Enrico Letta: “Opposizione istituzionale, la mia leadership finisce al prossimo congresso”

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Enrico Letta: “Opposizione istituzionale, la mia leadership finisce al prossimo congresso” – Il segretario dem preannuncia il suo “gesto d’amore verso il partito”. Poi non risparmia stoccate al ‘fuoco amico’ di Calenda e al principale responsabile della caduta di Draghi, Conte e il M5s. E precisa: “Siamo alternativi a questa destra”.

E’ la conferenza stampa più dura e amara da quando (14 marzo 2021) guida il Partito democratico. “Il secondo partito italiano e il primo partito d’opposizione”, come lo definisce più volte. Enrico Letta tira le faticose somme di una partita cominciata in salita e finita al di sotto delle aspettative. Parla davanti ai cronisti, il leader di “Italia democratica e popolare”, dopo una notte passata a snocciolare i dati, le cifre, la misura della sconfitta.

Una notte in cui si materializza un risultato chiaro e netto, la vittoria del centro-destra; e prende corpo, nelle sue dimensioni inattese e non sperate, l’entità della disfatta. Il Pd non è più neanche ‘il partito della Ztl’: nel collegio di ‘Roma centro’ vince Lavinia Mennuni, consigliera comunale di Fratelli d’Italia, che batte Emma Bonino, esclusa dal Parlamento. La Toscana, storica roccaforte rossa, passa al partito di Giorgia Meloni: 25,93% contro il 25,8% (meno di duemila voti di differenza, ma lo smacco c’è). Isabella Rauti, nel collegio di Sesto San Giovanni, si impone senza storia su Emanuele Fiano. Carlo Cottarelli, candidato ‘di bandiera’ dei dem, non ce la fa a Cremona (ma sarà recuperato in quota proporzionale).

Enrico Letta annuncia “un’opposizione dura e intransigente”, lanciando una prospettiva sul proprio futuro e su quello del partito che ha guidato alle elezioni: “Faremo tutte le analisi, gli errori ci sono e ci sono stati, io faccio una scelta nell’interesse massimo di un partito che ha bisogno di avviare la costruzione della legislatura e convocare il congresso” dice quello che ormai sembra un segretario uscente. E aggiunge, sempre in riferimento al congresso: “Credo sia meglio convocarlo piuttosto che cominciare altre dinamiche che farebbero perdere tempo, è il mio gesto di amore verso il partito, la mia leadership finirà appena il congresso avrà individuato una nuova leadership”.

Credo sia meglio convocarlo piuttosto che cominciare altre dinamiche che farebbero perdere tempo, è il mio gesto di amore verso il partito, la mia leadership finirà appena il congresso avrà individuato una nuova leadership

Enrico Letta sul prossimo congresso Pd

In una veloce disamina, Letta ricorda: “Ero tornato il 14 marzo con due obiettivi: tenere unito e salvare il Pd dalla disgregazione, preparare una legislatura prossima nella quale vincessero i valori progressisti e democratici. Il primo obiettivo è stato raggiunto: siamo una comunità viva, forte e il Pd è la principale forza di opposizione, lavoreremo per costruire” l’alternativa. Un’alternativa chiara, di valori e di idee; e Letta lo dice con parole nette: “Credo che il nostro Paese entri in giorni bui, l’opposizione sarà istituzionale ma quello che ci divide dalla destra che oggi ha vinto è profondo ed era bene che gli italiani lo sapessero. Gli italiani hanno fatto un’altra scelta, una scelta che rispetto ma ho assolutamente creduto in quello che ho detto: siamo fortemente alternativi a questa destra, vigileremo e saremo determinanti e intransigenti nel nostro essere italiani dentro l’Europa”.

Ero tornato il 14 marzo con due obiettivi: tenere unito e salvare il Pd dalla disgregazione, preparare una legislatura prossima nella quale vincessero i valori progressisti e democratici. Il primo obiettivo è stato raggiunto: siamo una comunità viva, forte e il Pd è la principale forza di opposizione

Enrico Letta in conferenza stampa al Nazareno

C’è, ancora una volta, il richiamo alla “paura” nell’indicare la causa principale della sconfitta del Pd: “Quando si alzano le paure, la destra vince: è successo in Svezia, succede in Italia. La destra è stata brava a cogliere questo clima”. Poi, quasi un appello: “Sarebbe l’ultimo regalo alla destra e a Giorgia Meloni se le opposizioni andassero in ordine sparso, è molto importante che si riprendano le fila di relazioni che consentano di fare un’opposizione efficace”. Ma Letta non si risparmia qualche stoccata: “I numeri dimostrano che l’unico modo di battere la destra era il campo largo, ma non è stato possibile perchè alcuni interlocutori si sono sfilati […]. Sono molto amareggiato per l’esito della candidatura di Emma Bonino, il ‘fuoco amico’ di Calenda non lo ha permesso”.

I numeri dimostrano che l’unico modo di battere la destra era il campo largo, ma non è stato possibile perchè alcuni interlocutori si sono sfilati […]. Sono molto amareggiato per l’esito della candidatura di Emma Bonino, il ‘fuoco amico’ di Calenda non lo ha permesso

Enrico Letta

Il ragionamento del segretario dem va oltre e indica un responsabile preciso, il vero colpevole del risultato di oggi: Giuseppe Conte e il Movimento 5stelle, che hanno tolto la fiducia al governo Draghi e consegnato l’Italia alla destra “sovranista e populista”. Sono le premesse di quello che va muovendosi all’interno del Partito democratico, tra le fazioni più favorevoli ad una ripresa dei colloqui con il partito di Conte (Francesco Boccia è stato fin troppo chiaro nella notte elettorale), per non rischiare di esserne subalterni; dall’altra, le fazioni di estrema sinistra (Elly Schlein è una delle candidate più probabili per la corsa alla segreteria), che diano una virata in senso ancor più radicale ai dem. Si vedrà, sta di fatto che da oggi il Pd per come lo si è conosciuto finora non sarà più lo stesso.

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