Mattarella bis – Certo nella politica italiana di frutti ce ne sono molti da Meloni a Fico, fino a Pera, tanto per dirne alcuni, ma di una politica così alla frutta, com’è uscita dall’elezione del Presidente della Repubblica, non se ne sentiva proprio il bisogno.
Nei miei editoriali delle scorse settimane ho affrontato temi diversi, ritendendo più opportuno aspettare in silenzio quello che sarebbe stato l’esito di un passaggio così importante per le nostre istituzioni.
Il mio timore era proprio uno spettacolo di scarsa coerenza, che, purtroppo, è arrivato puntualmente.
E’ stato rieletto Sergio Mattarella, scelta che decisamente non condivido e non certo per la persona di per
sé degna di grande rispetto.
E’ stato rieletto, con i voti di chi, come il M5S, appena tre anni fa ne chiedeva l’impeachment, di chi, come Matteo Salvini, postava nel 2015 che Mattarella non era il suo Presidente, di chi, come il PD, pochissimo tempo fa ha presentato un disegno di legge, peraltro ben motivato, mirato ad introdurre l’espresso divieto del doppio mandato presidenziale, non solo ma anche con i voti di tutti i partiti, eccetto Fratelli d’Italia, di centro destra parte politica che aveva sempre concordato nei propri vertici che la ipotesi Mattarella bis era inaccettabile.
Mi ha lasciato anche perplesso che il Presidente, che, da esperto giurista e politico quale è, aveva escluso fino al giorno prima un proprio secondo settennato per ragioni personali ma anche, e soprattutto, per la convinzione della inopportunità costituzionale di tale soluzione, abbia così velocemente “ceduto con fermezza”, ossimoro che, ricordo con affetto, il mio caro amico scomparso on. Potito Salatto, politico di altri tempi, utilizzava quando notava un cambio di idea in qualcuno.
Intendiamoci, non biasimo il grande palermitano che si è trovato di fronte ad una situazione deprimente e che, credo veramente con spirito di sacrificio, ormai ottantenne ha dovuto posticipare il proprio “pensionamento” di ben sette anni, accettando un ulteriore lavoro logrante, ma biasimo una scelta della politica così priva di coraggio, e soprattutto di nuova visione per il futuro, la cui principale finalità appare quella di mantenere uno status quo e procrastinare questo parlamento, ormai decotto e non corrispondente neppure alla tanto decantata riforma costituzionale di riduzione dei propri componenti.
Inoltre la soluzione così come avvenuta addirittura all’ottavo scrutinio, di chiaro ripiego, non mi è sembrata nemmeno rispettosa per lo stesso Mattarella ed ha dato dimostrazione di una politica commissariata ed ormai alla frutta.
Mi è sembrato come il caso in cui il pater familias, ormai in tarda età, abbia deciso di lasciare la conduzione della propria azienda ai figli, ma che, resosi conto che essi l’avrebbero portata al fallimento, l’avrebbe ob torto collo ripresa in mano.
I leader di partito non ne escono bene, gli unici che, in qualche modo, si salvano sono Enrico Letta, che ha adottato un basso profilo, aspettando che gli altri si bruciassero, per poi intestarsi un’elezione in qualche modo a lui gradita (sia pur con l’incoerenza, come detto, di guidare un partito che sostiene una riforma nel senso della esclusione di un secondo mandato), ma soprattutto Giorgia Meloni che ha mantenuto dall’inizio alla fine una posizione coerente, con un partito granitico, a fronte di un centro destra decisamente spaccato, ma d’altra parte mi sarebbe sembrato un miracolo la sua unitarietà in tale occasione, visto che alcuni sono al governo ed altri all’opposizione.
Morale di tutto ciò è la necessità di una profonda riflessione su come debba scomporsi e ricomporsi la politica italiana, con un PD che certamente è capace di gestire il potere, ma ha perso afflato ideologico e viene votato più nei quartieri ricchi che in periferia, un M5S che, sinceramente, ormai è tutto ed il contrario di tutto ed un centro destra che fatica a trovare unità, in seno al quale si sente sempre più la necessità di una ricostruzione intorno ad idee conservatrici identitarie, cattoliche, popolari e liberali.
Non stupisce, poi, che la gente non vada a votare e provi un senso di rifiuto verso chi, pagato dai cittadini, si permette di votare come Presidente della Repubblica nomi improbabili di attori, cantanti, calciatori e chi più ne ha più ne metta, con tutto rispetto per gli attori, i cantanti ed i calciatori.
Indipendente di come la si pensi, destra, sinistra, centro, la coerenza è il primo valore avente carattere etico che i cittadini si aspettano ed è su quella che andrebbe ricucito il rapporto tra la politica e la gente.