Iran calcio: il difensore della nazionale iraniana “Saremo la voce del nostro popolo”

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Difensore della nazionale iraniana: “Saremo la voce del nostro popolo”

Così il difensore dell’Iran. La protesta nelle vie di Teheran dilaga e sbarca al Mondiale. Calcio e diritti: oggi anche gli inglesi si inginocchieranno.

La protesta nelle vie di Teheran dilaga e sbarca al Mondiale.

Non più voci nascoste, gli antichi schemi che si riproponevano quando la squadra dell’Iran “stato canaglia” per i servizi americani, andava ad incontrare in qualche disciplina sportiva il “grande Satana” americano o l’Inghilterra “piccolo Satana” vanno aggiornati. Adesso la nazionale iraniana al primo mondiale in un mondo arabo proclama di voler rappresentare “la voce” del suo popolo.

E gli inglesi metteranno il ginocchio a terra nel celebre gesto in omaggio a “Black Lives Matter” diventato simbolo della lotta all’emarginazione e al razzismo.

Oggi, allo stadio internazionale Khalifa di Doha, Inghilterra-Iran oltre ad un evento sportivo diventa una gara di solidarietà per i diritti e per la democrazia.

Ai sorteggi, sembrava un appuntamento con la storia, con anni di guerra, di rivalità, di contrapposizione, di boicottaggi e sanzioni. Con il passare dei mesi si è trasformato in un confronto inedito con il drammatico presente che vede il potere a Teheran impegnato in una durissima repressione della protesta che dilaga dopo la morte della ventiduenne Mahsa Amini, curda iraniana arrestata con la motivazione di aver indossato male il velo islamico.

Da quel 16 settembre, sono stati 378 i morti nelle strade secondo l’ONG Iran Human Rights, con sede in Norvegia, oltre 15.000 gli arrestati. Il potere, come non poche volte in passato, agisce con pugno di ferro giustificando la feroce repressione con presunte “manovre” straniere che orchestrano la protesta dei giovani. Oggi, parlando alla conferenza stampa della vigilia a Doha, il difensore Ehsan Hajsafi ha rotto ogni indugio e spazzato via tutte le incertezze proclamando la nazionale iraniana “voce del popolo”: “Dobbiamo accettare il fatto che la situazione del nostro paese non è buona e che il nostro popolo non è felice – ha detto Hajsafi – tutti sono scontenti, ma questo non è un motivo per non essere qui la voce del popolo. E per non rispettarla”. Parlando a nome dei compagni, il giocatore ha affermato che “tutto quello che abbiamo lo dobbiamo al nostro popolo e siamo qui per lavorare duro, combattere, avere un buon comportamento in campo, segnare dei gol ed essere devoti al popolo iraniano. Spero che la situazione evolverà così come il popolo auspica e che tutti saranno felici”.

Diversi giocatori iraniani hanno espresso il loro sostegno alla protesta nelle piazze attraverso i social, mostrando braccialetti neri durante le partite o rifiutando di cantare l’inno nazionale, ipotesi che resta in piedi anche per oggi. Sardar Azmoun, la vedette del gruppo, ha espresso più volte la sua solidarietà ai manifestanti denunciando la repressione del regime. Poi, appuntamento il 25 novembre con il “Grande Satana”: anche lui, il nemico americano, è nello stesso girone.

Sul fronte opposto, ma in fondo neppure troppo, è stato il ct Gareth Southgate ad annunciare la decisione di “inginocchiarsi prima della partita”, “un messaggio forte a favore dell’inclusività per i giovani di tutto il mondo”.  E se in Iran si lotta per i diritti elementari di tutti gli esseri umani, Southgate e i suoi si rendono conto che anche in Inghilterra “per molti la vita si è fatta difficile, è in atto una recessione economica che colpisce molti e quindi vorremmo che il nostro viaggio portasse felicità alla gente”.

Ansa
   

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