DDL Zan – Il disegno di legge Zan sull’omotransfobia fin dai suoi primi passi è stato fortemente divisivo ed obbiettivamente di oscura interpretazione, il che ha suscitato non poche perplessità riguardando,
oltretutto, modifiche al codice penale.
Il suo carattere fortemente ideologico nel merito e nel metodo è apparso evidente, tanto da far prendere alle sinistre una posizione intransigente nel non voler in alcun modo trovare una mediazione con i partiti
del centro destra, giustamente contrari ad un provvedimento che, tra l’altro, andrebbe ad incidere anche sulla libertà di espressione, costituzionalmente garantita.
Fermo restando che qualsiasi discriminazione è da condannare senza appello, assai pericoloso sarebbe basare l’applicazione di una sanzione penale su concetti, richiamati nel DDL, che possono dar adito ad
interpretazioni molto soggettive come certo non quello di “sesso”, l’unico chiaro, ma quello di “genere”, di “orientamento sessuale” o di “identità di genere”, categorie queste richiamate dal disegno di legge e che
vengono trasfuse in fattispecie di reato, come quelle previste dall’art.604 bis del Codice Penale, che punisce la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. La certezza del diritto, soprattutto in materia penale, è un valore che non può essere in alcun modo messo in pericolo.
Ancor maggiore perplessità desta la previsione riportata nell’art 4 che vale la pena citare testualmente: “ Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le
condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.”
Quale Giudice potrà determinare la sussistenza o meno del pericolo previsto nell’ultima frase?
Con quale coraggio chi è, ad esempio, contrario all’adozione per le coppie omosessuali, o è fautore della famiglia tradizionale tra un uomo ed una donna, potrebbe liberamente manifestare il proprio pensiero, con
la paura che magari una parola possa essere intesa malamente da qualche squilibrato che, poi, ponga in essere atti violenti?
Il far entrare nelle scuole, anche frequentate dai più piccoli, eventi contro l’omofobia, la lesbofobia, labifobia e la transfobia, mi appare veramente una forzatura. Certi argomenti necessitano di una maturità
che alla materna ed alle elementari mi sembra proprio sia difficile si abbia. I nostri figli devono essere educati a non discriminare alcuno, ma con un percorso formativo adatto che tenga conto delle sensibilità e
dell’età di ognuno.
Non nascondo, quindi, la mia soddisfazione che questo disegno di legge sia stato fermato con la tagliola in Senato.
Di una legge così imperfetta e divisiva non si sentiva proprio la necessità ed intasare il Parlamento per prese di posizione ideologiche, quando i problemi che ci attanagliano tutti i giorni sono altri come quelli legati alla pandemia ed alla crisi economica, non mi sembra proprio nell’interesse del Paese.
Vi sarà tempo, passata la tempesta Covid e ripresa la crescita, per ritornare con maggiore equilibrio sul tema, affinchè ancor meglio possano essere tutelate le differenze e garantita, contemporaneamente, la
libertà di pensiero e di espressione.
Della vicenda, però, è particolarmente interessante anche il dato politico.
Il voto è stato segreto e su 288 senatori presenti 154 hanno votato a favore della tagliola, 131 contrari e due astenuti. La votazione è avvenuta, quindi, con una notevole presenza degli aventi diritto, con la punta
di Fratelli d’Italia che ha schierato tutti quanti i propri 21 senatori, nessuno assente.
Avendo il centro destra una base di 135 senatori, se la matematica non è un’opinione, ben 19 del centro sinistra hanno votato con loro. Da ciò vale la pena rilevare come, quando si procede a voto segreto e,
soprattutto, senza fiducie, la libera scelta in coscienza dei singoli parlamentari si manifesta in tutta la sua valenza, il che è veramente una festa per la democrazia, qualunque sia stata la scelta fatta.
Il risultato è stato anche un deciso smacco nei confronti del neo segretario PD Enrico Letta che si era fatto paladino del provvedimento e che, evidentemente, non ha convinto neppure tutti i suoi. Segretario che
appena insediato aveva indicato come punti programmatici fondamentali temi come lo ius soli ed il voto ai sedicenni, temi questi, come la materia del DDL Zan, che mi sembra proprio i cittadini non ritengano come prioritari, soprattutto in questo momento storico.
Questa votazione, poi, potrebbe anche essere una prova generale di quella più importante del nuovo inquilino del Quirinale. Chi vivrà vedrà.