov’è emerso per la prima volta in una battaglia sulla capitale della Somalia nell’estate del 2006. Affiliato di Al-Qaeda in Somalia e Kenya, al-Shabaab aveva nel 2019, secondo stime, tra i 7.000 e i 9.000 combattenti nel 2019. Nel 2021, le morti per terrorismo attribuite ad al-Shabaab hanno continuato a diminuire, scendendo del 17% rispetto all’anno precedente. Delle 571 morti attribuite ad al-Shabaab nel 2021, il 93 per cento si è verificato in Somalia, il sei per cento in Kenya. Il numero totale di incidenti terroristici è sceso di 56 attacchi a 303 attacchi dal 2020 al 2021. Le morti in Somalia sono diminuite del 18% nel 2021. Questo è stato principalmente guidato da un calo dell’attività terroristica nella capitale, Mogadiscio, con il 37% in meno di morti per terrorismo. In Kenya le morti per terrorismo attribuite ad al-Shabaab sono diminuite del 14% nel 2021. Questo è il più basso numero registrato di vittime di al-Shabaab in Kenya dal 2012. L’attacco più letale in Kenya nel 2021 si è verificato nella contea di Lamu, dove una bomba sul ciglio della strada ha ucciso 15 soldati di passaggio in un convoglio.