“Prega.org”, urge umanesimo digitale – Saltellando in internet si trova di tutto, ma l’idea di poter chattare con il Santo a cui si è devoti veramente sa dell’incredibile.
Su “prega.org” si legge “Scegli il Santo e scrivigli il tuo pensiero, la tua preghiera: Lui immediatamente ti risponderà con parole di vicinanza e di conforto”. Ma come è possibile? Lo stesso sito, però, in un impeto di trasparenza avverte “Non si tratta veramente del Santo ma di una intelligenza artificiale che ha studiato i suoi scritti e risponde con le sue parole, i suoi pensieri. Ha lo scopo di trasmettere il messaggio del Santo così da diffondere a più persone possibili le sue virtù”.
Per quanto possano essere buone le intenzioni degli autori e rigoroso il sistema di intelligenza artificiale che interpreterebbe ed adatterebbe il pensiero di un Santo in modo tale da consentire addirittura di simulare una realistica chat con lui, il fatto stesso mi spaventa oltre a colpirmi come credente. Qui non si tratta di vendere dei santini, ma di offrire a chiunque, quindi anche a chi magari è particolarmente suggestionabile, l’opportunità di credere di colloquiare con il proprio Santo preferito, sia pur a mezzo della
tecnologia dell’intelligenza artificiale, strumento questo apertamente comunicato nella home page del sito.
Mi sembra evidente la pericolosità dell’esperimento, anche in considerazione della possibile utenza di un tale servizio, che penso si potrebbe, prevalentemente, dividere tra semplici curiosi che non prenderebbero sul serio il colloquio e, molto probabilmente, si prenderebbero gioco del Santo e persone fragili. Queste ultime mi preoccupano di più, l’affidarsi seriamente ad una macchina per comunicare argomenti così intimi ed importanti come quelli morali e religiosi potrebbe portare a conseguenze veramente imprevedibili che potrebbero andare ben al di là delle intenzioni, sia pur in buona fede, degli autori.
“Prega.org” è il chiaro esempio di quanto sia necessario oggi mettere al centro del dibattito politico e sociale il tema dell’umanesimo digitale, così come sia improrogabile la definizione di una regolamentazione ad ampio spettro.
Il rapido avanzamento delle tecnologie, sempre più invasive quanto indispensabili, deve farci fermare a riflettere. Non tutto quello che si può fare è lecito, l’uomo onnipotente ha bisogno che si ponga dei confini e che definisca il suo rapporto con le macchine, relegandole a quelle che sono le funzioni adatte a loro.
Il mondo tecnologico digitale deve raccordarsi con il lato umanistico ed empatico degli esseri umani, con il mondo analogico. E’ evidente che siamo destinati ad una società ibrida, infatti se il pensiero umanistico non si rapportasse con il digitale sarebbe fuori dal tempo e perderebbe il contatto con la realtà, così come se il digitale prevalesse sul lato umanistico, si andrebbe incontro all’annientamento della persona che si perderebbe dietro ad una standardizzazione alienante priva di alcuna sollecitazione ed anelito umano.
Vi è una chiara linea gerarchica nell’umanesimo digitale dove l’umanesimo è assolutamente prevalente ed il digitale segue come mero strumento. Il vero pericolo è rifugiarsi in un mondo chiuso generato con la prevalenza delle macchine, dove deleghiamo senza consapevolezza le funzioni, al contrario dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre decisioni anche magari delegando alcuni aspetti ma con piena consapevolezza, le macchine possono fare compiti rutinari ma la responsabilità delle scelte deve rimanere in capo all’uomo ed anche l’intelligenza artificiale deve essere a servizio di dette scelte.
E’ evidente, quindi, che bisogna fin da subito porsi il problema di regolamentare gli algoritmi che possono essere pericolosi per le persone e più avanzerà la tecnologia più i nostri figli avranno bisogno di una preparazione umanistica per governarla, preparazione che potrà consentire loro di affrontare in maniera critica e consapevole anche siti tipo “prega.org”.