È la prima volta che il Vaticano interviene durante l’iter di approvazione di una proposta di legge: la Chiesa chiede di cambiare il Ddl Zan. Ecco il vero motivo.
Il Vaticano si scaglia contro il Ddl Zan e chiede formalmente al Governo di modificarlo. Il motivo? “Viola il concordato”. A presentare la nota ufficiale riguardante il disegno di legge – il quale al momento si trova in commissione Giustizia del Senato – all’ambasciata italiana è il monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede. É la prima volta che la Chiesa interviene durante l’iter di approvazione di una proposta di legge. Lo riporta il Corriere della Sera.
Il Vaticano, chiedendo di modificare il Ddl Zan, esercita per la prima volta le facoltà previste nei Patti Lateranensi, gli storici trattati bilaterali che la Santa Sede ha stipulato nel febbraio 1929 con lo stato italiano per regolare la situazione giuridica della Chiesa cattolica nel nostro Paese e non solo.
Il motivo di tale richiesta – secondo quanto scritto nel documento consegnato formalmente all’ambasciata italiana di Città del Vaticano lo scorso 17 giugno – è che “alcuni contenuti attuali” del Ddl Zan ora “in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”.
In particolare il comma 1 dell’articolo 2 dei Patti Lateranensi afferma: “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”.
Il comma 3 invece garantisce “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La paura della chiesa dunque è che il Ddl Zan comporti una brusca limitazione della libertà di aggregazione e di pensiero della comunità cattolica e per questo motivo nel documento chiede che siano accolte le sue preoccupazioni
A schierarsi contro il Ddl Zan non è solo la Chiesa, ma anche Matteo Salvini che poco fa ha dichiarato a margine dell’inaugurazione di una nuova sede del partito a Lamezia Terme: “Ho sempre contestato il fatto che fosse un bavaglio contro la libertà di opinione, bisogna ragionare insieme su un testo che tuteli da ogni tipo di discriminazione e di violenza. Non bisogna tirare in ballo i bambini, non bisogna far passare l’idea di gender nelle scuole e uteri in affitto. Se la sinistra mette da parte le ideologie, siamo disposti a ragionare nel nome dell’amore, senza inventarsi nuovi reati e imbastire processi per chi difende l’idea di famiglia”.
Contraria anche Giorgia Meloni che, ospite da Paolo Del Debbio, aveva dichiarato pubblicamente: “Il nostro no al disegno di legge contro l’omotransfobia non fa di Fratelli d’Italia un partito omofobo”, spiega ospite da Paolo Del Debbio. Tra le pieghe della legge si nascondono rischi enormi. Di fatto – aveva spiegato la leader di FdI – si inserisce nell’ordinamento la fattispecie di reato di opinione. Lasciando ai giudici una enorme discrezionalità di decidere su una materia che non ha certezza giuridica”.
Arrivano anche le dichiarazioni di Enrico Letta che invece, insieme al Pd, sostiene la legge Zan e dice ai microfoni di Radio anch’io su Radio Rai 1: “Noi naturalmente siamo disponibili al dialogo. Siamo pronti a guardare i nodi giuridici ma sosteniamo l’impianto della legge che è una legge di civiltà”. “La mia proposta è sempre valida” ribatte allora il senatore leghista e presidente della commissione giustizia a palazzo Madama Andrea Ostellari. “Riuniamo i presidenti dei gruppi del Senato e i capigruppo in commissione e sediamoci a un tavolo. Le audizioni si possono ridurre. Inauguriamo, finalmente, una fase di confronto, leale e costruttivo. Letta dia seguito a questa apertura e il Pd si sieda al tavolo”, conclude.