L’Inps risparmia sugli invalidi mentre il reddito di cittadinanza viene rifinanziato

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centrodestra draghi - calenda

Inps – Uno strano Paese il nostro dove uno strumento di sussidio, impropriamente chiamato “reddito”, che non ha sostanzialmente funzionato per quello che era uno dei suoi principali obiettivi, creare occupazione, viene riproposto e rinforzato, mentre, quasi in contemporanea, l’Inps restringe l’applicazione di un sacrosanto assegno mensile in favore degli invalidi.

Il Governo, con il Documento Programmatico di Bilancio, ha confermato l’impianto del reddito di cittadinanza rifinanziandolo con un fondo aggiuntivo di circa un miliardo e mettendo in campo, quindi, tra lo stanziamento previsto e detto ultimo fondo, complessivamente quasi nove miliardi di Euro. Di certo il M5S non poteva permettersi, dopo la batosta elettorale delle amministrative, di cedere sul proprio provvedimento di bandiera, anche se la sua scarsa efficacia ed il suo carattere preminentemente ideologico avrebbero dovuto suggerire seri ripensamenti.

Sembra, comunque, che saranno intensificati i controlli preventivi anti furbetti e che vi saranno maggiori restrizioni sull’accesso all’assegno, il tutto accompagnato da meccanismi di taglio al secondo rifiuto di offerta di lavoro.

​Certo è che dovrà essere potenziato e migliorato il sistema dei Progetti Utili alla Collettività, al fine di mettere a reddito sociale i beneficiari del sussidio adibendoli a compiti certo di interesse generale, ma che possano contribuire anche alla loro crescita formativa e di capacità secondo le specifiche inclinazioni di ciascuno.

​Se da un lato sul reddito di cittadinanza, quindi, non si bada a spese, dall’altro l’Inps ha pensato bene di stringere la cinghia sugli invalidi, infatti con il Messaggio n.3495 dello scorso 14 ottobre ha reso noto un deciso cambio di rotta riguardo all’erogazione dell’assegno mensile per gli invalidi civili parziali, previsto dall’art.13 L.118/71. Detto assegno che, fino ad oggi, era riconosciuto dall’Istituto a tutti coloro che avevano una invalidità dal 74 al 99% purchè avessero un reddito inferiore a 4.931 Euro l’anno, non verrà più erogato nei confronti di chi, pur avendo un reddito sotto quella bassissima soglia, abbia comunque un’attività lavorativa.

​Tale decisione è giustificata dai pronunciamenti giurisprudenziali che vanno in tal senso.

​In effetti la norma (detto art.13 L.118/71) prevede il requisito della “inattività lavorativa”, ma trincerarsi di fronte ad un dato letterale per giungere ad una interpretazione assolutamente restrittiva, che consideri attività lavorativa anche quella minima che dia un reddito comunque inferiore al detto bassissimo limite di legge di 4.931 Euro l’anno, appare iniquo soprattutto in quanto applicato ad una categoria debole come gli invalidi. Ciò impedirà ai cittadini disabili di fare anche quei piccoli lavoretti utili non solo per quel minimo guadagno, ma soprattutto per aiutarli a sentirsi vivi. Il venir meno di dette occupazioni, aventi anche valore terapeutico e di inclusione sociale, li renderà sempre più marginalizzati ed isolati.

​Di tale stortura interpretativa, ma soprattutto legislativa, hanno chiesto a gran voce rimedio tante associazioni che si occupano di malati e disabili, come As.Ma.Ra. onlus, il Coordinamento Lazio Malattie Rare, il Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down, UNIAMO-FIMR e tante altre, scrivendo accorati appelli a tutte le Istituzioni, “siamo davvero preoccupati per i nostri malati, contiamo sull’attenzione del Governo per poter risolvere questo grave problema”, ha dichiarato Maria Pia Sozio, presidente di As.Ma.Ra. onlus e vice presidente del CoLMaRe.

​Non voglio pensare che a questo Governo, targato fortemente M5S, possa importare più dare soldi a pioggia per un reddito di cittadinanza ideologico che garantire un minimo sostentamento ai disabili, che sono certamente meno interessanti elettoralmente, miauguro, quindi, che un intervento legislativo urgente venga messo in cantiere, facendo appello sia alla maggioranza che alla opposizione.

Di Antonfrancesco Venturini

1 Comment

  1. Si siamo davvero preoccupati per questa decurtazione che viene fatta dall’INPS ai nostri malati già straziati per le malattie che li hanno colpiti . È incredibile !!viene tolto ai malati una cifra piccolissima di euro 287 se si sono inseriti nel mondo del lavoro . Ma come non si dovrebbe agevolare questi malati a fare una vita più dignitosa ? Il lavoro per loro e per le loro famiglie e un modo per farli sentire utili, liberi e soprattutto meno soli. Contiamo sulla sensibilità del governo.

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