Sondaggi: Meloni cresce ancora, leggera flessione per M5s e Lega

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Foto: AFP

Sondaggi: Meloni cresce ancora, leggera flessione per M5s e Lega – Nella Supermedia AGI/YouTrend sondaggi dell’ultima settimana, il Pd è in lieve crescita, per Iv e FI minimo calo. I partiti che sostengono il governo nel complesso perdono 1,7 punti nei sondaggi.

L’ultima settimana è stata densa di eventi rilevanti per la politica italiana. Sia sul piano istituzionale (o delle “policy”) che su quello della dialettica tra i diversi attori politici (“politics”). Innanzitutto, la presentazione del PNRR in Parlamento, e la sua approvazione – avvenuta a larghissima maggioranza – da parte di entrambe le Camere. E poi, quasi contestualmente, la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Salute Roberto Speranza, respinta dall’Aula del Senato. Negli stessi giorni, le polemiche politiche si sono però concentrate quasi esclusivamente sulla misura del coprifuoco alle 22, duramente contestato dal centrodestra ma messo apertamente in discussione anche da alcuni pezzi dell’ex maggioranza giallo-rossa (leggi: Italia Viva).

Tutto questo si riflette inevitabilmente anche sui sondaggi. Per quanto riguarda le intenzioni di voto, sostanzialmente si confermano le tendenze delle scorse settimane: la Lega si piazza al primo posto poco sopra il 22%, con il Partito Democratico in seconda posizione staccato di 3,4 punti percentuali (18,9%). A dire il vero, questa settimana il PD è l’unico partito di maggioranza a far registrare una variazione – sia pur di poco – positiva. Il Movimento 5 Stelle perde lo 0,3%, un calo che potrebbe essere dovuto ai primi effetti del controverso video di Beppe Grillo (e al definitivo divorzio da Rousseau).

Sempre in crescita invece il dato di Fratelli d’Italia (17,7%), con Giorgia Meloni in prima fila nella battaglia contro il coprifuoco, di cui ha addirittura chiesto l’abolizione totale. Tra le liste minori, è da segnalare il calo che accomuna tutti i soggetti di ispirazione centrista (Azione, Italia Viva, +Europa), che perdono complessivamente più di un punto. Ad oggi, quella liberale è la componente che più ha perso consensi rispetto al giorno della nascita del Governo Draghi: quasi un paradosso, nel momento in cui un esecutivo guidato da un punto di riferimento indiscusso degli europeisti come Mario Draghi fa approvare dal Parlamento un PNRR che prevede una lunga serie di riforme e interventi a lungo sollecitati dalla stessa UE.

Nonostante si tratti di un passaggio potenzialmente epocale, la presentazione – e l’approvazione – del PNRR non sembra però aver scaldato più di tanto il cuore degli elettori. Non solo perché la politica e l’informazione si sono concentrati spesso e volentieri su altre questioni, seppure importanti come l’andamento della campagna vaccinale e il dibattito sulle riaperture in vigore da questa settimana; ma anche perché i contenuti del PNRR risultano essere sconosciuti alla stragrande maggioranza dei cittadini. Ad oggi, secondo un sondaggio di EMG, quasi 8 italiani su 10 (il 78%) afferma di non conoscere i contenuti del Piano, mentre solo il 18% si ritiene informato a riguardo.

Al netto dei contenuti specifici, anche sulla “missione” generale del PNRR c’è come minimo molta cautela, per non dire scetticismo. Secondo una ricerca dell’istituto Demopolis, gli italiani da questo punto di vista sarebbero divisi quasi esattamente a metà tra chi ritiene che le (tante) risorse del Recovery Fund saranno spese “bene e in tempi giusti” per far ripartire l’Italia (38%) e chi, al contrario, ritiene che così non sarà (40%). La spaccatura non è trasversale, ma si manifesta in modi nettamente differenti tra i vari elettorati: così, se tra chi vota PD o Forza Italia gli ottimisti sono in maggioranza (con il 54 e 53 per cento rispettivamente), solo 1 elettore del M5S su 3 condivide questa impostazione (34%), e ancor più scettici sono gli elettori della Lega (30% di ottimisti) e soprattutto di FDI (19%).

La settimana che abbiamo alle spalle ha però lasciato un segno soprattutto sulla questione del coprifuoco. Soltanto 7 giorni fa avevamo visto come gli italiani, nonostante le divisioni, fossero in prevalenza prudenti e orientati al mantenimento di questa restrizione nella sua forma attuale (cioè facendola scattare alle 22). Ma, nel giro di pochi giorni, la robusta campagna politica condotta contro questa misura sembra aver prodotto degli effetti tangibili.

Secondo EMG, in una sola settimana sarebbero scesi di 10 punti gli italiani a favore del mantenimento dell’attuale coprifuoco, passando dal 51 al 41%. Per contro, sarebbero aumentati di ben 20 punti coloro che si schierano per la soluzione “di compromesso” (avanzata dalla Lega, ma anche da Italia Viva) di spostarlo avanti di un’ora, alle 23: una soluzione che sembra aver attratto anche molti italiani in precedenza schierati per l’abolizione, scesi dal 26 al 19 per cento. Difficile che si tratti di una svista: analoghi a quelli di EMG sono infatti i numeri pubblicati, nei giorni immediatamente precedenti, dall’istituto Ipsos (con il 41% degli intervistati favorevoli a mantenere il coprifuoco alle 22, il 30% a posticiparlo alle 23 e il 22% per la sua abolizione) e dall’istituto Noto (44, 32 e 18 per cento rispettivamente). Quest’ultimo, nel sondaggio mostrato durante la trasmissione “Porta a Porta”, ha evidenziato anche come – ancora una volta – gli orientamenti degli elettori su questioni “tecniche” spesso tendano a rispecchiare quelli dichiarati dal proprio partito di appartenenza: si spiegano così la netta maggioranza (63%) di elettori del PD favorevoli al coprifuoco alle 22, la prevalenza dell’opzione posticipo alle 23 tra quelli della Lega (40%) e quella dell’annullamento di questo divieto tra gli elettori di Fratelli d’Italia (45%).

AGI

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