La cura delle donne

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elena pompei

La cura delle donne di Elena Pompei

Fin dai tempi antichi le donne hanno rappresentato l’unione perfetta tra “prendersi cura” e “curare”.

E’ insito nel loro DNA, dal momento della procreazione e della nascita della prole, accudire i più deboli e spesso i malati. Ci sono straordinarie testimonianze di donne nella medicina già ai tempi degli Egizi  e dei Greci . Lo stesso  dio Asclepio (Esculapio per i Romani) era sempre rappresentato accanto alle sue due figlie: Igea , la dea della salute e della prevenzione , da cui derivano le molteplici sfaccettature di “igiene e igienico” e Panacea, che presiedeva alle cure fatte con piante ed erbe mediche , sinonimo di rimedio per molteplici mali. Durante il Medio Evo le donne, sotto forma di tradizioni  legate alla sfera popolare , hanno continuato a curare, per lo più ambiti legati alla ginecologia e all’attività delle levatrici. Con l’Inquisizione , nel 1500, molte di loro, non avendo avuto mai una regolarizzazione e canonizzazione delle pratiche mediche , sono state ingiustamente perseguitate e martirizzate. Solo alla fine dell’ottocento conosciamo il nome di qualche donna medico e da allora furono introdotte regolarmente nei corsi di studi di medicina. Elisabeth Blackwell fu la prima donna ad essere introdotta in una facoltà di medicina A New York e la prima donna a laurearsi, a discapito dei suoi professori che l’avevano scoraggiata. Sono molti i nomi italiani illustri di donne medici, come Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, che sono andate via via intrecciando la medicina con la scienze e la psicologia o la pedagogia. Ma la storia delle donne nella medicina e nella scienza è anche la storia di occasioni mancate e per certi versi, di sessismo. Gli uomini hanno conseguito , in media , 27 volte più Premi Nobel rispetto alle donne e dei 52 premi attribuiti a quest’ultime, la maggior parte sono stati conseguiti nelle classiche discipline ritenute più “femminili” (pace e letteratura ). E’ un pensiero profondamente sbagliato  e radicato quello di ritenere che esistano discipline maschili e femminili e che il campo della scienza sia un mondo dedicato solo ai maschi. Lo sottolinea Piera Levi Montalcini, ingegnere e presidente dell’Associazione Levi-Montalcini, ribadendo il fatto che, in alcuni ambiti, probabilmente , le donne si sentano in forte competizione con l’uomo e che preferiscano rimanere nella loro zona di comfort, cioè quella della cure della persona e della casa. Inoltre- ribadisce la presidente- gli uomini sul lavoro sono in grado di fare più “squadra”, mentre spesso le prime nemiche delle donne sono le donne stesse. I social lo dimostrano. Troppe volte leggiamo commenti negativi sul lavoro svolto dalle infermiere, dai medici donna e gli haters sono proprio persone dello stesso sesso. Ne sono tristissimi esempi la prima infermiera vaccinata da Covid, Claudia Aliverini , che ha ricevuto minacce e auguri di morte da quelle stesse persone che, fino ad un anno fa, esaltavano e benedicevano il massacrante lavoro del personale sanitario e Alessia Bonari, che si è presentata a Sanremo, attirando le ire di chi la voleva chiusa in ospedale con la mascherina che le aveva segnato il volto. Non esiste vaccino per gli stereotipi.

Di Elena Pompei

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