“Tindari com’era – nel secolo scorso” – Alcuni giorni fa, passeggiando per la ridente cittadina di Tindari in provincia di Messina, mi è stato fatto dono da parte di Carlo Tricoli di un suo volume denominato “Tindari com’era – nel secolo scorso”. È un volume di 85 nitide pagine, concernenti Tindari e la Contrada Locanda nel secolo scorso.
Nel volume vengono ricordate e descritte la vita quotidiana, le tradizioni, le usanze, i costumi e ciò attraverso le testimonianze delle persone che ancora vivono in quel magico territorio dal paesaggio folgorante, ricco di cultura, di religiosità e di arte, come ci riferisce il giovane operatore culturale Carlo Tricoli. La prefazione è a cura di Michele Fasolo, che evidenzia come il testo del Tricoli possa essere una ricchezza di raccolte che compongono un prezioso ritratto collettivo di un borgo contadino, colmando una lacuna nella pubblicistica tindariana, sinora assorbita dalle dimensioni religiose ed archeologiche della località, fornendo elementi concreti per una riassunzione da parte della Comunità della propria cultura e della propria identità, costitutivo imprescindibile perché si possa recuperare un senso forte, contro le odierne derive
individualistiche, dell’idea di legame sociale nella civitas.
Di importante rilevanza è anche la nascita, di recente, dell’Associazione Pro-Loco Tindari APS, con sede in via Teatro Greco, 15 (c.a.p. 98066 PATTI – ME), creata in risposta alle esigenze del territorio e alla spinta associativa degli abitanti del luogo, che si sono spontaneamente riuniti per creare uno strumento che potesse permettere loro di arricchire e prendersi cura in maniera efficace del posto in cui vivono. L’azione della neo-costituita Pro Loco si affianca a quella già intrapresa dalla Pro Loco di Patti ma si concentra nello specifico nella valorizzazione della frazione Tindari. Gli obiettivi della Pro Loco sono innanzitutto quello di raccogliere e rispondere alle necessità di Tindari che gli abitanti stessi hanno potuto e possono notare quotidianamente, dal punto di vista dell’arredo urbano, del turismo e delle infrastrutture; ma anche la valorizzazione del luogo, che in passato ha goduto per decenni di fasti che purtroppo stanno andando negli anni scemando. Tutto ciò in continuità con il lavoro svolto dalla già presente Associazione Culturale Tindari, che continuerà la sua opera e che trova nella Pro Loco un ottimo alleato per il comune obiettivo di arricchire Tindari, e con le piccole azioni che sono già state fatte dai singoli abitanti, come il recupero di antiche tradizioni locali.
La Pro Loco Tindari al momento della costituzione conta 13 soci fondatori, tra cui il Presidente Daniele Giddio, il Vice-Presidente Daniele Correnti, Cristina Di Pino in qualità di Tesoriere e il Segretario Valentina Mammana, tutti ivi residenti, che sono affiancati da ottime professionalità del luogo, come il professore Michele Fasolo di Roma, che ha già lavorato a lungo su Tindari, dimostrando negli anni un grande
amore per il luogo, e che ha nuovi progetti in serbo per mettere in dialogo la frazione di Tindari con le eccellenze della sua Università di riferimento. Tra gli intenti principali della Pro Loco c’è quello di poter collaborare attivamente con gli Enti presenti sul territorio, che già si occupano di Tindari per i diversi aspetti, come, appunto, il Consorzio Tindari-Nebrodi, l’Amministrazione Comunale e l’Ente Parco
Archeologico Tindari, potenziando il lavoro di queste ultime con interventi che possono essere proposti e portati avanti dai soci e dai volontari, nel massimo rispetto delle singole competenze, e che potranno essere una risorsa preziosa per gli stessi Enti che si ritrovano, da questo momento, con un canale di dialogo con la grande forza degli abitanti del luogo, che Tindari la vivono, la amano e non vogliono abbandonarla né vederla spegnersi nel tempo e nella routine. Da sempre nella facciata dell’Ex Scuola Elementare di Tindari, oggi sede della Pro-Loco in questione, ho sempre contemplato la lettura della famosa poesia di Salvatore Quasimodo
“Vento a Tindari”:
Tìndari, mite ti so
fra larghi colli pensile sull’acque
dell’isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.
Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima.
A te ignota è la terra
ove ogni giorno affondo
e segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.
Aspro è l’esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo nel buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.
Tìndari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.
“Vento a Tindari” è un componimento poetico che fa parte della prima raccolta Acque e terre (1930) e che è un esempio della stagione ermetica del poeta. Il poeta si trova, insieme ad alcuni amici, a Tindari, città posta su un promontorio affacciato sul mar Tirreno. Egli, osservando il paesaggio, sente il legame con la propria terra, ma anche la nostalgia che gli provoca una vita vissuta lontano – si era trasferito a Milano – da
quei luoghi, quasi una sorta di esilio.
Non nascondo che anche la mia esperienza personale mi ha portato a dover lasciare, per motivi di docenza, la mia “Amara Terra” di Sicilia per l’esilio di Milano e ciò come il Grande Salvatore Quasimodo, per il quale da sempre ho nutrito una profonda attrazione tanto da volerlo imitare con alcuni miei componimenti poetici come:
Tindari Ignote comunicazioni vengono a risiedere in artificiali costruzioni d’uomo e riposano presso secolari pietre, scolpite da fini artigiani e disegnate da raffinati maestri.
Mura calcate da elevato spessore, piccole viuzze rievocano gli arcani misteri e destano l’oblio di un sano fervore.
Tratta da Talenti in Gabbia, MusItalia (Messina, 2020)