Governo Meloni: in un mese dai ‘rave’ alla manovra

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Governo Meloni: in un mese dai ‘rave’ alla manovra – Il via libera alla manovra di bilancio del governo Meloni arriva a un mese esatto dall’insediamento dell’esecutivo: è la mattina del 22 ottobre infatti, quando nel salone delle feste del Quirinale, la neopremier e i ministri giurano nelle mani del Capo dello Stato.

Il primo Consiglio dei ministri operativo, a parte quello successivo alla cerimonia dello scambio della campanella con Mario Draghi, è del 31 ottobre. Il governo approva un decreto legge con una serie di contenuti che fanno subito discutere, a cominciare dalla cosiddetta norma sui ‘rave party’.

Il decreto prevede un giro di vite per i ‘raduni illegali’, una stretta sui benefici sull’ergastolo ostativo con il rinvio della riforma Cartabia del processo penale al 30 dicembre e un anticipo della scadenza dell’obbligo vaccinale anti Covid per i sanitari. Meloni rivendica le decisioni del governo, parla di “discontinuità”, si dice “fiera” dell’intervento sui rave e sull’ergastolo ostativo e assicura che non ci sarà più “un approccio ideologico” nella gestione della pandemia.

Ma la norma ‘anti-rave’ solleva molte polemiche: l’opposizione parla di misura liberticida che rischia di essere estesa anche ad altre forme di manifestazioni, anche nella stessa maggioranza le posizioni sono molto sfumate, così il governo fa marcia indietro e riscrive il testo, introduce pene meno pesanti, elimina la parte che prevede le intercettazioni e fornisce indicazioni più chiare.

L’esame del provvedimento inizia proprio oggi in Commissione Giustizia al Senato, dove sono previste una serie di audizioni per affrontare i diversi aspetti del decreto.

Pochi giorni dopo, il 3 novembre, Meloni parte per la sua prima missione all’estero, a Bruxelles, per incontrare i vertici delle istituzioni europee. La premier vede Ursula von der Leyen, Charles Michel, Roberta Metsola e Paolo Gentiloni. L’obiettivo, spiegherà la stessa Meloni, è “smontare una narrativa che è stata fatta sulla sottoscritta e molto spesso sul governo italiano: non siamo dei marziani, siamo delle persone in carne e ossa che spiegano le loro posizioni. Mi pare che dall’altra parte ci fossero delle persone che avevano voglia di ascoltare“, dice.

Sul fronte internazionale in realtà, il primo bilaterale informale da premier di Giorgia Meloni risale a qualche giorno prima, con il presidente francese Emmanuel Macron, a Roma per un evento sulla pace organizzato dalla comunità di Sant’Egidio proprio nelle ore dell’insediamento del nuovo governo. I due leader si incontrano in un hotel romano e consegnano ai giornalisti una serie di dichiarazioni improntate al pragmatismo, assicurando collaborazione leale tra due Paesi storicamente amici.

Ma le buone intenzioni si infrangono pochi giorni dopo sul muro della questione migranti, tema che innesca uno scontro aperto tra Roma e Parigi che non era così aspro dai tempi del governo giallo-verde.

A innescare la miccia è il caso Ocean Viking, la nave  della Ong Sos Méditerranée con 230 persone a bordo cui viene impedito lo sbarco in Italia. Inizia un braccio di ferro durissimo, fino alla decisione della Francia di far arrivare l’imbarcazione a Tolone.

I toni sono alti da entrambe le parti, e la reazione di Parigi è molto dura, sia nella forma (il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin parlerà di decisione “incomprensibile e disumana” del governo italiano) che nei contenuti: la Francia sospende infatti l’intesa sui ricollocamenti e rafforza i confini di Ventimiglia sospendendo dall’accoglienza 3.500 rifugiati provenienti dall’Italia.

Ancora oggi i rapporti con Parigi restano quantomeno freddi. Meloni e Macron si incrociano spesso al G20 di Bali ma praticamente senza rivolgersi la parola. “Il dialogo è in corso a livello di ministri”, dice oggi la premier che rivendica di avere imposto un tema a livello europeo, ovvero che l’Italia non può essere “l’unico porto di sbarco dei migranti in Europa”.

È proprio al G20 di Bali invece che Meloni tesse la sua tela diplomatica e avvia una serie di contatti e colloqui bilaterali con i leader delle principali potenze mondiali. A margine del vertice indonesiano la premier incontra il presidente Usa, Joe Biden, il presidente cinese Xi Jinping, il premier indiano Narendra Modi. E ancora il canadese Justin Trudeau e il giapponese Fumio Kishida.

In questo mese di attività di governo, l’esecutivo approva anche un nuovo ddl aiuti che proroga fino a fine anno i crediti di imposta per le imprese energivore e lo sconto benzina, conferma la rateizzazione delle bollette per le imprese, modifica il superbonus e apre alla ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi in mare a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia.

Un mese esatto dopo l’insediamento, il via libera alla manovra di bilancio da 35 miliardi, gran parte dei quali destinati a fronteggiare “la vera emergenza, quella energetica”.

“Sono molto soddisfatta del lavoro fatto – rivendica Meloni in conferenza stampa – perché abbiamo scritto una legge di bilancio che non si limita a un lavoro ragionieristico ma fa delle scelte politiche. La presentiamo in appena un mese, e’ una manovra che ricalca e racconta di una visione politica”.

Agi

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