La pesca e lo scandalo della normalità

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pesca - salvatore sfrecola

La pesca e lo scandalo della normalità – Continua ininterrotto su giornali, televisioni e social vari il flusso dei commenti allo spot di Esselunga, protagonista una bimba, Emma, che dona una pesca al padre dicendogli “questa te la manda la mamma”, una bugia a fin di bene. Il papà appare incredulo, ma ci sta: “allora dopo chiamo la mamma per ringraziarla. OK?”. Emma sorride felice. Infatti, la coppia è separata e la figlia ne soffre. E tenta di riconciliare i genitori puntando sull’amore che entrambi le portano con questo gesto, il dono del frutto. Una narrazione di assoluta normalità, il desiderio di famiglia alimentato dall’amore. Eppure, più sono positivi i commenti al filmato, gradevole anche nelle immagini dei luoghi, il supermercato Esselunga e poi la casa, la mamma che gioca con Emma, che con aria triste guarda la bimba che raggiunge il padre, più si scatena la polemica di quanti hanno in uggia la famiglia tradizionale, quella che, da Adamo ed Eva, è formata da un padre, una madre e i figli che lei ha generato.

Eppure, la normalità desta scandalo, perché dall’ammissione che possano esistere “altre” forme di unioni si è giunti all’imposizione di modelli che vorrebbero negare la realtà, quella che i bimbi nascono dall’incontro fisico e spirituale di un uomo e di una donna, un maschio e una femmina, come Dio li ha creati e come la natura insegna, anche fra gli animali. Basta guardare una coppia di quelli che allietano le nostre case, cani e gatti che teneramente accudiscono i cuccioli che si rivolgono ai genitori per riversare su di loro l’affetto con il quale li accompagnano nei primi passi nella vita.

L’aggressività scomposta nei confronti dello spot di Esselunga si spiega perché ne è protagonista una bimba, un essere assolutamente ignorato nelle narrazioni sulle “altre” famiglie che vogliono esprimere il desiderio di genitorialità di coloro ai quali la natura lo ha negato e che soddisfano una propria, pur comprensibile, aspirazione. Il bimbo in questione è un oggetto, nessuno gli chiede se è soddisfatto di avere due “padri” o due “madri”. Sono sempre i “grandi” a parlare per loro, a dire che fanno una vita normale e felice, che un bimbo, che naturalmente cresce nell’amore della mamma ma scrutando il padre per rapportarsi con lui ed imitarlo, si sente completo anche senza la figura paterna quella che, tra l’altro, vede accompagnare i propri amici, a scuola e negli sport. Il padre al quale forse confiderà le prime preoccupazioni d’amore.

È l’egoismo dei “grandi” che confonde le idee, che la politica, ossessionata dal consenso, deve non solo soddisfare ma portare ad esempio. Per cui è stato sufficiente una piccola pesca che passa da uno scaffale del supermercato alle mani di una bimba che la conserva per donarla al padre a nome della mamma, per dimostrare la vacuità della narrazione che vorrebbe negare che c’è una famiglia “normale” che è espressione della natura, tanto che la Costituzione, con il concorso di Destra, Centro e Sinistra, di cattolici e comunisti, l’ha definita “società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29), senza trascurare i diritti dei figli “nati fuori dal matrimonio” (art. 30), perché anche questo ha l’impronta della normalità.

Ci voleva lo spot di un supermercato per richiamare i valori della famiglia, in particolare l’amore che ne è il collante naturale, sovrastando la voce flebile della Chiesa, che ormai si occupa solo di migranti, e quella timida della politica alla quale il dibattito di questi giorni si rivolge nella speranza che si alzi chiara e forte in difesa di uno dei valori fondamentali della società di ogni tempo. Incalzata da una maggioranza che non vuol continuare ad essere silenziosa.

Di Salvatore Sfrecola

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