TERREMOTO IN MAROCCO/ “Speriamo nella protezione civile italiana, poi bisogna ricostruire le scuole”

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Marocco - terremoto
Souad Sbai

TERREMOTO IN MAROCCO/ “Speriamo nella protezione civile italiana, poi bisogna ricostruire le scuole”

Souad Sbai, originaria del Marocco, ci parla della tragedia del terremoto: “Confido nell’aiuto della Protezione civile italiana”. Un boato, come fosse una bomba, durato 30 secondi. Così un terremoto di magnitudo 7.0 ha scosso il Marocco nella notte di venerdì alle 23:11 seminando morte e distruzione. L’epicentro è stato a una quindicina di chilometri da Tata N’Yaaqoub, municipio di Ighil. La città più grossa interessata è quella di Marrakech, nota meta turistica, lontana poco più di 70 chilometri dall’epicentro. Una scossa che si è propagata lungo i monti dell’Atlante, percorrendo 400 chilometri e facendosi sentire anche in Algeria e in Spagna. Già nel pomeriggio di sabato i morti avevano superato le mille unità, ma purtroppo sarà una cifra che dovrà essere aggiornata continuamente, mano a mano che arriveranno i dati della tragedia anche dai luoghi dove le comunicazioni sono più difficoltose. Non ci sarebbero italiani tra le vittime.

Le prime reazioni, lo choc di fronte a un evento così devastante, ce le riporta Souad Sbainata in Marocco, cittadina italiana, già deputata nel nostro Parlamento, giornalista e attivista per i diritti delle donne. Un evento immane per affrontare il quale il Marocco potrebbe affidarsi anche alla Protezione civile italiana e alla sua solida esperienza in questo campo, ripetendo quanto è stato fatto in Turchia e Siria, colpite la primavera scorsa da un terremoto altrettanto intenso. “Ora la gente ha paura – dice Souad Sbai – soprattutto delle scosse che verranno. Ha allestito delle tende e dorme fuori casa, preoccupata”. Immagini che si ripetono, già viste negli altri terremoti.

Souad Sbai, che cosa le hanno raccontato dal Marocco?

Il sisma è del settimo grado della scala Richter: basta ricordare cosa è successo a L’Aquila dove l’intensità è stata anche inferiore. È dura. Dall’una di notte (il terremoto è stato intorno alle 23, ndr) mi sono arrivate le telefonate di tante persone e mancano all’appello ancora alcuni amici e amiche, mi auguro che sia solo una questione di linea, che non siano riusciti a mettersi in contatto. Tutti raccontano di una situazione mai vista: molte persone non hanno fatto in tempo ad aprire la porta di casa. Gli altri hanno dormito per strada, come faranno anche nelle prossime notti. In quello che dicono trasmettono paura, per le scosse che ci sono state e per quelle che potrebbero ancora arrivare, visto che la terra continua a tremare. Per inviare aiuti è meglio aspettare indicazioni precise, anche se io spero che possa fare da tramite la Protezione civile italiana, la più importante al mondo.

Purtroppo una situazione già vista: la paura domina su tutto.

Bisogna aspettare perché il sisma non è finito, è proseguito anche ieri mattina, si è sentito fino a Casablanca, ma anche fino alla Spagna e al Portogallo. Nella zona di Marrakesh, la più colpita, la gente che ho sentito ha parole solo per descrivere le case distrutte e danneggiate, nei centri più grandi ma anche in quelli minori. La vecchia Medina è stata colpita in maniera importante.

Il Marocco nella sua storia ha conosciuto molti terremoti? Anche di quest’ordine di grandezza?

Ce ne sono stati altri, ma mai come questo. Si tratta di un evento davvero eccezionale. Così forte mai. Speriamo almeno che la terra smetta di tremare.

Il Governo ha già organizzato soccorsi?

I soccorsi marocchini erano già sul posto da questa notte, per quello che è stato possibile gli ospedali si sono attivati, anche l’esercito.

Il Marocco è uno dei Paesi più stabili nell’area, ha le risorse per reagire?

È vero, è un Paese molto stabile. Marrakech ha subito attentati jihadisti importanti e si è rialzata. Una vicenda che ha danneggiato il turismo, fondamentale per il Paese. Il Marocco, comunque, ora è una nazione tranquilla, è l’unica dell’area che ha investito molto contro il terrorismo. Certo, rialzarsi da soli è comunque difficile, c’è bisogno di aiuto: lo chiederà se ce n’è bisogno. Già ci sono tanti Paesi che si sono fatti avanti, Paesi arabi, europei, dell’Est. Marrakesh è una città protetta dall’Unesco, ha retto per secoli. E non è vero, come qualcuno ha detto, che ci sono costruzioni fatte di terra. Certo, intorno ci sono anche dei villaggi, ma la città ha una storia secolare.

L’Italia che apporto può dare in questa situazione?

Il Governo italiano si è già dichiarato molto disponibile a mandare aiuti. Io credo nella Protezione civile italiana, spero che possano andare là al più presto. È il primo tramite per portare aiuti. Poi ci saranno le piccole associazioni ma per il dopo, per contribuire a ricostruire, magari cominciando dalle scuole.

Dunque la nostra Protezione civile può aiutare ad organizzare la macchina dei soccorsi?

Basta pensare a quello che ha fatto in Siria e in Turchia, lì ha tirato fuori dalle macerie gente che era rimasta intrappolata per molti giorni. Le persone di buona volontà che vogliono aiutare contattino loro e la Farnesina.

Come sarà possibile riprendersi?

Quello della zona di Marrakesh è un popolo solare, che affascina con i suoi racconti. È il popolo di Averroè (il filosofo arabo che commentò Aristotele, ndr). Un popolo allegro. E quell’allegria deve tornare. Hanno lo spirito giusto per rialzarsi.

IlSussidiario

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