Agricoltori, un bagno di realtà per l’Europa verde – Dopo la pandemia e le guerre, che hanno avuto quanto meno il merito di dare uno scossone al torpore di una UE assopita su sé stessa e la propria burocrazia, orientata su rigide regole di mercato prive di una visione realmente antropocentrica e sempre più lontana dalle proprie radici culturali giudaico cristiane, la protesta in ogni angolo del Continente degli agricoltori ha offerto all’Unione ed, in particolare, alla così detta Europa verde un’ulteriore occasione per fare un bagno di realtà ed invertire quella rotta che, con provvedimenti ciecamente ideologici in nome del mantra, privo in sé di senso, “salviamo il pianeta”, ci porterebbe ad un’involuzione, che qualcuno chiamerebbe decrescita felice.
Il pianeta non ha bisogno di essere salvato, in miliardi di anni di storia, nei quali le poche migliaia di anni della presenza dell’umanità sono un’inezia, ha affrontato più di un evento catastrofico e si è sempre salvato da sé, chi dobbiamo salvare, invece, è proprio l’uomo ed ogni provvedimento, ogni intervento deve essere ad esso mirato, perché una sola ecologia è compito di tutti noi proteggere ed è l’ecologia umana.
Mettere al centro l’uomo e non il pianeta vuol dire coniugare la giusta attenzione all’ambiente ed alla sua tutela, con i riflessi economici che essa ha, facendo procedere di pari passo il progresso economico con quello ambientale, con nuovi paradigmi, che la scienza sempre più velocemente ci propone, tutto ciò, però, ha dei costi e necessariamente dei tempi.
Un tema emblematico è quello dei trasporti, il solo pensare di poter passare dal motore a combustione all’elettrico in pochi anni è una mera utopia. L’industria automobilistica è stata la guida del processo di industrializzazione del pianeta dai primi del ‘900, quando Ford ha iniziato ad utilizzare le catene di montaggio ed a produrre modelli di vetture realmente popolari ed alla portata della classe media, fino ad i giorni nostri, ciò ha consentito agli Stati Uniti, con la sua potenza industriale, di essere determinante nei due conflitti mondiali ed a conquistare la leadership, che ancora oggi detiene. Insomma un cambio di paradigma che ha portato alla grande transizione verso la società industrializzata moderna.
Sono stati necessari un centinaio di anni, due guerre mondiali ed un coinvolgimento planetario, non certo provvedimenti ideologici che costringano a mutamenti radicali in pochi anni, con costi economici e sociali enormi.
Il passaggio all’elettrico nel 2030/2035 è mera utopia se si pensa che ad oggi l’energia rinnovabile nel mondo è appena il 15% del totale, di fronte a questi numeri fa quasi sorridere nel suo irrealismo la petizione presentata al Word Economic Forum Davos che richiede lo stop a nuovi impianti di estrazione di combustibili fossili. L’utopia è ancor più evidente in Europa i cui sforzi economici per superare le grandi crisi dovute ad epidemie e guerre non lasciano spazi a divagazioni ideologicamente ambientaliste, ancor più se si considera l’efficacia di una politica full electric, infatti l’Europa genera nel complesso il 7,3% emissioni Co2 mondiali e anche se eliminassimo ogni veicolo con motore termico in Europa la riduzione del gas serra sarebbe 1,4% del totale mondiale, risultato veramente impercettibile.
Ciò non significa abbandonare politiche che abbiano una visione ambientalista, ma semplicemente utilizzare il buon senso e porre al centro di ogni intervento, come ho detto, l’ecologia umana che necessariamente coniughi ambiente, economia e sviluppo con i tempi, di certo non brevissimi, necessari per un cambio di paradigma sociale.
In tutto ciò si innesta la protesta degli agricoltori, che molto sono colpiti da politiche ambientaliste e troppo spesso sono visti come inquinatori piuttosto che come custodi della natura, come dovrebbe essere. Basti pensare che il Dipartimento dell’Agricoltura irlandese avrebbe proposto di abbattere quasi 200mila mucche nei prossimi tre anni per combattere il cambiamento climatico e raggiungere gli obiettivi dell’UE di abbattimento del 30% del Co2 nel 2030. Insomma in nome dell’ambiente si eliminerebbe carne fresca e genuina, magari, poi, sarà sostituita da carne sintetica. Tutto ciò ha un senso?
La protesta si dirama per tutta Europa, difficile ipotizzare una rappresentanza unitaria, le esigenze sono anche diverse tra loro, ma una cosa è certa senza agricoltura nulla arriverebbe sulle nostre tavole.
L’importanza del settore è indubbia, anche Benedetto XVI vi poneva grande attenzione auspicandone un rilancio strategico sempre nell’ottica della dimensione umana dell’economia ed il Card. Parolin, a margine di un recente incontro, sulla protesta dei trattori ha chiaramente affermato “Vanno ascoltati, ci deve essere un dialogo, un’apertura al dialogo in vista della sostenibilità delle piccole e medie aziende e di un futuro per le aree rurali. L’impegno è che sempre la persona sia messa al centro di tutto, quindi sia salvaguardata la sua dignità e possa davvero esprimere le migliori proposte”.
La spontaneità delle manifestazioni colpisce, gli agricoltori sono scesi in campo direttamente senza particolari mediazioni delle storiche rappresentanze, anzi sono sorte nuove associazioni che si stanno assumendo la responsabilità di proposte concrete ed attuabili, come quelle avanzate dall’A.S.T.A. (Associazione Spontanea per la Tutela degli Agricoltori) che già ben prima dello scoppiare delle proteste aveva avviato un proficuo dialogo con le Istituzioni. La garanzia di poter operare sui mercati ad armi pari rispetto ai prodotti importati dai Paesi extra UE, la valorizzazione dei prodotti dei territori, più efficaci coperture assicurative rispetto ai sempre più frequenti capricci della natura, proroga dell’esenzione dell’Irpef, interventi per limitare la sovrappopolazione di cinghiali, che creano gravi danni alle culture, tra le principali proposte avanzate decisamente attuabili.
Il Governo ha risposto, mettendosi a disposizione e facendo sentire la propria voce in Europa, già ottenendo il primo risultato del ritiro da parte della Commissione europea della proposta legislativa sui fitofarmaci. La reintroduzione dell’esenzione Irpef per i redditi fino a 10.000 Euro, l’agevolazione del rapporto tra imprese agricole e banche, potenziando il Fondo di Garanzia dell’Ismea, l’istituzione di un tavolo di coordinamento per il lavoro in agricoltura, sono in programma per dare risposte al settore che non può e non deve essere abbandonato a sé stesso.
Il trattori, quindi, hanno posto l’UE di fronte ad un nuovo bagno di realtà e confido che, anche con il cambiamento che avverrà a seguito delle prossime elezioni per il Parlamento Europeo, si prenderanno strade diverse rispetto ad un ideologico ambientalismo lontano dai bisogni reali delle persone, e venga iniziato un percorso di ecologia umana che possa veramente coniugare la difesa dell’ambiente che ci circonda con le esigenze di sviluppo economico e sociale che hanno portato al benessere che oggi consente a tutti noi di avere un’aspettativa di vita ben superiore ai secoli scorsi.