Musulmani d’Italia, occhio alle «eccezioni»

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Michele Groppi

Michele Groppi, laurea Stanford in relazioni internazionali, ha ottenuto un Master in anti-terrorismo e sicurezza nazionale presso l’IDC Herzliya e un PhD in studi della difesa dal King’s College di Londra. Attualmente è docente associato all’Accademia della Difesa del Regno Unito, dove insegna corsi di sicurezza e da poco ha scritto il libro «Luci e ombre: i Musulmani d’Italia». Esperto di terrorismo è una delle persone più autorevoli a cui chiedere cosa sta accadendo in queste ultime settimane in Europa.

Michele Groppi

Professor Groppi, i recenti attentati a Vienna, Nizza e Parigi sono un nuovo campanello d’allarme per il nostro continente? Senza fare allarmismi, è chiaro che la minaccia terroristica non è sparita. Anzi, anche durante la pandemia, il terrorismo non ha perso tempo per riorganizzarsi e, in qualche caso, ricordarci che la lotta è tutt’altro che conclusa. Nonostante i molteplici proclami degli ultimi anni lei crede che le istituzioni europee e i singoli paesi abbiano sottovalutato il problema? Abbiamo assistito a diversi trend. Si è passati dalla paura e, diciamocelo, da una certa ossessione, quasi a una sorta di reticenza ad affrontare il tema. Dobbiamo fare attenzione a non creare divisioni e generalizzazioni che, ricordiamoci, sono in primo luogo sfruttate proprio dai terroristi. Parimenti, non credo sia saggio non chiamare le cose col proprio nome e minimizzare a tutti i costi tematiche caldissime nel nome del politicamente corretto. Dobbiamo trovare un equilibro, a partire dal discorso istituzionale, che non dovrebbe essere così polarizzato e strumentalizzato. Il suo libro è un lungo percorso all’interno del mondo islamico in Italia. Che idea si è fatta dei musulmani nel nostro paese? C’è la possibilità che all’interno di questi centri culturali si nascondano gruppi terroristici? Ovviamente, il tema è davvero complesso. All’interno del mio affascinante viaggio, racconto e condivido luci e ombre, da chi ama questo paese e darebbe la vita per il suo bene, a chi, invece, di noi non conosce niente e ci odia profondamente. Per ciò che concerne il terrorismo, la buona notizia è che la stragrande maggioranza dei nostri cittadini musulmani rigettano categoricamente la violenza in nome della fede. La notizia meno buona è che, tuttavia, emergono spesso e volentieri preoccupanti «eccezioni», come per esempio il tema delle icone religiose, che, sebbene non siano strettamente collegate alla violenza, lasciano però intravedere un certo livello di tensione latente che potrebbe esplodere. L’arrivo di Biden alla Casa Bianca cambierà la politica USA nel Mediterraneo e in medio oriente? Ottima domanda. Non è semplicissimo prevedere quali saranno le politiche della nuova amministrazione americana. Detto ciò, credo che sarà difficile che Biden possa completamente disfare ciò che ha iniziato il suo predecessore. Pertanto, speriamo che il nuovo inquilino della Casa Bianca continui a sostenere la normalizzazione diplomatica fra Israele e gli altri stati arabi, inclusa l’Arabia Saudita. Tuttavia, sono sinceramente un po’ preoccupato per come Iran, Hamas, Hezbollah e Turchia potrebbero muoversi con un presidente americano non così ostile.

di Giangiacomo Calovini

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