Una data utile per il voto c’è ma dopo le polemiche di ieri e quelle di oggi è davvero possibile arrivare ad una nuova maggioranza? Molti partiti sembrano tracciare una linea indipendentista rispetto agli altri, cosa che non aiuterà certo a calibrare gli equilibri. Del domani, non v’è certezza…
L’addio a Montecitorio. Poi tappa al Colle per un tu per tu con Mattarella. Le dimissioni di Draghi sono cosa ufficiale. Ora testa al voto, almeno pare, con la data del 2 ottobre prima possibilità per le urne. Intanto, come se la caduta del Governo e il ritorno al voto dopo 11 anni fossero cosa da poco, si susseguono attacchi reciproci, ad ulteriore segnale di uno squilibrio politico nazionale e della necessità di arrivare ad una maggioranza che, a prescindere dal colore, sia tale in tutto e per tutto.
Il Governo resta in piedi ma solo per gli affari correnti. Dopo quanto avvenuto nella giornata di ieri e, soprattutto, dopo l’astensione al voto di alcuni gruppi, resta grande perplessità sul futuro del Paese, da un punto di vista politico ed economico. Alcune movenze sono difficili da capire… Lega, Fratelli d’Italia e M5S ieri non hanno partecipato alla votazione, poi, nella serata, sono arrivate le parole del leader dei pentastellati che ha spiegato: “Siamo diventati il bersaglio di un attacco politico, siamo stai messi alla porta, non c’erano le condizioni perché potessimo continuare con leale collaborazione”. Poi una frase rivolta al premier dimissionario che ha tanto il sapore dello “sgambetto”: “Abbiamo visto da parte di Draghi non solo indicazioni generiche, purtroppo su alcune misure c’è stato anche un atteggiamento sprezzante. Perché abbiamo ricevuto anche degli insulti, e anche da parte delle forze di Centrodestra c’è stato un atteggiamento incomprensibile”.
Impossibile non rilevare come la divisione interna al M5S, con la “separazione” in casa tra Conte e Di Maio, abbia inevitabilmente contribuito a rendere meno stabili tutti gli equilibri, una questione da mettere agli atti davanti ad una qualsiasi analisi. Una frecciatina al numero uno dei pentastellati, Giuseppe Conte, è arrivata dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che, in diretta a RTL 102.50, ha detto: “Avrei preferito essere guidato da un Presidente del Consiglio autorevole e credibile in Europa che invece è stato messo alla porta dai populisti. I populisti fanno la ola e l’Italia paga il conto”. Poi, proseguendo nella sua analisi, ha aggiunto: “È evidente che la scelta del M5S, e il colpevole è Giuseppe Conte, di aprire questa crisi ha trovato ieri un insperato alleato in Matteo Salvini che ha colto la palla al balzo per portare il Paese a votare”. Nella sua analisi e nella visione che porta tutti contro tutti, Renzi ha poi criticato Forza Italia: “Ha scelto di stare con Salvini, si è in qualche modo consegnata a Salvini. La serietà che Mario Draghi rappresentava è stata messa in crisi dall’incompetenza e dal populismo del duo Conte-Salvini. Anche Berlusconi si è prestato. Dispiace, perché tanta gente che ha sempre votato Forza Italia oggi è sbigottita”.
Terremoto in Forza Italia con l’appena annunciato addio al partito da parte del Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che ha spiegato: “Non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa”. Per Forza Italia ha parlato anche Antonio Tajani, ribadendo che nel Centrodestra non c’è ancora un leader già identificato e che bisognerà attendere: “Non c’è nessun volto del Centrodestra, si vedrà quando si andrà a votare – ha ribadito –. Il Centrodestra avrà un programma politico ed economico, fondamentale la scelta Europeista e Atlantista, il nostro principale interlocutore sono gli Stati Uniti”.
Non ha commentato più di tanto la situazione ma è proiettato già alle elezioni il leader del Partito democratico, Enrico Letta: “A partire dalla giornata di oggi, dobbiamo avere gli occhi di tigre. Nei momenti che passerete alle nostre feste, che sono tantissime in tutta Italia, comunicate con gli occhi di tigre ai militanti”.
L’impressione, con visione complessiva, è che sia troppo presto, forse, per capire cosa ci aspetterà alle urne. Se da un lato quella di oggi è una data precoce per immaginare il futuro politico dell’Italia, dall’altro va anche detto che, con agosto alle porte, non c’è poi così tanto tempo prima del voto. Del domani, non v’è certezza…