Cottarelli ed il recall

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Cottarelli ed il recall – La Schlein continua a perdere pezzi e l’ultimo “addio” di grande peso che si registra è quello di Carlo Cottarelli il quale hacon precisione, come sua abitudine, motivato la propria scelta.

​”In questo momento storico – ha affermato – mi sembra che nella vita parlamentare ci sia molta, troppa animosità. Spesso le posizioni sono espresse “per partito preso” e i dibattiti sono solo un’occasione per attaccare l’avversario“.

Innegabile – ha aggiunto- che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo. Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra. La scelta alle primarie è stata netta e i sondaggi la premiano. Un Pd più a sinistra può trasmettere un messaggio più chiaro agli elettori, cosa essenziale per un partito politico. Ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi. Una questione chiave è il ruolo che il “merito” debba avere nella società. Il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008, l’ultimo disponibile quando decisi di candidarmi. Manca invece in quello approvato a gennaio 2023 e nella mozione Schlein per le primarie.”

Un grave colpo per la neo segretaria, la quale sta man mano perdendo la parte più moderata del partito e mi aspetto un’ancor più consistente emorragia, quella dei cattolici, che difficilmente potranno giustificare la loro presenza di fronte alle idee antropologiche e sui diritti civili ampiamente esposte dalla Schlein e che si riverbereranno sempre più nelle scelte dei percorsi parlamentari e di governo locale.

Ma la vera importanza della decisione di Cottarelli è quella di non aver semplicemente lasciato il partito che lo ha eletto, andando a rifugiarsi o nel gruppo misto o in quello di un’altra forza politica, ma di essersi dimesso da senatore, il che non è da tutti e dimostra una coerenza ed una nobiltà d’animo veramente rara. Egli andrà a dirigere un programma dell’Università Cattolica per l’educazione delle scienze sociali ed economiche rivolto agli studenti delle scuole superiori.

Questa notizia mi sollecita a ritornare sul tema dei così detti “cambi di casacca” nel corso del mandato elettivo, tanto comuni quanto invisi ai cittadini. In pochi hanno avuto il coraggio di Cottarelli che si è trovato di fronte al bivio tra portare fino in fondo le conseguenze della propria scelta, lasciando il seggio, o essere come la maggior parte dei suoi colleghi che sono fuoriusciti dal partito che li ha portati all’elezione che hanno mantenuto il seggio.

Nel nostro Paese purtroppo non vi è una terza possibilità, che sarebbe bene ci fosse e si chiama “recall”.

Il cambiare partito non è sempre una dimostrazione di incoerenza per chi lo fa, infatti se è la formazione politica ad aver cambiato le proprie posizioni rispetto a quelle tenute nel corso della campagna elettorale, chi ha sbagliato non è il fuoriuscito ma il partito, così come è possibile il contrario.

La soluzione a questo problema è il procedimento di revoca degli eletti, il c.d. recall ovvero il referendum di richiamo, istituto già presente in qualche modo nell’antica Grecia e che molti moderni Stati adottano, sia pur in forme differenti.

Il meccanismo è semplice, un politico, membro di unaqualsiasi assemblea elettiva, che fuoriesca dal partito con il quale si è presentato deve rifare, per mantenere il seggio, un passaggio elettorale nel proprio Collegio ed i cittadini decideranno se è meritevole di mantenere la carica o meno.

Ciò avrebbe anche l’importante risvolto politico di costituire un indicatore aggiornato sul consenso che una determinata formazione politica ha in un momento storico in cui uno o più suoi membri l’ abbandonano e mi auguro che, nel percorso delle riforme istituzionali che il Governo sta intraprendendo, si possa prendere in considerazione di inserire il tema all’ordine del giorno.

Onore, comunque, a Cottarelli che ha dimostrato di non essere attaccato alla poltrona.

Qualcuno dice -egli ha sottolineato- che, date queste differenze, dovrei cambiare gruppo parlamentare. Non sarebbe giusto, anche perchè sono stato eletto col proporzionale e quindi senza una scelta diretta sul mio nome da parte degli elettori. Il primo dei non eletti mi sostituirá senza perdite di seggi per il Pd. Mi sembra la scelta piú corretta“.

L’unico appunto che mi sento di fare a queste, per la maggior parte condivisibili affermazioni, è che, anche se Cottarelli fosse stato eletto nel maggioritario, a mio avviso nessuna differenza avrebbe fatto dal punto di vista meramente politico, l’unica sarebbe stata dal punto di vista elettorale in quanto si sarebbe posto a rischio un seggio del PD.

Di Antonfrancesco Venturini

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