Golpe militare in Guinea-Bissau alla vigilia dei risultati delle elezioni

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I soldati hanno deposto il capo di stato e sospeso il processo elettorale fino a nuovo ordine.

Le forze armate della Guinea-Bissau affermano di aver preso «il controllo totale del paese» e di aver «sospeso il processo elettorale in corso». Un riferimento questo, alle elezioni generali dello scorso 23 novembre, il cui annuncio dei risultati era atteso per domani, 27 novembre.

A comunicare l’esecuzione del golpe è stato il generale Denis N’Canha, capo della casa reale militare presso il palazzo presidenziale. Il generale è intervenuto in una conferenza stampa trasmessa dall’emittente pubblica TGB. Il gruppo di soldati che dichiara di aver preso il potere si è ribattezzato Alto comando per il Ripristino della sicurezza nazionale e dell’ordine pubblico.

Il pronunciamento dei militari segue le dichiarazioni del presidente in carica Umaro Sissoco Embaló, che poco prima della conferenza dei soldati aveva riferito alla rivista francese Jeune Afrique di essere stato arrestato oggi verso le ore 12 (le 13 in Italia) nel suo palazzo presidenziale. Non è chiaro se il capo dello stato sia stato effettivamente posto in detenzione.

Con il capo dello stato sarebbero finiti in manette il ministro degli Interni Botché Candé e due cariche militari di alto livello: il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Biague Na Ntam, molto vicino al presidente, e il suo vice-capo di stato maggiore, il generale Mamadou Touré.

Le notizie da Bissau arrivano nel pieno di quella che sembrava l’alba di una nuova, ennesima crisi politica in Guinea-Bissau, paese non nuovo a golpe militari. Nelle ultime ore sia Embalò che il principale candidato delle opposizioni, Fernando Dias Da Costa, si sono infatti dichiarati vincitori al primo turno delle elezioni.

Le parole dei militari 

Nella sua dichiarazione, il generale N’Canha ha motivato l’intervento militare con la «scoperta di un piano di destabilizzazione» e di «manipolazione dei risultati elettorali», organizzato da alcuni «politici nazionali» non meglio specificati e col supporto di un «noto sponsor europeo».  Sarebbe stato scoperto anche un «arsenale di armi da guerra» pronto per essere usato per rovesciare l’ordine costituzionale.

I soldati hanno quindi deposto il presidente, sospeso il processo elettorale, chiuso tutte le frontiere e ordinato un coprifuoco dalle sette di sera alle sei del mattino. I provvedimenti resteranno in vigore fino a che «l’intera situazione non sarà opportunamente chiarita e le condizioni per il pieno ritorno alla normalità costituzionale non saranno ripristinate».

Il giornale locale O Democrata ha riferito di spari attorno alla Commissione elettorale e lungo il perimetro del Palazzo presidenziale. Secondo quanto riportato dal media locale, Bissau sarebbe adesso un deserto; uomini della Guardia presidenziale controllano tutto il centro città, mentre personale militare della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO) presiede l’ingresso dell’albergo dove sono ospitati gli osservatori internazionali.

«Solo strategia»

Secondo Augusto Kennedy Beer, giornalista ed esperto di pubblica amministrazione guineano che al momento si trova in Francia, il golpe potrebbe essere solo una «strategia per restituire poi il potere al presidente Embalò». Secondo Beer infatti, l’obiettivo principale dei militari è «impedire che domani vengano annunciati i risultati del voto, a favore delle opposizioni».

Negli ultimi tre anni, il capo di stato ha denunciato almeno due tentativi di golpe ai suoi danni, lamentando anche il coinvolgimento di figure vicine alle reti del narcotraffico, la cui influenza nel paese è enorme. Anche in questa occasione, le voci e le analisi che indicavano un possibile intervento militare non erano mancate.

L’arresto di una figura come Biague Na Ntam fa pensare però che la paternità dell’iniziativa non sia da attribuire a forze vicine al presidente. L’anno scorso il capo di stato aveva dato il nome del generale a un corpo speciale “anti golpe” da lui stesso istituito, a riprova della fiducia in questo alto dirigente dell’esercito.

Le elezioni dello scorso 23 novembre si sono svolte in un clima teso. Il cammino di avvicinamento al voto è stato infatti segnato dall’esclusione del principale candidato del Partito africano per l’indipendenza della Guinea e Capo Verde (PAIGC), Domingos Simões Pereira, per decisione della Corte Suprema di Giustizia (STJ). Il PAIGC è il partito che ha guidato la lotta di liberazione contro l’amministrazione coloniale portoghese, culminata nel raggiungimento dell’indipendenza nel 1973.

Embalò ha governato con un parlamento e un governo ritenuti illegittimi dalle opposizioni per quasi due anni, fin dalla crisi seguita a un presunto tentativo di golpe nel dicembre 2023.

nigrizia

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