Piantedosi, l’Ong “Chiesto porto di sbarco”, il braccio di ferro è iniziato – Il braccio di ferro è iniziato. Il Viminale, con l’arrivo del nuovo ministro Matteo Piantedosi, ha cambiato registro ed è scattato negli ultimi giorni un controllo rigoroso sugli ingressi dei clandestini in Italia, soprattutto su quelli che potrebbero sbarcare dalle navi delle Ong. Il titolare del Viminale è stato molto chiaro e ha fatto sapere che le navi che non battono bandiera italiana non possono approdare nei nostri porti. Contestualmente, ricordiamolo, il ministro ha assicurato l’assistenza e il diritto di sbarco per chi si trova a bordo delle navi di Ong con problemi di salute. Ma in questo momento nel Mediterraneo sono circa 800 i migranti che si trovano sulle navi delle Ong. Tra questi ci sono i 234 naufraghi tratti in salvo tra il 22 e il 26 ottobre scorsi nel Mediterraneo centrale dall’Ocean Viking.
Tre delle sei operazioni di soccorso si sono svolte nella Regione di ricerca e soccorso libica e tre nella in quella maltese. “Devono sbarcare subito, – spiegano da Sos Mediterranee – come previsto dalla legge marittima”. Ad attendere di poter sbarcare sul ponte di una nave, in mezzo al mare, ci sono anche i 453 migranti, soccorsi dal team di Geo Barents. Ieri l’ultima operazione per l’equipaggio della nave umanitaria di Msf: in 82, tra cui quattro minori, sono stati evacuati da un barchino sovraffollato e instabile partito il giorno prima dalla Libia.
Nelle acque internazionali al largo della Sicilia restano anche i naufraghi soccorsi dall’Humanity1: 179 migranti, dopo che un minore non accompagnato con forti dolori addominali è stato evacuato dalla Guardia costiera italiana. Già cinque le richieste di un porto sicuro di sbarco inviate alle autorità competenti, compresi il centro di coordinamento dei soccorsi maltese e italiano. “Non abbiamo ancora ricevuto una risposta positiva”, spiega l’ong. In questo momento il Viminale sta monitorando la situazione e lo scenario che si va a delineare è quello di un blocco per lo sbarco per le navi ong che di fatto sono in pressing sulle nostre coste ignorando i porti dei loro Paesi di appartenenza.