Attentato di Nassirya – Sono passati 18 anni dal 12 novembre del 2003, 18 anni da quando un camion carico di esplosivo con a bordo due suicidi di Al Qaeda, colpiva la base tricolore nella città irachena, uccidendo 19 italiani, 9 iracheni e ferendo 58 persone. L’attentato avvenne alle ore 10,40 locali alla base “Maestrale”, che fu ridotta a uno scheletro di cemento.
Sono passati 18 anni da quando la guerra è tornata inaspettata nelle case degli italiani, da quando migliaia di cittadini si sono uniti nello sgomento davanti all’Altare della Patria per rendere omaggio alle salme dei soldati morti, così anacronisticamente, per difendere l’Italia.
Il Belpaese era sconvolto davanti a quello che fu chiamato “l’11 settembre dell’Italia”, un “11 settembre” su cui aleggiavano tante domande, senza colpevoli. Se infatti una pista portava ad al Zarqawi e agli estremisti sunniti, un’altra invece si concentrava su una cellula terroristica libanese vicina ad Al Qaeda. I sospetti andavano anche ad eventuali errori nella catena di comando, ci si chiedeva se un allarme lanciato dai servizi fosse stato ignorato o meno. Fatto sta che l’iter giudiziario si è dilungato per anni senza risposta.
L’unico cenno è arrivato dalla Cassazione, che il 10 settembre 2019 ha confermato la condanna per l’ex generale Bruno Stano, già assolto in sede penale, ma comunque chiamato a risarcire le famiglie della vittime della strage, perché da comandante della missione italiana avrebbe sottovalutato il pericolo.
Invece per il colonnello dei Carabinieri Georg Di Pauli, oggi Generale e all’epoca responsabile della base ‘Maestrale’, l’assoluzione è stata definitiva: lui tentò di far salire il livello di guardia e di protezione, restando purtroppo inascoltato.