Iran: scioperi per tre giorni, negozi chiusi in molte città. Le autorità di polizia “Chi non porta il velo pagherà un caro prezzo”

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Iran: scioperi per tre giorni, negozi chiusi in molte città, “chi non porta il velo pagherà”- Continua la protesta per Mahsa Amini nel Paese, dove è attesa una mobilitazione generale per il 7 dicembre “il giorno dello studente”. Le autorità di polizia: “Chi non porta il velo pagherà un caro prezzo”.

Continuano le proteste in nome di Mahsa Amini in Iran. Negozi e mercati in varie città dell’Iran sono rimasti chiusi, aderendo ad uno sciopero di tre giorni indetto da attivisti nell’ambito delle manifestazioni anti governative in corso da settembre dopo la morte della 22enne di origine curda che ha perso la vita mentre era in custodia dalla polizia morale per non aver indossato il velo in modo corretto. Serrande abbassate nella capitale Teheran, a Sanandaj, Isfahan, Bushehr, Shiraz, Kerman, Ardebil, Mahabad, Orumiyeh, Kermanshah e altre città.

Gli scioperi hanno coinvolto anche autotrasportatori e alcuni lavoratori degli impianti petrolchimici di Mahshahr e delle acciaierie di Isfahan. Dimostrazioni e boicottaggio delle lezioni si sono visti anche in vari atenei iraniani, a due giorni dal 7 dicembre, quando in Iran si festeggia il “giorno dello studente”. Previsto un discorso del presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi in una delle università del Paese.

Ieri dalla città santa di Qom il procuratore generale Montazeri, a margine di un incontro col clero, aveva azzardato una dichiarazione in merito a una sospensione della Gasht – Ershad, ovvero polizia della morale, notizia che si è diffusa rapidamente nel Paese e nel resto del mondo creando non poco stupore e soprattutto incredulità per la sua attendibilità. La polizia religiosa fu introdotta nel grande Paese del Medioriente dal presidente ultraconservatore Ahmadinejad nel 2005.

La ferocia della repressione è sotto gli occhi di tutti da 3 mesi, così come è notoria la tenacia del pugno duro del regime davanti alle manifestazioni anti-governative, considerate da Teheran frutto di “ingerenze straniere”, compiute da Paesi ostili al suo sviluppo come Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita. In discussione secondo il procuratore sarebbe anche l’uso dell’hijab islamico obbligatorio che il parlamento – dice – discuterà tra 15 giorni in una apposita commissione.

Secondo i dati dell’agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani Hrana, da quando sono iniziate le manifestazioni, negli scontri hanno perso la vita almeno 471 persone, tra cui 64 minori e 61 membri delle forze di sicurezza, mentre gli arrestati sono oltre 18mila.

Tuttavia è proprio da Qom che arriva oggi “la smentita”.  “Il prezzo da pagare per chi non porterà il velo nel nostro paese si alzerà”, ha detto Hossein Jalali membro della commissione cultura del parlamento in riferimento alla discussione sul velo. Lo fa sapere il quotidiano riformista Shargh pubblicando un video di Jalali che parla a un’assemblea di donne nella città santa. Questo mentre continuano a bruciare immagini del fondatore della Repubblica islamica Ali Khomeini, come ad Ardabil, antica città dell’Azerbaigian persiano.

E ancora, il corpo paramilitare dei “basij, la polizia e le forze di sicurezza non esiteranno a fronteggiare duramente i rivoltosi, i criminali armati e i terroristi che sono stati assoldati dai nemici”, si legge in una dichiarazione delle Guardie della rivoluzione. “Dopo la sconfitta della nuova sedizione, creata dai nemici, il sistema sacro della Repubblica islamica continuerà con forza a realizzare la sua causa e sconfiggerà il fronte unito dei nemici”, avvertono. Dunque nulla di rassicurante arriva per ora dal governo.

Sono già 21 le condanne a morte emesse negli ultimi giorni, di cui tre riguardano minori di 18 anni. “Gli annunci del regime sono poco credibili, ma continueremo a batterci per evitare questo massacro”, ha detto a Rainews.it Riccardo Noury di Amnesty International.

Il velo e il rapporto con le donne da parte del clero sciita sono stati sempre oggetto di critiche da parte dell’opposizione nel corso degli anni. “Da quando i mullah sono saliti al potere in Iran, abbiamo condannato il velo obbligatorio e la misoginia del regime. L’8 marzo 1979, molte donne senza velo furono picchiate dalle forze del regime” ha scritto Maryam Rajavi, leader dei Mujahedin of Iran dal suo esilio a Parigi. Secondo l’ex imperatrice Fara Dibah su Khomeini ha affermato: “Era ossessionato dalle donne”.

“Vedremo se la scelta di sciogliere la polizia morale sia la verità, se fosse vero sarebbe un messaggio positivo, ma aspettiamo”, e in ogni caso “noi seguiamo con grande attenzione e preoccupazione quello che succede in Iran”, ha detto il ministro degli esteri Antonio Tajani a margine di un evento alla Farnesina. L’Italia rinnova l’appello al governo iraniano a “chiudere la stagione della violenza” perché la democrazia “deve autorizzare la libertà di espressione”, mentre “quello che accade è in contrasto con il rispetto dei diritti umani e noi condanniamo fortemente la violenze nei confronti delle donne e della popolazione civile”.

Rainews

 

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