Danimarca: vince di nuovo la sinistra che ha scelto la linea dura coi migranti – Trionfo per i socialdemocratici di Frederiksen, che ottengono il miglior risultato in 20 anni. Hanno portato la nazione all’accoglienza zero dei rifugiati e a deportare i richiedenti asilo in Ruanda.
Alle elezioni in Danimarca vittoria del Partito Socialdemocratico che avrà il compito di formare un nuovo governo in un’elezione generale vista come un voto di fiducia nella gestione della pandemia da parte della premier Mette Frederiksen e nella sua capacità di leadership per superare l’ennesima crisi. Il blocco “rosso” di Frederiksen, composto da cinque partiti, sembrava destinato a perdere la maggioranza man mano che lo spoglio dei voti si protraeva per tutta la serata di martedì, ma alla fine ha ottenuto gli 87 seggi necessari a governare nella Danimarca continentale e poi, insieme ad altri tre seggi provenienti dai territori autonomi d’oltremare delle Isole Faroe e della Groenlandia, ha ottenuto un totale di 90 dei 179 deputati del Parlamento. I sondaggi avevano previsto un’elezione storicamente debole per i socialdemocratici, che invece hanno guadagnato due seggi rispetto alle elezioni del 2019, ottenendo il 27,5% dei voti. “La socialdemocrazia ha avuto la sua migliore elezione in oltre 20 anni”, ha esultato Frederiksen in un discorso ai sostenitori.
La leader della Socialdemokraterne è stata la fautrice della svolta a destra del suo partito per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione, svolta che è stata di fatto uno degli ingredienti del suo successo in un Paese in cui la questione è molto sentita. È stata lei a volere la politica dell’accoglienza zero dei rifugiati (con un’eccezione per gli ucraini in fuga dalla guerra), a mettere in piedi un controverso progetto, simile a quello del Regno Unito, per trasferire i richiedenti asilo in Ruanda, a togliere i permessi di soggiorno ai siriani provenienti da regioni considerate sicure e a trasferire i detenuti stranieri in delle carceri in Kosovo.
I partiti di sinistra su cui la premier può contare per formare un nuovo governo sono il Partito popolare socialista, l’Alleanza rosso-verde e il Partito social-liberale, quest’ultimo guidato dalla commissaria europeo alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Una maggioranza di soli partiti di sinistra potrebbe rappresentare un problema per Frederiksen, che punta a una più ampia coalizione che superi la tradizionale divisione tra sinistra e destra, che ritiene necessaria soprattutto adesso in un momento di forte incertezza internazionale. Ma la formazione di questa ampia coalizione potrebbe tuttavia rivelarsi difficile, poiché la maggior parte dei suoi alleati di sinistra afferma di preferire un governo di pura sinistra. La leader socialdemocratica ha presentato le sue dimissioni alla regina e ora proverà a capire quali sono i margini di manovra. Potrebbe iniziare i negoziati con l’ex primo ministro LarsLokke Rasmussen e il suo nuovo partito centrista non allineato, i Moderati, che hanno anche fatto campagna per una coalizione di partiti mainstream.
L’elezione è avvenuta solo un mese dopo che il sabotaggio di due condutture del Nord Stream che trasportano gas dalla Russia alla Germania attraverso le acque danesi, sabotaggio che ha alimentato un senso di insicurezza senza precedenti tra i danesi. “In Danimarca, per molti anni siamo stati abituati al progresso. Ora ci troviamo di fronte a difficoltà, e con la guerra in Europa, la scarsità di energia, l’inflazione e le sfide climatiche, le crisi si combinano”, ha detto la leader. Frederiksen è stata la più giovane capo di governo del Paese scandinavo quando ha assunto l’incarico nel 2019 e ora a 44 anni succederà a se stessa.
Nata nella classe operaia del nord-ovest della Danimarca da una famiglia di attivisti di partito di lunga data, figlia di un tipografo e di un’assistente all’infanzia, ha fatto la gavetta nei ranghi giovanili del suo partito politico, come molti politici scandinavi. Eletta deputata a 23 anni, è stata premiata per il suo impegno nel sociale e per i suoi studi sull’Africa. Usa bene i social network dove mostra il volto di un primo ministro semplice che ama il paté e i panini allo sgombro, i due ingredienti più modesti della dieta danese. L’opposizione la critica sostenendo che vuole fare la rappresentante del popolo mentre in realtà ha sempre e solo vissuto di politica, diventando ministro a soli 33 anni e “principessa ereditiera” del Partito socialdemocratico, che ha guidato dal 2015 dopo la sconfitta della premier Helle Thorning Schmidt.