Sono una donna, ma l’8 marzo non posso “festeggiare” la ricorrenza, la cosiddetta festa della donna, un giorno nato sulle ceneri di una tragedia, come reazione alla condizione di inferiorità in cui la società aveva messo quello che si definisce – e già questo la dice lunga – “sesso debole”.
Non festeggio perché viviamo in un Pianeta dove ogni poche ore si registra un femminicidio; dove le ragazze vengono violentate in branco.
Non festeggio in un mondo dove l’educazione sentimentale – sentimentale, non sessuale – non esiste.
Non festeggio dove, al di là delle dichiarazioni pubbliche nelle quali sembra che tutti gli strumenti legislativi e giudiziari siano a portata di mano, rimaniamo ostaggi dell’uomo che non accetta la fine di un rapporto. Certo, le leggi esistono, ma la vita è altro: le donne denunciano sempre, ma il più delle volte non vengono neanche credute. I giudici archiviano con una certa velocità i processi per maltrattamenti in famiglia. Gli uomini violenti non vengono puniti.
Il femminicidio è la punta dell’iceberg di una società che non tutela la donna; anzi, peggio, non la considera. Una società talmente maschilista da aver influenzato anche il linguaggio femminile, dove gli epiteti offensivi nei confronti delle donne partono il più delle volte dalle stesse donne. Davvero non so in che modo si possa “festeggiare” questa ricorrenza. Non c’è da festeggiare, c’è ancora da lottare. I fiori, le mimose, portiamoli sulle tombe delle vittime.
Molte sono le storie riguardo all’origine di questa “festività”, molte sono leggende metropolitane, fatti probabilmente accaduti ma infondati, altre invece sono storicamente avvenute e dal punto di vista sociale e politico ci hanno innalzate ad un grado più alto. Per quanto mi riguarda, più che festeggiare la donna come essere umano, io oggi festeggio e ricordo le donne che hanno combattuto per diritti che oggi ormai consideriamo “scontati”, che hanno combattuto i pregiudizi ignoranti che le volevano chiuse a casa e deboli e festeggio le donne che tutt’ora nel mondo lottano per la loro libertà. Auguri alle guerriere oggi, auguri a tutte le donne sempre.
di Souad Maher